L’ORO VERDE DI ALBEROBELLO: LA STORIA DELL’OLEIFICIO ABBRACCIAVENTO, CUSTODE DELLA TRADIZIONE OLEARIA
Appena varchiamo la soglia del frantoio dell’Oleificio Abbracciavento, veniamo avvolti da un profumo che parla di fatica, passione e storia: quello delle olive appena macinate. È un luogo che sembra sospeso nel tempo, un microcosmo di tradizione e lavoro, dove ogni pietra e ogni macchina raccontano una storia.
In questo spazio, tra passato e presente, incontriamo Francesco Abbracciavento, un uomo di 91 anni, ma non li dimostra, che con il suo sorriso e i suoi occhi vivaci ci accoglie con una frase che sembra un manifesto: “Questo profumo è la mia vita. Ogni volta che lo sento, torno ragazzo.”
Francesco ci invita a seguirlo accanto a una vecchia pressa, dove il suo tono diventa più intenso e intimo. È qui che comincia a raccontare la sua storia, quella di un uomo che, partendo da umili origini, ha trasformato il suo amore per la terra in un sogno diventato realtà.
L’INFANZIA TRA I CAMPI E IL PRIMO CONTATTO CON L’OLIO
Nato contadino, come molti ragazzi della sua generazione, Francesco crebbe tra i campi, con la terra che gli insegnava la disciplina e il sacrificio.
“Ma io volevo altro,” confessa. “Non volevo passare tutta la vita con la zappa in mano. A 15 anni decisi di provare qualcosa di diverso.”
Con coraggio e determinazione, si presentò a un frantoio del paese per chiedere lavoro. Non era una decisione facile. “Il padrone mi prese, ma prima si informò sulla mia famiglia. All’epoca era così: dovevi dimostrare di essere una persona seria”
Entrare nel mondo del frantoio significava sottostare a ritmi durissimi e condizioni spartane.
“Portavo con me un sacco di paglia per dormirci sopra,” ricorda Francesco. “Non c’erano mezzi per tornare a casa, e il lavoro iniziava alle quattro del mattino.
Lavoravamo 18 ore al giorno, fino alle dieci di sera. E non avevamo sveglie: mi alzavo perché il corpo sapeva che era ora di farlo.
Raccoglievamo le olive a mano e le portavamo al frantoio in grandi cesti di vimini. Una volta arrivate, le macinavamo con le macine di pietra.
Poi la pasta veniva sistemata nei fiisculi, quei dischi intrecciati che chiamavamo ‘a cappello di prete’. Si mettevano sulla pressa, si azionava la pompa, e finalmente usciva l’olio. Ogni goccia era una vittoria.”
Nonostante la fatica, Francesco era affascinato dalla trasformazione che avveniva sotto i suoi occhi: da un semplice frutto della terra si creava un prodotto prezioso, che racchiudeva tutta la ricchezza del territorio.
IL LEGAME PROFONDO CON LA TERRA
Il suo lavoro lo portò a conoscere a fondo la terra che lo circondava, tra Alberobello, Martina Franca e Locorotondo. “Qui, la terra è speciale,” spiega con orgoglio. “Non abbiamo una varietà predominante di olive, ma una combinazione unica. È proprio questa mescolanza che rende il nostro olio così eccezionale.”
Francesco descrive con passione come le caratteristiche del territorio facciano la differenza: il terreno calcareo, che permette alle radici degli ulivi di trovare minerali preziosi, il clima mite e il vento che mantiene le olive sane e gustose. “Il nostro olio è il risultato di questa terra, e noi lo rispettiamo in ogni fase della lavorazione.”
Un elemento cruciale per ottenere un olio di qualità è il tempismo della raccolta. “Le olive devono essere raccolte al momento giusto,” sottolinea Francesco. “Non troppo presto, né troppo tardi. E noi le lavoriamo entro 24 ore dalla raccolta. È così che preserviamo tutta la loro freschezza e qualità.”
UN SOGNO CHE PRENDE FORMA
Dopo oltre dieci anni di lavoro come operaio in un frantoio, nel 1963 Francesco decise di fare il grande salto. “Affittai un vecchio frantoio e iniziai a lavorare per conto mio,” racconta. Era un’impresa ardua: lavorava giorno e notte, dormendo spesso accanto alle macchine. Ogni goccia d’olio rappresentava un piccolo traguardo verso la sua indipendenza.
Il passo decisivo arrivò nel 1966, quando Francesco acquistò un terreno ad Alberobello per costruire il suo frantoio.
“Non avevo molti soldi,” ammette. “Andai alla fiera del Levante di Bari e comprai due presse, una vasca e un separatore. Li pagai otto milioni di lire, una fortuna per me, ma sapevo che era un investimento nel futuro.”
