La storia di una famiglia martinese
Come iniziare in maniera augurale un nuovo anno con tante incognite derivanti dai due precedenti che stanno segnando le nostre vite? E’ stata una meditazione piuttosto profonda la cui illuminazione è avvenuta alla presentazione di una mostra, a Sava, dell’artista Annalisa Melle, salentina ma residente a Sava in provincia di Taranto, maestra d’arte talentuosa, tanto da essere stata selezionata per partecipare alla mostra “Premio LUBIAM” al Palazzo Te Mantova per due anni consecutivi. Artista nel senso lato della parola poiché passa con molta facilità dalla pittura alla scultura. Nel 1999 ha realizzato il monumento a Padre Pio e nel 2007 quello a Karol Wojtyla, oltre ad aver partecipato a numerose mostre, segnalata al premio arte Mondadori di Milano nel 2006. Ciò che ci ha attratti, della Melle, sono stati i tanti quadri con un unico comune denominatore: gli abbracci, in diverse forme grafiche ed artistiche. Ecco come nasce l’ispirazione di questo primo numero del XXI anno della nostra testata: l’abbraccio o gli abbracci. Il quadro messo in prima vista sul palchetto dove si alternano dei relatori, tra i quali la stessa artista, cattura la nostra attenzione.
Professoressa Melle, ci racconti da cosa o da chi è stata ispirata per realizzare questo quadro
L’anno scorso ho trascorso il lockdown con la mia amica Bice che ha passato le feste a casa mia. Stavamo giocando a carte quando le si è avvicinato il figlio e l’ha abbracciata. Un abbraccio così intenso e spontaneo che mi ha suscitato una emozione bellissima. Mi sono commossa ed emozionata. Sono riuscita a catturare quel momento con una foto dal mio telefonino, affinché non sfuggisse e mi rimanesse scolpita nella mia memoria.
Cosa aveva di speciale quell’abbraccio?
Esprimeva tanti e intensi sentimenti. Si avvertiva un affetto indescrivibile tra la madre ed il figlio, come se il cordone ombelicale non fosse mai stato reciso. Ma quello che più mi ha colpita è che l’abbraccio sembrava non terminare mai e si ripeteva. La mamma, con altrettanto affetto, orgogliosamente lo ricambiava con lo stesso calore. Attimi che sembravano interminabili, ma emettevano sensazioni difficilmente spiegabili a parole. Ho provato a trasferirle su questo quadro. Quando penso alla maternità, la mia mente focalizza l’abbraccio tra mamma e figlio. Non c‘è momento più bello, più magico del trasporto dei sentimenti: dalla mamma al figlio e dal figlio alla mamma. Tutti siamo stati bambini. Per me il significato dell’abbraccio sta tra mamma e figlio e questo abbraccio tra Bice e suo figlio Francesco ha scatenato in me un insieme di emozioni, tanto da scoppiare a piangere, pensando alla mia mamma di 84 anni. Devo ammettere di aver provato anche un po’ di invidia in quel momento.
Il racconto della Melle ha suscitato la nostra curiosità, tanto da cercare di individuare i due protagonisti, involontariamente ispiratori del quadro. Scrutiamo tra il pubblico presente alla mostra. Una collega di una TV la vediamo intervistare una donna. Non è l’artista. Alta, elegante, con il volto nascosto dalla mascherina tanto da renderci tutti irriconoscibili. Indossa un tailleur bianco. Parla proprio di quel quadro. E’ lei la musa ispiratrice della Melle. Dalla voce riconosco una nota avvocatessa che ricordo in uno degli studi legali più rinomati di Martina Franca che ha sfornato alcuni tra i migliori avvocati del Foro di Taranto, quello del compianto avvocato Pasquale Caroli. E’ Bice Conserva che ha rinunciato ad esercitare pubblicamente la professione di avvocato per dedicarsi ad una azienda di famiglia che porta il suo nome. E’ diventata imprenditrice di una azienda agricola che produce uva di alta qualità e selezionata come la verdeca, il primitivo, l’aglianico, lo scire’. L’azienda oggi sta creando altri dieci ettari di solo primitivo. Aziende rinomate e di grande prestigio conosciute a livello internazionale, acquistano l’uva dalla Conserva e , tra queste, quella di Paolo Leo, una delle migliori cantine.
Avvocato Bice Conserva, avrebbe mai pensato che un episodio intimo di grande affetto tra una mamma ed il figlio ispirasse così tanta commozione in un’artista, tanto da ispirare un quadro che sembra già essere diventato un capolavoro?
Tra me e Francesco c’è un rapporto di grande affetto e spontaneità. Annalisa ne è stata colpita perché era la prima volta che si trovava presente ad uno. Io e mio figlio abbiamo un rapporto speciale. E’ stato grazie a lui che ho superato dei momenti difficili, anche se siamo stati privati di una figura altrettanto importante per la nostra vita: mio padre e suo nonno Martino, figlio del noto commentatore Leonardo Conserva, proprietario di grandi vinicole e tra le famiglie storiche di Martina Franca che non ho mai purtroppo conosciuto. La morte di papà è stato un trauma per me e per mio figlio. Erano molto legati tra loro due. Papà avrebbe voluto si chiamasse Martino, come lui.
Francesco ha vent’anni e studia giurisprudenza, un rapporto speciale il vostro
Un grande rapporto d’affetto. Francesco mi abbraccia spesso, evidentemente la mamma gli ha dato tanto amore e lui mi abbraccia con altrettanto amore
Quando ha visto per la prima volta il quadro cosa ha provato?
Mi sono rivista. E’ quel grande affetto che mio figlio mi da tutti i giorni. Mio figlio è il mio orgoglio. Riesce a darmi la forza per superare tutte le difficoltà.
Abbracci che l’hanno aiutata a superarle
E’ vero. Mi ha detto: “mamma alzati, vai avanti. Tu sei forte”. Mi ha dato la forza di superare situazioni molto difficili.
Tra lei, suo padre Martino Conserva e suo figlio Francesco c’era un rapporto intenso, soprattutto negli ultimi anni
Stupendo. Sembrava legarci un unico cordone. Mio padre mi è stato molto vicino, soprattutto negli ultimi anni. Tra lui e mio figlio, poi, si era creato un rapporto straordinario. Francesco sta risentendo molto della sua morte. Io posso sostituirlo fino ad un certo punto. Lui ama la mamma esattamente come io ho amato papà. Con la sua scomparsa è stata recisa una parte di noi. Ma in ogni nostro abbraccio è come se rivivessimo lo stesso legame. Forse in quel momento lui è ancora con noi.
L’arte, mai come in questo momento, racconta non solo una storia di vita, ma anche di dolore, disperazione, affetti ed una moltitudine di sentimenti. Tante volte la nostra superficialità ci distrae da rendercene conto. Mi viene in mente il prof Keating (Robin Williams) nel colossal L’attimo fuggente quando ai suoi studenti cerca di raccontare una foto di altri studenti di tanti anni prima: “Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato. Li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli, pieni di ormoni, come voi, invincibili, come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di essere destinati a grandi cose, come molti di voi, i loro occhi sono pieni di speranza, proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora, sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito: Carpe… Carpe diem… Cogliete l’attimo, ragazzi… Rendete straordinaria la vostra vita!”
La vita ci regala tante emozioni. Bisogna solo saperle ascoltare. Bice, Francesco e la Melle ce ne hanno raccontate alcune, partite da un grande abbraccio tra mamma e figlio. Buon anno a tutti.