Carcere di Bari: proteste dei detenuti su sedia a rotelle dopo l’incendio al centro clinico
La recente tragedia nel carcere di Bari, seguita all’incendio del primo piano del centro clinico, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e sollevato interrogativi cruciali sulla sicurezza e la tutela dei detenuti più vulnerabili. Mentre le fiamme hanno minacciato di mietere vittime tra i detenuti su sedia a rotelle, la reazione delle autorità è stata, secondo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), assolutamente inadeguata e persino aberrante.
Il segretario nazionale del SAPPE, Federico Pilagatti, ha espresso una netta condanna nei confronti delle decisioni che hanno caratterizzato la gestione post-incendio nel centro clinico. Piuttosto che adottare misure di sicurezza adeguate, evacuando la struttura e trasferendo i detenuti più fragili in luoghi sicuri, si è invece esercitata pressione per riaprire il centro clinic e riempirlo nuovamente, ignorando i rischi evidenti che la struttura presenta.
Una decisione apparentemente assurda è stata la trasferenza di un detenuto dalla Calabria a Bari per un intervento chirurgico, nonostante ci siano altre strutture sanitarie altrettanto adeguate in altre parti del paese. Questo solleva serie preoccupazioni riguardo alla valutazione dei rischi e alla priorità data al benessere dei detenuti.
Le proteste dei detenuti su sedia a rotelle non sono altro che la manifestazione di un profondo disagio e della paura di essere esposti a ulteriori pericoli. Refutano il ritorno nelle loro celle, temendo per la propria incolumità in caso di eventi simili a quello accaduto.
Un’altra questione rilevante riguarda il trattamento dei detenuti più deboli, tra cui un individuo obeso di quasi 300 chili, il cui stato di salute è ulteriormente compromesso dall’ambiente angusto e pericoloso in cui è stato alloggiato.
Il SAPPE ha ripetutamente denunciato queste violazioni dei diritti umani e dei protocolli di sicurezza, ma finora le autorità preposte sembrano aver ignorato o sottovalutato il problema. È inaccettabile che le segnalazioni di gravi carenze strutturali e di sicurezza non siano state trattate con la dovuta serietà da parte delle istituzioni competenti.
La mancanza di attenzione da parte dei media mainstream su questa questione solleva ulteriori dubbi sull’effettiva tutela dei diritti umani e sulla trasparenza nella gestione delle emergenze carcerarie.
La speranza ora è che le autorità competenti, compresi i vigili del fuoco e la magistratura, agiscano prontamente per garantire la sicurezza dei detenuti e del personale penitenziario. Chiudere il centro clinico per effettuare i necessari lavori di messa in sicurezza è un passo fondamentale per evitare tragedie future e assicurare che il sacrificio dei poliziotti penitenziari non sia stato vano.
Il SAPPE ha chiarito che continuerà a vigilare sulla situazione e a denunciare eventuali violazioni dei diritti umani e delle norme di sicurezza. La vita dei detenuti e la sicurezza del personale penitenziario non sono negoziabili, e qualsiasi trascuratezza da parte delle autorità sarà tenacemente contestata.