Taranto, operazione “Città Nostra” – Sono 50 gli indagati per associazione mafiosa. Decapitati i clan Di Pierro, Diodato, Pascali | FOTO e VIDEO
Le indagini furono avviate dalla Polizia nel 2015 quando il boss Cosimo Di Pierro ( 61 anni), ritenuto un elemento di spicco del sodalizio criminale con a capo Gianfranco Modeo, ottene gli arresti domiciliari.
Il 25 giungo del 2016 gli agenti della Questura di Taranto, coadiuvati da personale delle Questure di Bari, Brindisi Lecce, Foggia, Potenza, Campobasso, della Sezione della Polizia Stradale di Taranto e del Reparto Prevenzione Crimine e Reparto Volo di Bari, diedero esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – presso il Tribunale di Lecce a carico di 33 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione aggravata dal metodo mafioso, rapina aggravata, detenzione illecita di armi clandestine, danneggiamento aggravato dal metodo mafioso e altro.
I pubblici ministeri Alessio Coccioli, della Dda di Lecce, e Lanfranco Marazia, della Procura di Taranto, hanno firmato l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 50 persone, 37 delle quali furono sottoposte a misura cautelare il 21 giugno scorso.
Un sodalizio criminale, profondamente radicato nel territorio del capoluogo jonico, organizzato in modo verticistico, incentrato sulla figura di Cosimo Di Pierro, che poteva contare su numerosi giovani “fedelissimi” che ne rappresentavano il braccio armato. Per rafforzare il legame tra i sodali, come emerso dalle attività tecniche, erano previste anche cerimonie di iniziazione e di affiliazione, sulla falsariga dei rituali di matrice ‘ndranghetista, da cui ne mutuavano anche il gergo.
Il sodalizio criminale facente capo al Di Pierro, inoltre, interagiva con altre consorterie criminali locali. In particolare, le attività di captazione hanno permesso di individuare, continue interazioni tra l’organizzazione del Di Pierro e altri due gruppi delinquenziali, entrambi ugualmente strutturati in maniera verticistica: il primo facente capo a Diodato Gaetano e a Di Pierro Angelo (figlio di Di Pierro Cosimo) – prevalentemente dedito al commercio di stupefacenti – e il secondo a Pascali Nicola detto Nico, più orientato verso le attività estorsive e l’acquisizione illecita di attività imprenditoriali.