Regionali Taranto/ Sette spose per sette fratelli
Alla fine saranno sette gli eletti al Consiglio regionale della Puglia nel Tarantino ma il numero dei candidati sarebbero tanti di più, a giudicare da quanto si legge sulla rete. Tutto ruota soprattutto attorno ai due reali aspiranti alla presidenza che, al momento, sembrano essere Michele Emiliano e Raffaele Fitto, ovvero centrosinistra contro centrodestra. Il Governatore uscente, per racimolare consensi, sembra aver optato per la strategia sacrificale, ovvero quella di presentare tante liste. Le soglie sia in coalizione, sia da soli, appaiono piuttosto proibitive. Emiliano ha lavorato, in tutti i cinque anni di governo, per prepararsi ad una sua riconferma per il mandato successivo, cosa che è riuscita ai suoi predecessori tranne che a Fitto, il suo antagonista, che governò dal 2000 al 2005. Uno è di Bari, l’altro è di Lecce ed entrambi partono da un risultato di perfetta parità di mandati: 1 a 1. Questa volta, il vero avversario di Emiliano sembra essere proprio il centrosinistra o parte di esso. C’è chi è convinto che qualcosa possa cambiare fino al 22 di agosto, ultimo giorno utile per la presentazione delle liste. Il diktat del presidente del Consiglio dei Ministri Conte, consapevole che dal risultato elettorale pugliese può dipendere il suo Governo già in fibrillazione, è che i partiti facenti parte dell’esecutivo nazionale si presentino uniti ovunque si voti il 20 e 21 settembre. In Puglia, l’intero centrosinistra si ricompatterebbe solo se il Governatore uscente decidesse di ritirare la sua candidatura, lasciandola libera per Decaro. Per questo, gli sarebbe stato offerto il Ministero di Boccia (Affari regionali) mentre lui vorrebbe quello di Bonafede (Giustizia). La partita è in corso, anche se i segnali che si vogliono dare dicono il contrario. A spingere verso una soluzione di questo tipo potrebbero essere i sondaggi che darebbero in vantaggio al momento l’ex governatore Fitto il quale sta anche recuperando tutti quei fuoriusciti del centrodestra che in maniera certosina Emiliano aveva aggregato negli ultimi anni e non solo quelli. L’europarlamentare, dal canto suo, starebbe utilizzando la stessa strategia del suo concorrente, cercando di portare pezzi da novanta del centrosinistra dalla sua parte.
Uno di questi potrebbe essere Piero Bitetti, ex candidato sindaco di Taranto e in predicato di essere candidato di Italia in Comune; l’altro addirittura Donato Pentassuglia, oramai in guerra dichiarata con Emiliano. Entrambi potrebbero portargli un bottino di 15.000 voti, togliendoli ad Emiliano. Bitetti sarebbe consapevole della difficoltà di essere eletto nel partito di Pizzarotti a causa delle soglie stabilite, mentre per Pentassuglia il discorso è diverso. Il Governatore uscente avrebbe dato ordini di scuderia di sostenere, invece di Pentassuglia, nel territorio nel quale l’ex assessore alla Sanità prende più voti, Gianfranco Lopane, sindaco di Laterza, e l’urologo Lorenzo Larocca di Martina Franca.
Da fonti non confermate, nella lista per Fitto presidente ci sarebbero altri pezzi da novanta come l’ex magistrato Tommasino, l’ex consigliere regionale Antonio Scalera e Maria Santoro, figlia dell’ex consigliere provinciale Michele.
Laricchia del Movimento Cinque Stelle, orfana di Mario Conca, starebbe trovando forti difficoltà a fare una lista competitiva, in quanto ritenuto colpevole del disastro siderurgico di Taranto.
In Fratelli d’Italia il più attivo sembra essere Renato Perrini che, pur all’opposizione, da cinque anni ha lavorato attivamente nel territorio tarantino, soprattutto nel settore sanitario. Il consigliere regionale uscente nato a Martina Franca, ma vissuto a Crispiano, fa della sua coerenza politica nel partito della Meloni il suo punto di forza, oltre ad essere il riferimento di Fitto e non soltanto nella provincia di Taranto. Dopo Perrini, il solito Pilloli di Massafra, eterno candidato mai eletto che questa volta si è affidato addirittura a un discutibile coordinatore di Martina Franca, con le valige pronte per smobilitare e pronto a dedicarsi a una nuova lista civica, non potendo contare nemmeno sul voto della moglie. Interessante la candidatura del grottagliese Rigo che potrebbe rappresentare la sorpresa. Nella Lega si contenderebbero il primato l’avvocato Giacomo Conserva e il pediatra di Pulsano Gigi Laterza; negli ultimi giorni però si fa sempre più consistente, a sorpresa, la voce di una possibile candidatura dell’ex parlamentare Gianfranco Chiarelli, oramai in rotta con il coordinatore regionale del suo partito. Forza Italia, che i sondaggi proiettano al 7%, nella provincia di Taranto, vede il ritorno di due cavalli di razza come Michele Marraffa e Umberto Ingrosso che si affiancano alla consigliera regionale uscente Francesca Franzoso. Certa comunque la candidatura, nel partito di Berlusconi, di un candidato martinese.
Del centrosinistra tarantino abbiamo già parlato, sono da aggiungere tra i favoriti Walter Musillo, Lucio Lonoce ed il consigliere regionale uscente Michele Mazzarano. Discorso a parte per Cosimo Borraccino che ha ben lavorato negli ultimi sette anni ma che con il suo movimento deve superare anch’egli la soglia del 4%. Solo per togliere qualche voto a Fitto la candidatura di Pier Franco Bruni con Fiamma Tricolore, sostenuto da Adriana Poli Bortone, nemica giurata del politico di Maglie. Sette spose per sette fratelli il titolo di un film di successo, ben si addice alla prossima campagna elettorale. Sono in tanti ad aspirare a quei sette posti, non molti per la verità quelli sicuri della propria elezione, rispetto a quelli in cerca d’autore. Poi ci sono coloro ai quali basterà partecipare. Mai come quest’anno, sulle spiagge, si parlerà anche di politica. I motori si stanno riscaldando: manca poco più di un mese alla presentazione delle liste per una competizione che avrà molti significati in ambito nazionale. Cinquanta i seggi da assegnare, 27 suddivisi in base al listino unico regionale e i restanti 23 ripartiti a livello circoscrizionale. Con lo scopo di garantire la governabilità al candidato vincitore, viene attribuito anche un premio di maggioranza pari a 29 seggi nel caso si ottenga almeno il 40%, 28 seggi tra il 35% e il 40% e infine 27 seggi sotto il 35%. Sotto a chi tocca.