La nota della Confederazione Italiana Agricoltori Puglia sulla morte di Satnam Singh
In un Paese in cui non passa giorno in cui non vi siano morti sul lavoro, in cui questo triste bollettino non venga aggiornato, ha destato profondo sdegno quanto accaduto a Satnam Singh, un lavoratore indiano da pochi anni in Italia assieme alla giovane moglie, con la quale condivideva il lavoro nei campi in un’impresa agraria dell’agro pontino.
Una storia come tantissime, quanti immigrati affollano infatti le campagne del foggiano o del Salento, lavorando duramente, sotto tutte le condizioni atmosferiche, vivendo in alloggi di fortuna o in autentiche baraccopoli, come quella esistente vicino Foggia, a Borgo Mezzanone?
Satnam è rimasto incastrato, subendo l’amputazione di un braccio e la frattura di entrambe le gambe, in una macchina avvolgiplastica che il suo datore di lavoro, il 38enne Antonello Lovato, ora indagato per omicidio colposo, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro ed omissione di soccorso, afferma di avergli detto di non azionare.
Tuttavia, a quanto dicono gli altri operai presenti al momento dell’incidente, a partire dalla moglie Alisha, lo stesso Lovato avrebbe impedito loro di chiamare i soccorsi, sequestrando i telefoni cellulari, limitandosi a riaccompagnare a casa lo sventurato, abbandonandolo poi lì con il braccio deposto in una cassetta per la frutta. Troppo il tempo passato prima che un mezzo dell’elisoccorso potesse prelevare Satnam e trasportarlo al San Camillo di Roma, troppo ingente si è rivelata la perdita di sangue.
La vittima lavorava a giornata, per pochi euro all’ora, e non aveva un contratto di lavoro, il datore di lavoro ha immediatamente compreso, al di là del fatto che egli possa davvero aver proibito precedentemente a Satnam di adoperare quel macchinario, a quali guai con la giustizia stava andando incontro con quell’incidente ai danni di un operaio non contrattualizzato.
Sulla vicenda è intervenuto Gennaro Sicolo, presidente regionale di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani.
“Quanto è accaduto a Satnam Singh, il bracciante morto dopo essere stato abbandonato agonizzante in seguito a un incidente sul lavoro, non è degno di un Paese come l’Italia. Chi aveva la responsabilità di rispettare, tutelare e garantire la sicurezza di quel bracciante come essere umano e come lavoratore, e non lo ha fatto, non è degno di essere considerato un imprenditore agricolo. Agli organi competenti il compito di accertare fino in fondo le responsabilità penali di chi poteva intervenire e non lo ha fatto, ma non possiamo sottrarci dal dovere di condannare moralmente e come organizzazione che tutela i veri imprenditori agricoli, il comportamento inumano che probabilmente ha avuto un ruolo determinante nella tragedia. Ai familiari, gli amici, le colleghe e i colleghi di lavoro di Satnam Singh vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà e il nostro cordoglio”.