Taranto – In macelleria per chiedere soldi “a strozzo” , in 15 rischiano la galera | FOTO e NOMI
Un giro di usura presso una macelleria, al banco sarebbe bastato chiedere “agnelli” o “carne” per ottenere un prestito, a strozzo però. Il pubblico ministero Giovanna Cannarile ha chiesto il rinvio a giudizio per le 15 persone coinvolte nell’operazione antiusura, messa a segno nel settembre scorso dai carabinieri della compagnia di Castellaneta, e denominata «Il signore degli agnelli».
Secondo l’accusa, il business dell’usura veniva gestito in una macelleria di Palagiano. Quelle parole chiave, però, avrebbero aperto la porta della disperazione a diversi imprenditori e commercianti in crisi di liquidità del versante occidentale della provincia, nel triangolo compreso tra Palagiano, Palagianello e Castellaneta. Perché con quella richiesta si entrava nel tunnel senza uscita dell’usura. Un inferno orchestrato da una rete di cravattari che avrebbe imposto tassi che sfondavano il tetto del 120% su base annua. Interessi stellari che avrebbero spinto sul lastrico le vittime, giunte sul punto di consegnare agli strozzini le loro attività.
Ad accendere i riflettori sull’organizzazione la denuncia presentata otto anni fa da una delle vittime. Un allevatore che si era stancato di vivere sotto il tacco dei cravattari. Quel primo varco nel muro dell’omertà aveva spalancato uno scenario sconcertante. Sino a giungere al blitz, battezzato il “signore degli agnelli”.
Nella retata erano rimaste coinvolte 14 persone, dodici delle quali rispondono attualmente di associazione per delinquere finalizzata all’usura ed al riciclaggio; una di tentata estorsione in concorso e l’ultima di concorso in usura.
I dettagli dell’operazione del 22 settembre del 2016
Il 56enne RIZZI Fernando, alias “Fernand u Rizz”, imprenditore edile di Palagiano, pluripregiudicato anche per associazione mafiosa nell’ambito dell’organizzazione palagianese denominata “I compari di Palagiano”, occupava un ruolo apicale e di coordinatore dell’intera attività criminale. Sotto la sua guida, e col suo benestare, operava in qualità di luogotenente e finanziatore il 61enne palagianese pregiudicato per reati contro il patrimonio e la persona RUFFINO Nunzio, alias “Capu Torta”, idraulico di professione.
Il suo referente diretto, al quale affidava il denaro, era il macellaio palagianese 46enne CARONE Vincenzo, con precedenti per usura detto “Cià Cià”, già arrestato nell’ambito dell’operazione denominata “Vecchia Lira 2”, del febbraio 2016 della Compagnia Carabinieri di Massafra, ricopriva un ruolo di “tramite” tra i finanziatori e le vittime, imprenditori in difficoltà prevalentemente di Palagiano, ai quali, con la collaborazione della consorte FORINO Ersilia, consegnava il danaro prestato, riscuotendo poi gli interessi illeciti. La macelleria è risultata essere il luogo di abituale richiesta e consegne del denaro, nel quale le vittime di usura, fingendosi clienti, si rivolgevano a CARONE ed alla sua consorte, usando termini convenzionali quali “agnello” o “carne” per indicare la necessità di ricevere rispettivamente denaro contante o assegni .
Le investigazioni consentivano di mettere in evidenza, altresì, l’esistenza di un braccio armato a disposizione del sodalizio composto da MANCINI Gennaro 53enne di Palagiano con precedenti per detenzione e porto illegale di armi e munizioni, operaio metalmeccanico, MANCINI Francesco, fruttivendolo palagianese di 41 anni, e FRONZA Pasquale, 39enne di Palagiano, operaio, questi ultimi due in atto detenuti in quanto condannati dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto all’ergastolo per il duplice omicidio di Domenico ATTORRE e Domenico PETRUZZELLI occorso in agro di Mottola nel 2011, che intimorivano le vittime con danneggiamenti e richieste estorsive al fine di costringerle a restituire le somme pattuite.