LA COSTRUZIONE DEL FRANTOIO: UN’IMPRESA TITANICA
Ogni pietra, ogni muro del frantoio fu costruito con le sue mani. “Non ho mai chiesto aiuto a nessuno,” dice con orgoglio. “Lavoravo giorno e notte, anche nei giorni di festa. Ogni passo avanti era una conquista.” Francesco lavorava incessantemente, spesso da solo, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà. “Era un’impresa immensa, ma ogni pietra posata era un passo verso il mio sogno.”
Nel 1967, il frantoio fu finalmente operativo. Francesco ricorda con emozione quel momento: “Era il mio sogno che si realizzava. Quando vidi uscire il primo filo d’olio dalle presse, mi sentii rinascere. Era il frutto di tutto il mio lavoro, della mia fatica, della mia passione.”
LA TRADIZIONE INCONTRA IL CAMBIAMENTO
Francesco, però, non si fermò mai. Era consapevole che per mantenere alta la qualità del suo prodotto e rendere il lavoro meno gravoso, avrebbe dovuto continuare a innovare.
“Negli anni ’80 ho introdotto nuove macchine, e nel 1999 ho fatto il passaggio al sistema continuo,” racconta. Questo cambiamento segnò una vera e propria rivoluzione per il frantoio.
“Le vecchie presse erano legate alla tradizione, ma erano anche molto faticose,” spiega Francesco. “Con il sistema continuo, non solo il lavoro divenne più agevole, ma anche l’olio migliorò: era più puro, con valori di acidità bassissimi. Questo ci ha permesso di raggiungere livelli di qualità che prima erano impensabili.”
Nonostante le innovazioni, Francesco ha sempre mantenuto un profondo rispetto per la tradizione. “L’olio si fa con pazienza,” dice.
“Ogni varietà di oliva ha il suo carattere, e noi rispettiamo la natura e i suoi tempi. Non forziamo mai nulla. L’olio deve raccontare la storia del suo albero e della sua terra.”
IL FRANTOIO DIVENTA UNA SQUADRA DI FAMIGLIA
Il frantoio non era solo il sogno di Francesco, ma un luogo dove lavoro e famiglia si intrecciavano indissolubilmente. Maria Annunziata, la sua compagna di una vita, è stata un pilastro fondamentale per la crescita dell’attività.
“Mi moglie è stata ed è una donna straordinaria. Cucinava tre volte al giorno per tutti, ma non si limitava a questo: si occupava della casa, dei figli e non esitava a dare una mano anche nel frantoio. È il cuore della nostra famiglia.”
Accanto a Francesco e Maria Annunziata, i figli Cosimo e Massimo iniziarono presto a frequentare il frantoio, osservando e imparando ogni aspetto del lavoro.
“Erano bambini piccoli, avevano appena cinque e sette anni,” ricorda Francesco con un sorriso nostalgico. “Giocavano tra i sacchi di olive, ma osservavano tutto con curiosità. Non dicevo nulla, ma dentro di me speravo che un giorno avrebbero continuato il mio lavoro.”
Oggi, Cosimo e Massimo sono figure chiave dell’Oleificio Abbracciavento. “Hanno portato avanti quello che ho costruito,” dice Francesco, “ma lo hanno fatto migliorandolo. Sono riusciti a unire tradizione e modernità, e per questo sono orgoglioso di loro.”
L’INNOVAZIONE PORTATA DALLA NUOVA GENERAZIONE
Cosimo e Massimo non solo hanno ereditato la passione del padre, ma l’hanno arricchita. “Hanno introdotto nuove tecnologie e modernizzato molti aspetti del lavoro, ma lo hanno fatto sempre rispettando la tradizione.”
Un ruolo fondamentale nella continuità familiare è svolto anche dalla nuova generazione: il nipote di Francesco, figlio di Cosimo, che porta con orgoglio il suo stesso nome.
“Francesco rappresenta il futuro,” afferma con fierezza il nonno. “Ha la freschezza e la visione per portare avanti questa tradizione. Vederlo lavorare al fianco di Cosimo e Massimo mi riempie di gioia.”
IL VALORE DI OGNI GOCCIA
Per Francesco, l’olio non è mai stato solo un prodotto, ma una missione, un simbolo della fatica e del rispetto per la terra. Ogni passaggio, dalla raccolta delle olive alla spremitura, rappresenta una responsabilità nei confronti di chi lavora e di chi consuma il prodotto finale.
“Non mi sono mai permesso di toccare un grammo d’olio che non fosse mio,” afferma Francesco con fermezza.
