Taranto – Arcelor lascia, dura la reazione dei sindacati
TARANTO – Nel pomeriggio di ieri, 4 novembre, si è svolto un vertice d’urgenza a Palazzo Chigi alla presenza del premier Giuseppe Conte e dei ministri Patuanelli, Provenzano, Speranza, Catalfo, Costa e i rappresentati del Ministero dell’Economia, dopo che ArcelorMittal aveva ufficializzato l’intenzione di voler recedere dal contratto di gestione di Ilva.
Al termine del vertice, il ministro per lo Sviluppo Economico Patuanelli ha rilasciato un commento alla stampa, rendendo nota la posizione del governo sulla questione Mittal: “il governo non consentirà la chiusura dell’Ilva. Non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto. Convocheremo immediatamente Mittal”.
Mercoledì si terrà l’incontro, previsto inizialmente per la giornata di oggi, tra i vertici aziendali del gruppo franco-indiano e il Governo, forti le reazioni delle sigle sindacali: USB ha commentato la decisione improvvisa di Arcelor-Mittal definendola “Senza vergogna. Come avevamo previsto la venuta della Morselli serviva esclusivamente a operare decisioni pesantissime per i lavoratori ex Ilva e per il territorio tarantino. Le motivazioni addotte, dalla cancellazione dell’immunità penale sino alla presunta impossibilità di adeguare agli standard di sicurezza Afo 2 imposti, giustamente, dalla magistratura sino a evocare diversi ostacoli di natura giuridica al concreto sviluppo del piano industriale parte integrante dell’accordo in sede ministeriale appaiono del tutto strumentali e pretestuose. La multinazionale – prosegue il coordinatore provinciale Rizzo – non ha mai realmente voluto dare seguito al piano industriale ed ha costantemente operato per giungere oggi a utilizzare in maniera pretestuosa i cosiddetti ostacoli che altro non sono che il minimo sindacale in termini di sicurezza degli impianti. Solo uno sprovveduto può seriamente pensare che la multinazionale non conoscesse la complessità dell’acquisizione di ilva. Ora si tratta di riprendere Ilva in mano pubblica allo scopo di definire quel piano straordinario di chiusura delle fonti inquinanti difesa del reddito, bonifiche e riconversioni.”
Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano si è espresso con termini molto duri ai microfoni dei giornalisti: “La fabbrica è totalmente illegale come dimostra lo stesso management di Arcelor Mittal che senza una immunità penale speciale, che esisteva in Europa solo per loro e che non è consentita a nessun’altra azienda, intima con arroganza allo Stato italiano di riprendersi la fabbrica entro 30 giorni.
Il futuro degli operai è il nodo centrale, secondo UGL Metalmeccanici che in una nota scrive: “E’ sempre indispensabile la convocazione presso il ministero dello Sviluppo Economico e la presenza del ministro Patuanelli – prosegue Antonio Spera – affinché mai come d’ora si avvii un confronto e mettere in campo un atto di responsabilità nei confronti del polo siderurgico più grande d’Europa. La nostra o.s. Ugl ha come obiettivo quello di garantire il rispetto degli investimenti per l’ambientalizzazione del sito di Taranto e tutti i livelli occupazionali, come previsto dall’accordo del 2018 ossia che la ArcelorMittal acquisiva (o meglio, affittava) tutte le attività di Ilva Spa: vale a dire, oltre all’acciaieria tarantina, anche gli insediamenti di Novi Ligure e Cornigliano. ArcelorMittal non ha voluto aspettare, – conclude il sindacalista Spera – e i motivi del recesso sembrerebbero legati all’eliminazione della ‘protezione legale’ dal 3 novembre necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando la comunicazione di recesso. Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e lo sconcerto per l’annuncio da parte di Arcelor Mittal del disimpegno sull’azienda. Non si perda tempo: il territorio e i migliaia di lavoratori Italiani hanno bisogno di risposte e certezze sul loro futuro”. rivendichiamo rispetto e diritti, a tutela dei lavoratori che rappresentiamo”.