Cosa accadrebbe a Brindisi o a Taranto in caso di esplosione di un deposito GPL? Il Movimento 5 Stelle chiede lo stop dei progetti in discussione.

L’esplosione a Roma di un deposito di gas e carburanti in via dei Gordiani, con decine di feriti, di cui alcuni molto gravi, e una strage sfiorata (giusto l’altra sera cadeva l’anniversario di quella della stazione di Livorno) è il fatto del giorno in Italia.
In Puglia, nelle due città a vocazione industriale per eccellenza della Regione, Brindisi e Taranto, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno colto l’occasione per chiedere, con angoscia, cosa sarebbe accaduto nelle due città in questione, dove sono in corso di progettazione o all’ordine del giorno a livello di discussione, progetti che hanno alla base l’utilizzo del GPL per i rispettivi progetti industriali: a Taranto l’insediamento di una nave rigassificatrice per alimentare il siderurgico, a Brindisi due depositi di gas nel porto industriale.
Cominciamo da Taranto, dove gli attivisti locali del Movimento guidato da Giuseppe Conte, con un succinto comunicato chiedono:
“L’esplosione avvenuta oggi a Roma in un distributore di GPL, con decine di feriti e danni a edifici e infrastrutture, dimostra quanto siano reali e pericolosi i rischi legati agli impianti di stoccaggio del gas.
E se un semplice distributore può provocare un simile disastro, cosa accadrebbe a Taranto, dove il Governo vuole posizionare una nave rigassificatrice accanto all’ex Ilva e alla raffineria Eni? Una zona ad altissimo rischio industriale, priva di un piano pubblico di evacuazione e già provata da anni di emergenze ambientali.
Invece di affrontare la crisi dell’ex Ilva con serietà e visione, il Governo scarica sui lavoratori e cittadini un altro pericolo permanente. Prima la bomba sociale, ora anche una bomba galleggiante.
Il MoVimento 5 Stelle dice NO. No al rigassificatore, no al dissalatore, no all’Aia che prevede per altri 14 anni solo carbone. Basta con scelte imposte dall’alto. Taranto merita sicurezza, salute e rispetto. Non un futuro appeso al rischio di esplosione”.
E’ noto d’altronde come anche la Regione Puglia si sia dichiarata assai perplessa sull’ipotesi in questione, asserendo che, se proprio di gas si deve parlare per alimentare i futuri forni elettrici, si può pensare all’utilizzo della comune rete di distribuzione.
A Brindisi invece, l’ex candidato sindaco della Città nonché capogruppo in Comune per il Movimento 5 Stelle, l’avvocato Roberto Fusco, prendendo nuovamente a pretesto i fatti di Roma, afferma:
“A Brindisi si continua a ignorare deliberatamente un pericolo ancora più grave.
Nel porto cittadino, precisamente in località Costa Morena Est, è prevista la realizzazione di due nuovi depositi di sostanze pericolose:
Un deposito di GNL (gas naturale liquefatto) da parte della multinazionale Edison.
Un deposito di prodotti petroliferi da parte della società Brundisium.
Entrambi i progetti non sono stati sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e sorgerebbero accanto al già esistente deposito di GPL ex IPEM, in un’area altamente sensibile: a poche centinaia di metri dalla città, dalle aree di imbarco di Costa Morena Ovest, da impianti industriali classificati a rischio di incidente rilevante, da zone residenziali e da importanti infrastrutture civili.
“Se a Roma è bastato un deposito secondario per scatenare il caos, cosa potrebbe accadere a Brindisi con tre impianti ad alto rischio, uno vicino all’altro, nel cuore del nostro porto? È da irresponsabili non considerare questo scenario. Nessuno dica poi che non si poteva prevedere.”
Non si può sacrificare la sicurezza dei cittadini.
Chiediamo:
• l’immediata sospensione di ogni iter autorizzativo,
• l’apertura di una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e/o di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) trasparente e partecipata,
• il pieno coinvolgimento della cittadinanza, come previsto dalla normativa europea e dai principi fondamentali del buon governo.
La sicurezza viene prima di tutto.