“So quanto sudore ci vuole per raccogliere le olive, e rispetto ogni goccia che esce da queste presse.” Questa etica del lavoro, radicata nel profondo senso di onestà e dedizione, ha accompagnato Francesco in tutta la sua carriera, rendendo l’Oleificio Abbracciavento un simbolo di integrità.
IL SUCCESSO DEL PASSAPAROLA
Negli anni, l’Oleificio Abbracciavento è diventato famoso non grazie a grandi campagne pubblicitarie, ma al passaparola. Francesco ricorda con emozione un episodio che gli rimase impresso nella memoria.
“Era il 1972,” racconta. “Un cliente venne da me con una bottiglia di olio che aveva comprato in città. Mi disse: ‘Francesco, lo sai che il tuo olio è molto più buono di questo? Quando guardai l’etichetta, scoprii che era di un grande produttore del nord.
Per me, quello fu un momento di grande orgoglio: sapere che il mio piccolo frantoio poteva competere con i giganti mi diede una soddisfazione immensa.”
LA SFIDA DELLA NATURA
Il lavoro in frantoio non è mai stato privo di sfide. Francesco ricorda un inverno particolarmente duro, quando una gelata devastò gli ulivi della zona, compromettendo il raccolto. “Fu un momento difficile,” ammette. “Avevo paura di non farcela. Ma la terra, se la tratti bene, ti ripaga sempre. E così, l’anno successivo, gli alberi tornarono a dare frutti come mai prima.”
Questi momenti difficili non hanno mai spezzato la determinazione di Francesco. Al contrario, lo hanno spinto a migliorare e a investire ancora di più nella qualità. “Ogni crisi è un’opportunità per crescere,” dice. “Il frantoio è sempre stato un luogo dove le persone venivano non solo per portare le olive a macinare, ma anche per parlare, confrontarsi e sentirsi parte di una comunità.”
IL LEGAME CON IL TERRITORIO
Uno degli elementi che rende unico l’Oleificio Abbracciavento è il profondo legame con il territorio. Alberobello, con le sue colline e i suoi uliveti, è non solo il luogo in cui tutto ha avuto inizio, ma anche l’anima dell’olio prodotto qui.
“Il nostro olio racconta questa terra,” spiega Francesco. “Ogni goccia porta con sé il sapore delle nostre colline, del vento e del sole che accarezzano gli uliveti. Non potremmo fare quello che facciamo in nessun altro posto. È la terra che ci dà la qualità, e noi la rispettiamo in ogni fase del lavoro.”
Nei ristoranti di Alberobello, l’olio Abbracciavento è spesso protagonista indiscusso. “I ristoratori lo utilizzano per esaltare i sapori della cucina locale,” racconta Cosimo. “E quando i turisti lo assaggiano, vogliono sapere da dove viene. Molti di loro vengono qui, al frantoio, per scoprire l’origine di quell’olio così speciale e in tanti lo continuano ad acquistare on line da ogni parte del mondo .”
Il frantoio è diventato un punto di riferimento per la comunità locale e una meta per chi vuole scoprire la storia dietro ogni bottiglia d’olio. Qui, passato e presente si mescolano, regalando a chi visita un’esperienza autentica e indimenticabile.
UNA FAMIGLIA UNITA NELLA PASSIONE
Il ruolo della famiglia è centrale nel successo dell’Oleificio Abbracciavento.
Francesco non manca mai di sottolineare quanto sia importante il contributo di ciascun membro. “Cosimo è il nostro problem solver,” spiega.
“Si occupa di tutto ciò che è tecnico e operativo, risolvendo ogni problema con determinazione e creatività.”
Massimo, invece, è il cuore gestionale dell’azienda, responsabile dei rapporti con i clienti e della supervisione delle operazioni quotidiane. “Ha una capacità innata di mediare e gestire le relazioni,” racconta Francesco. “Grazie a lui, riusciamo a mantenere alti i nostri standard di qualità e servizio.”
Mentre ci congediamo, Francesco ci lascia con un pensiero che riassume la sua filosofia di vita. “Ogni goccia d’olio racconta una storia: la mia, quella della mia famiglia e della nostra terra. Lavoro ancora oggi, perché questo non è solo un mestiere: è una passione. E quando assaggio il nostro olio, so che ogni sacrificio ne è valsa la pena.”
Prima di salutarlo, gli poniamo un’ultima domanda: l’olio d’oliva fa bene alla salute? Francesco sorride e risponde con ironia: “Guardami, ho 91 anni. Secondo te?”
Assolutamente no!
Usciamo dal frantoio con il cuore pieno di gratitudine. Il profumo delle olive fresche e dell’olio appena spremuto ci accompagna, un ricordo indelebile di una terra, di una tradizione e di un uomo straordinario: Francesco Abbracciavento e la sua famiglia.