Ricordati i martiri pugliesi delle Ardeatine
“L’ordine è già stato eseguito”. Quando il comunicato dell’Agenzia Stefani apparve sui quotidiani romani, il 25 marzo 1944, i 335 martiri erano già stati uccisi con un colpo di pistola alla nuca e sepolti nella cava di pozzolana minata dai genieri tedeschi, sulla via Ardeatina. Tra le vittime, 15 pugliesi: il presidente del Consiglio regionale Pietro Pepe ha scandito i nomi, nel corso della cerimonia in Aula, a Bari – alla vigilia del 65° anniversario della Liberazione – dedicata alla strage delle Fosse Ardeatine. I terlizzesi Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, Umberto e Bruno Bucci di Lucera, padre e figlio, i fratelli Federico e Mario Carola di Lecce, Antonio Ayroldi di Ostuni, Manfredi Azzarita di origine molfettese, Teodato Albanese di Cerignola, Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli di Andria, Gaetano La Vecchia di Barletta, Nicola Ugo Stame di Foggia, Antonio Pisino di Maglie, Ferruccio Caputo di Alessano. Con loro, anche il maggiore dei Carabinieri Ugo De Carolis, di famiglia pugliese, al quale sono intitolate la caserma dell’Arma di Taranto e la Scuola ufficiali di Roma. Militari, operai, artigiani, un sacerdote, un tenore, uno studente, tutti emigrati, per ragioni diverse. Le Fosse uniscono tutte le categorie e raccontano anche una storia di emigrazione pugliese. “Nella memoria ci sono le radici di un popolo”, ha detto il presidente Pepe: “abbiamo il dovere civile e morale non solo di ricordare ma anche di far conoscere, per evitare ch fatto così atroci si ripetano”.