Altro soggetto compartecipe dell’associazione era ALTAMURA Antonio, detto “il Tedesco”, 60enne palagianese incensurato, già residente in Germania dove operava nel commercio di auto, che in alcune occasioni finanziava il RUFFINO prestandogli il denaro necessario a soddisfare le richieste di alcuni clienti, in un episodio avvalendosi del cugino ALTAMURA Fernando (cui viene cointestato esclusivamente il reato di usura in concorso), agricoltore palagianese di 64 anni, che si rendeva responsabile del prestito di denaro ad un commerciante del luogo, richiedendone poi la restituzione con interessi usurari. Gli operanti individuavano poi GIANNULLI Massimo, palagianellese 57enne titolare di ditta per movimento terra, con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, e CARANGELO Gabriele benzinaio palagianese, 39enne incensurato, che benché essi stessi vittime di usura da parte del gruppo criminale, procacciavano nuovi clienti per avere “sconti” sui tassi ed i germani palagianesi DI PIERRO Rocco, incensurato di 32 anni, e Aniello Giuseppe (detto Danilo) 35enne, entrambi commercianti, che si prestavano consapevolmente a negoziare assegni e cambiali provento dell’usura. Nell’attività emergeva poi il 42enne LADISA Giuseppe, operaio con precedenti per reati contro la persona ed il patrimonio, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, cui non viene contestato il reato associativo ma solo un tentativo di estorsione in concorso, in quanto presentatosi ad un usurato pretendeva la restituzione della somma di denaro precedentemente prestata e lo minacciava, in caso contrario, di possibili danni alla sua azienda.
Lo stesso RUFFINO poi non si limitava a finanziare l’attività usuraria del CARONE, ma si adoperava egli stesso per concedere prestiti a commercianti bisognosi. Indicativa in tal senso appare la denuncia sporta da un rivenditore di autovetture che dichiarava ai Carabinieri di essere vittima di RUFFINO sin dall’anno 1992 riferendo che, a fronte della somma complessiva di 250.000 euro ricevuta in prestito, era stato costretto a restituire 380.000 euro in cambiali ed assegni, senza estinguere il credito. Lo stesso imprenditore vittima di altro usuraio minacciato dal LADISA denunciava, qualche tempo dopo, il danneggiamento di un capannone di sua proprietà avvenuto a seguito di incendio rimasto però ad opera di ignoti.
L’attività tecnica posta in essere dai militari permetteva di evidenziare l’efferatezza e la mancanza di scrupoli degli usurai, desiderosi di recuperare le somme prestate, maggiorate dei relativi interessi, sprezzanti della condizione di difficoltà delle vittime le cui aziende divenivano luoghi da depredare per soddisfare i “crediti” non adempiuti sin quando, con il trascorrere del tempo, passavano nella completa disponibilità degli usurai che, comportandosi da proprietari di fatto vi si recavano per appropriarsi di beni e materiali anche attraverso prestanome. In una delle conversazioni intercettate, si apprendeva che il CARONE aveva costretto una vittima a redigere un atto di ipoteca in suo favore che la impegnava a restituire tutta la somma ricevuta in prestito nell’arco di 4 anni, ovvero a cedere, in caso contrario, la proprietà di tutti i terreni con annessa abitazione ubicati in agro di Castellaneta.
Venivano accertati anche episodi in cui le vittime e finanche gli associati avevano subito percosse. Significativa in tal senso l’aggressione patita da GIANNULLI Massimo, malmenato da FRONZA Pasquale e MANCINI Gennaro su ordine di CARONE, per costringerlo a restituire il denaro oggetto di debito con lo stesso CARONE.
Nel corso delle indagini, emergevano vari episodi, puntualmente contestati a CARONE Vincenzo, RIZZI Ferdinando e MANCINI Francesco, che li vedevano responsabili di porto e detenzione in luogo pubblico di armi comuni da sparo.
