Tangenti all’ASL di Bari: quando la Sanità diventa il bancomat dei soliti noti
Se la sanità è il cuore pulsante di una società, il caso delle tangenti all’ASL di Bari è il referto di un sistema che non solo ha perso il battito, ma si è autoinfettato con un morbo ben noto: la corruzione.
I dettagli che emergono dalle intercettazioni e dalle indagini dipingono uno scenario surreale, dove i protagonisti – funzionari pubblici e imprenditori – si scambiano favori e mazzette con la nonchalance di chi si sente intoccabile.
Ma la questione va ben oltre gli atti criminali di pochi: mette in discussione un’intera filiera di responsabilità, politiche incluse.
Le intercettazioni, ormai pubbliche, mostrano un cinismo disarmante.
“Come li giustifichiamo questi 120 mila euro?” chiede un imprenditore a un dirigente dell’ASL.
La risposta, quasi didattica, è un manifesto di arroganza: “Mettili come affitto in nero, tanto nessuno controlla.”
È qui che la vicenda supera la linea del grottesco: non si tratta più di un furto istituzionale, ma di una vera e propria presa in giro nei confronti dei cittadini, che affidano a queste strutture la propria salute e le proprie vite.
Il nodo delle responsabilità politiche
È legittimo chiedersi: com’è possibile che un sistema di corruzione così strutturato passi inosservato?
La risposta non può limitarsi alla colpevolezza dei singoli.
Le istituzioni, a tutti i livelli, hanno l’obbligo di vigilare e garantire trasparenza.
Eppure, sembra che i meccanismi di controllo siano stati lasciati al caso, forse perché il silenzio torna sempre utile, soprattutto quando conviene a tutti.
Il problema, però, non è solo giuridico. È culturale.
Se dirigenti pubblici sentono di poter trattare gli appalti come una lotteria privata, è perché si sono create zone d’ombra dove la corruzione diventa accettabile, perfino banale.
E la politica? È complice, se non direttamente, attraverso l’inerzia e la mancanza di un monitoraggio serio.
Chi sceglie i dirigenti? Chi verifica gli appalti? Chi permette che tutto questo avvenga? Domande scomode, che meritano risposte precise.
Il prezzo della corruzione
Ogni euro sottratto con queste pratiche è un euro in meno per chi aspetta una visita specialistica, per chi affronta mesi di liste d’attesa, per chi spera in una sanità migliore.
E ogni omaggio accettato – che sia una borsa di lusso o una ristrutturazione gratuita – è una pugnalata alla fiducia dei cittadini nei confronti di un sistema che dovrebbe tutelarli, non tradirli.
L’impatto di questa vicenda non si limita ai diretti coinvolti
Ogni scandalo alimenta un senso di sfiducia che mina le fondamenta della Sanità Pubblica. Il messaggio che passa è devastante: non importa quanto tu sia onesto o quanto bisogno tu abbia, c’è sempre qualcuno pronto a fare cassa sulla tua pelle.
La giustizia è sufficiente?
Sarà compito della Magistratura fare luce su questo scandalo e punire i responsabili.
Ma la giustizia penale, da sola, non basta. È necessario un cambiamento radicale, che parta dalle basi: dalla formazione di una classe dirigente etica, dalla trasparenza assoluta negli appalti, dalla tutela di chi denuncia.
La corruzione non è una malattia incurabile, ma serve il coraggio di trattarla come tale.
Ci vogliono controlli seri, sanzioni esemplari e, soprattutto, una volontà politica che non si limiti alle dichiarazioni di rito. Perché se i cittadini perdono fiducia nella sanità pubblica, il vero malato sarà l’intero sistema democratico.
In questo scandalo, tra valigette di contanti e risate sarcastiche, è emerso un quadro chiaro: non è il sistema sanitario che non funziona, ma chi lo gestisce.
La corruzione si comporta come un virus: invisibile all’inizio, si insinua nel sistema e si moltiplica dove trova terreno fertile, sfruttando debolezze come la mancanza di controlli e l’indifferenza.
Si replica rapidamente, infettando strutture, processi e persone, fino a compromettere l’intero organismo. Per combatterla non bastano le parole: servono azioni concrete, controlli rigorosi e un’etica che permei ogni livello del sistema.
Perché, se non si interviene in tempo, il rischio è che il contagio diventi irreversibile, condannando non solo la sanità, ma la fiducia stessa nelle istituzioni.
E finché non si alzeranno gli anticorpi contro questa malattia, il rischio è che il paziente – la sanità pubblica – non sopravviverà