Giovanni Cassano, via da Martina per averla troppo amata.Intervista a ‘cuore aperto’ con l’imprenditore più importante che domenica tiferà Martina

Giovanni Cassano (nella foto lo scomparso Lino Cassano)
Giovanni Cassano, cinquanta quatto anni, è sicuramente l’imprenditore più facoltoso di Martina Franca, uno dei maggiori in Italia. Iniziò la sua fortuna dal nulla, lavorando come commerciante ambulante. Successivamente, con i fratelli Lino ed Angelo, diede vita ad un centro casalinghi, importando direttamente dalla Cina e, successivamente, alla General Trade una azienda all’ingrosso che, oltre ad importare dal continente asiatico, ha prodotto direttamente articoli per la casa e giocattoli, vendendoli non solo in Italia, ma in tutta l’Europa. Negli anni, i fratelli Cassano hanno diversificato le loro attività. Oltre a creare in Italia una catena di negozi denominata Happy Casa, molti dei quali in centri commerciali, hanno dato vita alla Golden Hill, un’altra azienda importatrice di articoli prevalentemente estivi, e ad una azienda edile che ha costruito civili abitazioni non solo a Martina Franca ma anche in altre parti d’Italia. Un audace spirito imprenditoriale come quando rilevarono la compagnia aerea Gandal, rivelatosi successivamente un pessimo affare. Cassano è anche stata una famiglia fortemente legata alle sorti del calcio locale. Accogliendo l’invito di Gianfranco Chiarelli, non solo avvocato del gruppo, ma anche amico di vecchia data, fece parte in maniera determinante di quel fenomeno sportivo chiamato A. C. Martina che un Decreto Legge del Governo in favore della Fiorentina di Della Valle, gli impedì di approdare nella serie cadetta che meritò sul campo. Tra gli eventi più importanti da conservare nella bacheca dei ricordi c’è la partita di Coppa Italia contro la Juventus, giocata purtroppo con la formazione giovanile quando si era purtroppo all’epilogo di quel giocattolo che inorgogliva la tifoseria martinese. Negli ultimi due anni di quella esperienza calcistica, Giovanni Cassano, nonostante fosse stato fortemente provato da due momenti drammatici tra i quali un incidente stradale del figlio Mino (ancora oggi bisognevole di continue cure e soprattutto dell’affetto dei genitori e dei fratelli) e della morte improvvisa del fratello Lino, perno fondamentale dell’azienda, accollandosi tutti i costi, insieme alla famiglia e al presidente Chiarelli, riuscì a garantire due stagioni ad alto livello che, nonostante ciò, terminarono con la retrocessione in C2 e soprattutto con la scomparsa della squadra dalle scene calcistiche. Questo fu frutto di alcune scelte sbagliate relative ad alcuni collaboratori, ma soprattutto ad un ambiente ostile, sia politico che amministrativo, tale credere in quel momento che la miglior cosa fosse uscirne a tutti i costi, pur rimettendoci molto denaro.
Giovanni Cassano, una scelta questa, che le crea qualche rimpianto?
“Se mi chiede se avrei continuato con il calcio a Martina le rispondo di si, ma è anche vero che non ho rimpianti per esserne uscito. Voglio ricordarvi gli ultimi due anni ed il clima che si era creato, con la tifoseria che mi contestava ingiustamente, forse orchestrata da qualcuno che aveva altri interessi”.
Una passione chiamata Martina calcio che ha origini remote
“Ho sempre seguito il Martina da quando avevo dodici anni. Era l’unico svago oltre il lavoro. Mio fratello Lino lo sapeva bene e fu proprio per quello che, molti anni dopo, per farmi staccare la spina dagli impegni lavorativi, pur non avendo lui una grande conoscenza di calcio, mi spronò a raccogliere l’invito di Gianfranco Chiarelli ed entrare nella società. Furono degli anni molto belli. Era diventata una consuetudine partire per il weekend insieme ai nostri figli più piccoli per andare a seguire le trasferte del Martina. Si erano create amicizie in tutta Italia. Lino era riuscito nel suo intento.”