I Carabinieri, nel corso delle indagini hanno rinvenuto e sequestrato complessivamente assegni ed effetti cambiari per un importo complessivo di circa 500mila euro, mentre durante le perquisizioni odierne hanno sequestrato presso l’abitazione del CARONE Vincenzo, la somma di circa 10mila euro tra contanti ed assegni.
Con il provvedimento notificato in data odierna, il GIP ha contestato il reato di associazione per delinquere disponendo la custodia cautelare in carcere a carico di RUFFINO Nunzio, RIZZI Ferdinando, FRONZA Pasquale, MANCINI Francesco e MANCINI Gennaro, la misura degli arresti domiciliari a carico di GIANNULLI Massimo, DI PIERRO Aniello Giuseppe e la misura dell’obbligo di dimora a carico di CARONE Vincenzo, FORINO Ersilia, ALTAMURA Antonio, DI PIERRO Rocco e CARANGELO Gabriele. Mentre non veniva contestato il reato associativo per LADISA Giuseppe, sottoposto agli arresti domiciliari per tentata estorsione in concorso, e ALTAMURA Fernando sottoposto all’obbligo di dimora per il reato di usura in concorso.
I destinatari delle misure sono stati associati presso la Casa Circondariale di Taranto, Lecce e Potenza, ovvero sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.
Il nome dell’operazione deriva dal termine convenzionale utilizzato dalle vittime allorquando si recavano presso la macelleria del CARONE e chiedevano la consegna di 1 o 2 “agnelli” intendendo, in realtà, mille o 2mila euro in contanti. Da qui il “Signore degli Agnelli”.
ELENCO SOGGETTI ARRESTATI
RIZZI FERNANDO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 02.09.1960
RUFFINO NUNZIO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 13.11.1954, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE, USURA, INCENDIO E DETENZIONE ILLEGALE DI ARMA
FRONZA PASQUALE, NATO A CASTELLANETA (TA), IL 14.03.1977, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE ED ESTORSIONE IN CONCORSO
MANCINI FRANCESCO, NATO A MOTTOLA (TA), IL 27.07.1975, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE E PORTO E DETENZIONE DI ARMI IN LUOGO PUBBLICO
MANCINI GENNARO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 12.05.1963, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE ED ESTORSIONE IN CONCORSO.
SOTTOPOSTI ARRESTI DOMICILIARI:
GIANNULLI MASSIMO, NATO AD ALTAMURA (BA), IL 16.01.1959, CENSURATO, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE E FAVOREGGIAMENTO PERSONALE
DI PIERRO ANIELLO GIUSEPPE, NATO A CASTELLANETA (TA), IL 23.05.1981, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE E RICICLAGGIO IN CONCORSO
LADISA GIUSEPPE, NATO A BARI, IL 17.04.1974, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI TENTATA ESTORSIONE IN CONCORSO
SOTTOPOSTI ALL’OBBLIGO DI DIMORA:
CARONE VINCENZO, NATO A POLIGNANO A MARE (BA), IL 18.10.1970, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE, USURA IN CONCORSO, TENTATA ESTORSIONE IN CONCORSO, PORTO E DETENZIONE DI ARMI IN LUOGO PUBBLICO
FORINO ERSILIA, NATA A GIOIA DEL COLLE (BA), IL 24.04.1973, INCENSURATA, ALLA QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE ED USURA IN CONCORSO
ALTAMURA ANTONIO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 27.06.1956, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE, USURA CONTINUATA IN CONCORSO
DI PIERRO ROCCO, NATO A MOTTOLA (TA), IL 13.09.1984, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE E RICICLAGGIO IN CONCORSO
CARANGELO GABRIELE, NATO A TARANTO, IL 09.07.1977, INCENSURATO, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE E RICICLAGGIO
ALTAMURA FERNANDO, NATO A PALAGIANO (TA), IL 14.06.1952, AL QUALE IL GIP CONTESTA IL REATO DI USURA IN CONCORSO