Il 40% degli insetti è a rischio… e il Pianeta Terra trema
Il 40% per cento degli insetti è a rischio e il pianeta terra trema. Sono concordi studi di scienziati nell’affermare che “il tasso di estinzione è otto volte più veloce di quello dei vertebrati e la loro scomparsa causerà gravi reazioni a catena negli ecosistemi”. Gli insetti costituiscono due terzi delle specie animali conosciute. Hanno iniziato l’evoluzione all’inizio dell’Ordoviciano (circa 479 milioni di anni fa) e sono arrivati a colonizzare ogni continente, sopravvivendo a stravolgimenti ambientali e climatici.
Ma questa volta il futuro, quantomeno di molte specie, sembra davvero in pericolo. Quelle più colpite sono i lepidotteri, di cui fanno parte farfalle e falene; imenotteri, come api e vespe; coleotteri, specialmente gli scarabei stercorari. Si sa poco dello stato di salute di mosche, formiche e grilli, ma non c’è motivo di credere che stiano meglio. Francisco Sanchez Bayo,
scienziato ambientale ed ecologo all’Università di Sydney, è lapidario: “La scomparsa degli insetti avrà conseguenze catastrofiche sugli ecosistemi del Pianeta che sull’umanità”. Secondo l’entomologo Michael Samways,
uno dei padri della tutela degli insetti, “per il bene dell’umanità, le persone devono cambiare il loro atteggiamento nei confronti degli insetti. Sono essenziali per il nostro benessere. Impollinano un terzo delle nostre colture e aiutano a creare un terreno sano. Dobbiamo proteggerli meglio e imparare dalle idee che sono già state sviluppate in Sudafrica e altrove per conservarli”. Il professor Samways è accademico presso la Stellenbosch University ed è principale autore del nuovo studio ‘Solutions for humanity on how to conserve insects’, pubblicato su Biological Conservation. E’ autore anche del libro ‘Insect Conservation: a Global Synthesis’. La sua consapevolezza: “Non saremo mai in grado di conservare ogni popolazione di insetti o persino ogni specie”. Detto questo, elenca possibili pratiche su come evitare ulteriori perdite di popolazione di insetti e l’estinzione delle specie. “Sono fondamentali una migliore regolamentazione e prevenzione dei rischi ambientali e un maggiore riconoscimento delle aree protette, insieme all’agroecologia. Le aree protette possono essere estese al di fuori dei confini definiti, utilizzando su vasta scala reti ecologiche di corridoi per la conservazione interconnessa, che finora sono stati molto efficaci per la conservazione degli insetti in Sudafrica”. Parte della soluzione, comunque, “sta nella trasformazione delle pratiche agricole e forestali globali in pratiche più espansive, sostenibili e che favoriscano la coesistenza di specie la mitigazione dei cambiamenti climatici”. Ma “per il futuro e il benessere reciproco di persone e insetti è essenziale soprattutto comunicare e coinvolgere la società civile ed i responsabili politici”. Giusto la missione di vita dell’entomologo di Taranto, Valentino Valentini.
Sono anni che si sta spendendo per l’importanza della didattica naturalistico-ecologica nelle scuole e, soprattutto, della necessità di istituire a Taranto un Museo delle Scienze Naturali e Ambientali. Allo scopo, ha già pronto la donazione di 40 mila insetti catalogati per specie; necessita solo un locale idoneo e vetrine espositive. Ma, come si dice: non c’è peggior sordo che non vuol sentire. Il suo mirino, ad ogni modo, continua ad essere puntato su Palazzo di Città, non si sa mai! “E’ bene che l’attuale Amministrazione Comunale di Taranto -argomenta Valentini- presti la dovuta attenzione al fatto che gli insetti sono in pericolosa diminuzione e che oltre 50 studiosi di tutto il mondo abbiano proposto persino un ‘Piano operativo’ per la loro conservazione. Non possiamo fare a meno degli insetti! è scritto nel medesimo Piano. Traduzione: gli insetti non sono tutti brutti, sporchi e cattivi, come può pensare chi ancora non li conosce. Al contrario, rendono vivibile il nostro Pianeta! Ed è proprio qui che viene fuori l’endemica carenza nella conoscenza dei lineamenti di ecologia: ogni insetto che striscia, ronza e vola è l’ingranaggio d’una macchina ecologica che, insieme alle piante, fa vivere e respirare il nostro Pianeta. Ogni minuscolo sforzo compiuto per infaticabile istinto, sommato a miliardi di miliardi di altri, crea enormi vantaggi per la vita sulla Terra che ancora si fatica ad apprezzare”.
