Contessa (ance): “Bonus edilizi e 110%: la frode si verifica alla prima cessione del credito! il governo non ha risolto il problema, corregga e non danneggi le imprese sane”
Il legislatore rischia di vanificare gli effetti benefici che uno strumento come i Bonus Edilizi sta determinando all’economia del nostro paese. Angelo Contessa Presidente ANCE Brindisi non ci sta e in rappresentanza della sua categoria lancia un monito al Governo. Da uno studio elaborato dalla Camera dei Deputati, nel 2021 gli incentivi concessi attraverso i bonus edilizi avrebbero determinato una spesa di 51,2 miliardi di euro.
“L’obiettivo del Governo – dichiara Contessa – è quello di creare condizioni ideali per raggiungere la tracciabilità. Questo possiamo anche condividerlo , ma non si ottiene limitando ad un solo passaggio la cessione del credito! In questo modo, gli intermediari finanziari sarebbero costretti a limitare l’acquisto soltanto ai crediti necessari alle loro specifiche esigenze, scartando l’ipotesi di poter vendere, anche nel tempo, per intervenuta incapienza, ad altri utilizzatori finali quantità maggiori di credito acquisite sul mercato”
Secondo il Presidente dell’ANCE di Brindisi questo non servirebbe ad evitare le frodi, visto che la vera truffa può avvenire solo nella prima cessione del credito, quando gli istituti di credito accreditati la trasformano in denaro. Da quel momento in poi, il beneficiario ne farebbe il proprio sfuggendo a qualsiasi forma di controllo.
Lo strumento più efficace per evitare un utilizzo deviato dei bonus, come sostiene da tempo l’ANCE è quello della qualificazione delle imprese anche nei lavori privati oltre a potenziare i processi di “due diligence” e soprattutto i successivi controlli già dalla prima cessione del credito, mettendo un freno alle frodi e lasciando campo libero alle filiere sane.
Il tutto, andrebbe a vantaggio della crescita del Paese e della definitiva affermazione di strumenti come i bonus che devono essere protratti nel tempo perché contribuiscono ad una riqualificazione complessiva del patrimonio immobiliare nazionale che comporterebbero ritorni certi per le casse dello Stato e rimetterebbero in marcia settori dell’economia nazionale, consentendo la realizzazione di interventi di ristrutturazione anche agli incapienti fiscali ed ai contribuenti in regime forfettario.
Le cessioni successive alla prima sarebbe giusto fossero limitate solo ad istituti di credito e ad altri intermediari finanziari ed assicurazioni, sottoposti a rigidi processi di vigilanza. Sarebbe opportuno che il Governo tornasse sui suoi passi, ridando spazio alle legittime aspettative di chi fa parte delle filiere sane e dei fruitori finali, cioè i cittadini onesti che hanno deciso di utilizzare lo strumento dei bonus edilizi.
“Paralizzare oggi questo processo – conclude Contessa – di utilizzo dei bonus significherebbe mettere in discussione le finalità di questo strumento (grazie agli incentivi in campo edilizio, dal 1998 al 2021 sono stati investiti ben 401 miliardi di euro), che – è bene ricordarlo – vanno nella direzione di una riqualificazione e di un efficientamento ambientale degli edifici e si coniugano con una forte ripresa del comparto edilizio con, finalmente, la fuoriuscita dal nero e la possibilità per le imprese di poter programmare ed offrire “lavoro buono e sicuro” ed a tempo indeterminato. C’è ancora tempo per fare marcia indietro, nell’interesse dell’Italia che vogliamo più bella e sicura”.