Centrale ENEL di Cerano: presidio dei lavoratori a oltranza

Quella che si va concludendo è stata la settimana in cui i lavoratori della centrale Enel “Federico II” e del suo indotto hanno messo in atto una forma di protesta pacifica ma prolungata, con un presidio che di fatto si presenta senza soluzione di continuità a partire dallo scorso lunedì e che coinvolge tutte le maestranze dell’area industriale.
Al centro della protesta le problematiche più volte affrontate anche su questa testata nei mesi recenti. Esse ruotano tutte attorno alle prospettive lavorative, assai traballanti, che si prospettano per molte centinaia di lavoratori del sito industriale e, naturalmente, per le rispettive famiglie.
Domande tante, moltissime, una sola certezza: la dismissione della centrale entro la fine del 2025. Essa tuttavia presenta già, da tempo, ad eccezione di un breve periodo coincidente con gli inizi della guerra fra Russia e Ucraina, quando tornò a pieno regime per volontà del governo Draghi al fine di sopperire all’aumento dei costi dell’approvvigionamento energetico sul mercato internazionale, carichi di lavori ridotti e intermittenti, che hanno significato un’inevitabile riduzione dell’orario lavorativo, e quindi degli stipendi, per il personale, quando non il totale azzeramento delle ore lavorative.
Nel corso di un incontro tenutosi in settimana presso la sede provinciale di Confindustria, Enel ha fatto presente come la dismissione dell’impianto e la sua messa in sicurezza necessiteranno di lavoro per circa due anni, ma tale garanzia è essa stessa a tempo determinato. I sindacati chiedono da tempo all’azienda l’impegno verso un progetto industriale di riutilizzo dell’area, che integri quantomeno altre proposte presenti sul tavolo organizzato dallo stesso ministero dello Sviluppo Economico, le 13 proposte presentate in settembre, fra le quali quella di rendere Cerano un sito di assemblaggio dei pannelli solari da inserire sulla rete ferroviaria nazionale, per un progetto nato dalla sinergia fra Ferrovie dello Stato e la stessa Enel.
In attesa di risposte concrete su questa benedetta decarbonizzazione, il presidio resterà quindi attivo.