L’emendamento della discordia fra Emiliano e Capone all’analisi della Procura della Repubblica di Bari.

Indagine senza ipotesi di reato e senza indagati quella che la Procura di Bari sta portando avanti, se esposto del governatore della Regione Michele Emiliano, in merito all’emendamento della discordia, come potremmo definirlo, il numero 242 della Legge di Bilancio regionale, proposto dalla Consigliera del Movimento 5 Stelle Antonella Laricchia.
Tale emendamento, che in sostanza vieta alla Giunta di procedere alle nomine di funzionari dei servizi regionali in totale discrezionalità, non era presente nella versione della Legge di Bilancio approvata dal Consiglio regionale lo scorso 18 dicembre ma solo, come ha spiegato la Presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, per un errore formale.
La questione consiste in questo: la maggioranza assoluta dei voti dei consiglieri regionali è richiesta esclusivamente per il voto finale sull’approvazione della Legge di Bilancio, non anche peri singoli emendamenti. L’emendamento proposta da Laricchia, supportata in questo anche dagli altri consiglieri regionali del Movimento dai quali essa si è di fatto separata da tempo politicamente, era stato approvato nel corso della seduta con 24 voti a favore, 2 in meno della maggioranza assoluta: 26 su 51.
Per questo motivo era stato erroneamente cassato, ma la sempre pervicace e attenta Consigliera ha subito inviato un reclamo formale alla presidenza del Consiglio la quale, qualche giorno dopo, ha verificato che la regola della maggioranza assoluta dei voti non è richiesta anche per gli emendamenti, ed ha fatto quindi inserire la norma nel testo inviato al Presidente per essere sottoscritto definitivamente e poi pubblicato.
Emiliano ha ritenuto a questo punto opportuno rivolgersi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, in quanto gravato a suo parere dell’obbligo di riferire ogni eventuale notizia di ipotesi di reato acquisita nell’esercizio della carica da lui rivestita, senza che questo, ha affermato, rappresenti un casus belli nei rapporti con la Presidenza del Consiglio regionale.
La questione pare solare, regolamento alla mano: la (grave) svista in sede di approvazione dell’emendamento a firma Antonella Laricchia non poteva che trovare una forma di “risarcimento” nelle forma poi attuata dalla Presidente Capone.
Nel merito, tale emendamento, pare una doverosa forma di igiene nella questione, sempre borderline, delle nomine decise dalla politica per i vertici delle società da essa controllata: vieta che possano essere nominati candidati alle elezioni regionali che non siano stati eletti in Consiglio, secondo la logica del “ripiego”, e vincola la stessa nomina, in ogni caso, ad una congrua valutazione del curriculum del candidato da parte del Consiglio regionale.
Ad Antonella Laricchia il merito di aver tenuta alta, fino al termine del suo mandato, la sola ad averlo fatto fra i suoi, una coerenza con i princìpi del Movimento 5 Stelle delle origini.