C’è un episodio che ricorda in particolare quando da ragazzo seguiva il Martina?
“Quelli erano altri tempi. Le partite si vivevano come autentiche battaglie. In particolare non dimenticherò mai un prete, tifoso del Cosenza, che tagliò la testa di un gallo e la buttò nel campo”
Dica la verità, segue ancora il Martina che si sta giocando la serie D?
“Sarebbe stupido nasconderlo. Leggo ogni lunedì le cronache sui giornali. Vorrei che vincesse il campionato, anzi che tornasse in C1. Glie lo giuro sui miei figli, stessa cosa per Gianfranco Chiarelli. Significherebbe che si sarebbe raggiunto un equilibrio ed una stabilità societaria. Ci sono dei signori che definire squallidi è dir poco, i quali stanno insinuando il contrario, ma non ne voglio parlare”
E’ mai tentato di andare a tornare al campo?
“Se fosse per Gianfranco Chiarelli saremmo già andati a vedere le partite o saremmo sugli spalti domenica prossima a Bitonto. Io no. Qualcuno mi ha fatto molto male da poterlo dimenticare, ma ripeto, voglio che il Martina vada avanti, anche senza Cassano”
Se il presidente Muschio le mandasse due inviti cosa farebbe?
“Li rifiuterei”
Avere la possibilità di fare una chiacchierata con lei, dopo circa due anni, non può esimermi da farle qualche domanda relativa al futuro delle sue aziende a Martina. E’ noto che lei abbia deciso di trasferirle in provincia di Bari. E’ lotta aperta oramai con l’Amministrazione Comunale?
“E’ evidente che oramai è diventato uno sport popolare ostacolare le imprese di Cassano a Martina. Ogni volta che c’è un tentativo di costruire, anche se riguarda l’edilizia sociale a vantaggio di quelle famiglie che potrebbero acquistare una casa con 1300 o 1400 euro al metro, c’è subito la reazione della ‘politica’. Non si approva il piano regolatore perché si aprirebbe la possibilità per Cassano di costruire in aree che consentirebbero una notevole diminuzione di prezzo. Se Cassano vuole costruire un capannone per ampliare la propria azienda in una zona industriale come Trasconi, progetto che darebbe lavoro ad altri 60/70 operai, si ‘confezionano’ gli espedienti più variegati per impedirmelo. E’ oramai sotto lo sguardo di tutti, quello che accade in favore di altre imprese ed altre aziende che continuano a costruire palazzi o capannoni favoriti dalla classe politica dominante in questo momento. In altre città, quando proponiamo dei progetti per aprire nuove attività, la prima cosa che i Sindaci ci chiedono è: quanti posti di lavoro daremo ai residenti del posto.”
Ma chi trae vantaggio da tutto questo?
“La politica teme stupidamente che potrebbe accrescere la mia influenza elettorale in città contando sugli operai che assumerei e su quelle famiglie che potrebbero essermi riconoscenti per aver acquistato da me una casa ad un prezzo inferiore. Secondo loro creerei un vantaggio a chi mi sta vicino politicamente. Per evitare questo, ostacolano le mie aziende, mettendo a serio rischio le famiglie dei dipendenti che vi lavorano. A questo punto meglio andar via”
Lei pensa ci sia una strada d’uscita per Martina?
“In questo momento non ne vedo, anzi. Il futuro sembra essere senza prospettive”
Giovanni Cassano sembra un uomo nuovo, non solo fisicamente (ha perso diciassette chili). Pare aver ritrovato un gusto nuovo della vita, anche se il suo sguardo diventa malinconico e si rattristisce quando pensa a quello che di negativo gli è accaduto negli ultimi anni. La speranza è che, le sue radicate radici verso quella Martina che gli sta nel cuore più di quanto lui voglia ammettere, lo faccia riflettere, nonostante tutto. Domenica a Bitonto ci sarà un tifoso in più contro il Cerignola, anche se non fisicamente. Potete giurarci.
Antonio Rubino