Don Martino Costantini: il sacerdote mite che sapeva entrare in tackle
A dicembre dello scorso anno è venuto a mancare a Don Martino Costantini, sacerdote conosciuto e amato non solo dalla comunità martinese, ma anche nella provincia jonica, avendo svolto la sua attività pastorale anche nel capoluogo agli inizi del suo sacerdozio. Secondo di sei fratelli era un sacerdote mite, buono, sempre pronto al dialogo che ha lasciato un ricordo indelebile nelle varie comunità incontrate lungo il suo magistero sacerdotale riuscendo, con generosità, schiettezza e senza pregiudizi, ad allargare rapporti e dialoghi in vari ambiti sociali, come nel mondo dei giovani scout, in quello sportivo del calcio e in altre realtà culturali. Era nato nel 1937 da genitori molto religiosi che avrebbero voluto che tutti e sei i loro figli diventassero sacerdoti. Nel ‘49 entrò nel seminario arcivescovile di Taranto, successivamente nel Pontificio Seminario di Molfetta per completare gli studi di Teologia. Fu ordinato sacerdote dall’Arcivescovo Guglielmo Motolese, nella chiesa di San Martino nella sua città nel luglio del 1962. Fu destinato vicario parrocchiale, nella chiesa “Madonna delle Grazie” di Taranto. Nel 1968 divenne Parroco della nuova parrocchia della “Santa Famiglia” nel quartiere Salinella dove operò fino al 1972. Qui iniziò una battaglia critica verso una classe politica assente, contro la quale il giovane sacerdote cercò di difendere quel quartiere abbandonato a se stesso, privo di ogni riferimento urbanistico, per di più ghettizzato e definito ‘difficile’. Don Martino pagò con l’ostracismo delle alte sfere religiose, fomentate dalla politica che gli costò il trasferimento a Martina Franca con l’incarico di Padre Spirituale del Seminario Minore dei Paolotti. Per alcuni anni fu docente di Religione presso la scuoia media “Battaglini”. Nel 1975 fu nominato viceparroco dell’anziano don Michele Fumarola presso la Parrocchia del Carmine a Martina.
Alla morte di quest’ultimo (caso unico in Italia) fu nominato coparroco, insieme a Don Michele Castellana, della stessa parrocchia. Nel 1989 l’allora arcivescovo di Taranto Salvatore De Giorgi lo volle alla guida della chiesa “Maria SS. Assunta” nella popolosa contrada Capitolo, nell’agro di Martina Franca e, successivamente, parroco di “San Francesco di Assisi”, dove è rimasto fino al 2013 per avanzati limiti di età. In questa parrocchia, Don Martino è riuscito a realizzare un “miracolo: effettuare lavori di restauro ed abbellimento per oltre 350.000 euro, utilizzando solo il 20% di contributi pubblici, ma contando sull’aiuto dei parrocchiani che riponevano assoluta fiducia in lui tanto che, con elargizioni spontanee, coprirono oltre l’80% dei costi.
Nella stessa parrocchia che il sacerdote ha sempre ritenuto casa sua nel 2000, riuscì a far realizzare un monumento in bronzo dallo scultore trentino Enrico Moroder Doss, donato dalla parrocchiana Porsia Pastore.
Sin dalla prima parrocchia alla Salinella e a seguire in quelle successive, la priorità di Don Martino è stata quella di rendere i luoghi di culto più belli e più consoni alle funzioni liturgiche e all’accoglienza dei fedeli. Un impegno tenace e costante nel costruirle, abbellirle, restaurarle ed adeguarle fedelmente ai dettami del Concilio Vaticano II. Anche nel sociale egli ha lasciato traccia del suo impegno. Creò, con alcuni parrocchiani, la sezione AVIS di Martina Franca e l’Associazione La nostra Africa: un ponte di solidarietà tra Martina e le missioni della Consolata in Kenya, in particolare quelle gestite dai missionari martinesi padre Marino Gemma e fratello Peppino Argese. Numerose sono state le iniziative promosse per raccogliere fondi, riuscendo a convincere e coinvolgere, nei vari viaggi in Kenya, dei professionisti, per portare competenze e servizi in supporto alle necessità delle missioni. Don Martino ha esercitato la sua missione sacerdotale sempre a sostegno della gente e dei poveri. Certo, il suo parlare schietto, ma sempre in modo forbito, gli ha tarpato le ali per quello che avrebbe potuto svolgere tra le alte sfere ecclesiastiche. Era un combattente, lo si vedeva nelle partite di calcio amatoriali alle quali partecipava fino ad una certa età e dove spesso entrava in scivolata per rubare la palla agli avversari. Il calcio era la sua passione, così come quella per la squadra della sua città, tanto che i tifosi, appena venuti a sapere della sua morte, hanno esposto un grande striscione in città. Con alcuni amici e colleghi, tra cui suo fratello Mario, Nino Castellana, i professori Tommaso Scarli, Piero Marinò, gli avvocati Piero Serio e Ubaldo Papalia, il pretore Francesco De Giorgio, Don Martino praticava anche il tennis, sul campo in terra rossa del professor Lorenzo Castellana. Per concludere, permetteteci di citare una frase tratta da ‘L’altopiano della Speranza, diario di viaggio di Francesco Silvestri: “Più ascolto don Martino e più mi convinco che la Bontà esiste, che avvicinarsi a Dio non è difficile. Più vedo la serenità di questo sacerdote e più mi convinco che Dio è dentro di noi, anche quando non lo cerchiamo”
Don Martino ha lasciato un vuoto, non solo nella sua comunità parrocchiale e nella sua città, ma in chiunque ha avuto la fortuna di incrociare il suo cammino.
A.R.