EX ILVA | AIGI dichiara di non prestare più servizio nel siderurgico
La situazione dello stabilimento siderurgico di Taranto raggiunge un punto critico, con la prospettiva imminente di un collasso irreversibile. Le aziende, strette dai vincoli finanziari, annunciano la rimozione dei presidi dinanzi alle portinerie, segnale tangibile di una crisi profonda che mette a rischio migliaia di posti di lavoro e l’economia della Terra Ionica.
La mancanza di fondi per pagare i collaboratori ha portato alla dolorosa decisione di non prestare più servizio nello stabilimento, aggravando una situazione già compromessa dalla cassa integrazione che coinvolge 2600 lavoratori. L’assemblea generale ha confermato l’impossibilità di onorare gli impegni fiscali e previdenziali entro le scadenze previste a fine mese.
In questo contesto critico, l’Associazione Industriale della Grande Italia (Aigi) richiama con forza il socio pubblico e privato, ovvero il Governo attraverso Invitalia e la multinazionale Arcelor Mittal, a trovare un accordo immediato per evitare il commissariamento e agevolare il recupero dei crediti dei fornitori.
Il presidente dell’Aigi, in udienza al tribunale di Milano sulla composizione negoziata della crisi, ha delineato uno scenario cupo: lo stabilimento potrebbe collassare entro la metà di febbraio, portando conseguenze irreparabili per l’economia locale e per l’ambiente.
Aigi respinge categoricamente ogni tentativo di addossare al settore dell’indotto la responsabilità del fallimento, sottolineando la necessità di un sistema che rispetti gli articoli fondamentali della Costituzione italiana. L’associazione avverte che se il collasso avverrà, le responsabilità saranno unicamente attribuibili al mancato accordo tra i due soci, determinando una catastrofe economica per la Terra Ionica e per lo stabilimento di Taranto.
È chiaro per Aigi che senza un accordo solido che garantisca il pagamento dei crediti dell’indotto, non ci sarà alcuna possibilità di continuità produttiva né di rilancio occupazionale. L’associazione ha offerto soluzioni e strumenti per superare la crisi, ma è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti.
Il territorio e la comunità non possono più permettersi annunci vuoti e promesse non mantenute. È ora che i soci agiscano con determinazione e responsabilità per garantire un futuro a Taranto e alla sua economia. Sono i fatti, non le parole, a determinare il destino di una comunità e di un’industria.