Dottor Valentini, a cosa è dovuto la moria degli insetti?
“Il calo di molte popolazioni d’insetti, cui noi entomologi dolorosamente stiamo assistendo in questi ultimi anni, è dovuto senza alcun dubbio al comportamento dell’uomo, ai cambiamenti climatici che combinano un mix pericoloso con biocidi d’ogni genere, incendi e sottrazione di habitat naturali. Gli insetti, costituiscono la base delle catene alimentari, senza di loro moltissimi animali si estinguerebbero o subirebbero cali di popolazione. E sta già accadendo! Quasi il 90% delle specie di piante da fiore e ben il 75% di quelle agricole sono impollinate soprattutto dagli insetti. Senza di loro piante e coltivazioni non riuscirebbero a riprodursi. L’entomologo Giorgio Celli, ha spesso scritto che senza di loro la strabocchevole cornucopia dei frutti dell’estate si svuoterebbe d’ogni delizia… e per i quasi otto miliardi di umani vi sarebbero gravi perdite di fonti alimentari essenziali”.
Un effetto domino, in sostanza. Qual è il ruolo, per esempio, delle termiti e formiche?
“In meno di un anno, eroicamente, riescono a trasformare terre sterili in coltivabili, oltre che impedire ai deserti di espandersi. Non solo, ma senza numerosi insetti predatori, prolificherebbero organismi nocivi che danneggiano colture e foreste. Proprio quelle foreste che si devono proteggere. Gli insetti, quindi, svolgono il ruolo di ‘pesticidi’ naturali, senza che si ricorra a sostanze chimiche, facendo risparmiare tanti quattrini e riducendo i residui tossici”.
Le farfalle continueranno a volare?
“Sono la metafora della vita… In Italia vi sono 289 specie delle quali 18 in pericolo di estinzione. Il cambiamento climatico e la sottrazione degli habitat naturali, li sta rendendo ad alta vulnerabilità. Bisogna fare di tutto per salvarle, non foss’altro per il loro inestimabile valore estetico e poetico”
Allora, cosa fare per fronteggiare l’agonia degli insetti?
“Ridurre drasticamente le emissioni nocive a livello globale, anche tutelando le foreste e piantando tantissimi alberi. Nel tentativo di proteggere gli impollinatori, l’Unione Europea ha messo al bando quasi tutti i pesticidi neonicotinoidi, che sono certamente concausa del declino di insetti e uccelli. Ha pure raccomandato la tutela di un maggior numero di aree naturali come rifugio per la microfauna, nonchè controlli stringenti per le specie esotiche, oltre alla richiesta di riduzione dell’uso dei pesticidi e fertilizzanti di sintesi. Se poi si riuscisse a smettere di usare i pesticidi per scopi estetici, per esempio nei prati o al margine delle strade, sarebbe una ‘benedizione’. Tutti ne trarrebbero vantaggi. Un tempo masserie e fattorie erano delimitate da terreni incolti, ottimo riparo per la microfauna; oggi, ogni palmo di terreno è coltivato e questo non va bene. Per incrementare la consistenza della fauna, non solo invertebrata, è necessario il ripristino di siepi di flora autoctona che dividano i campi, rispettare la vegetazione naturale lungo i corsi d’acqua e le strade, creare/lasciare nuclei sparsi di varia vegetazione in maniera naturale; infine, tornare a tipi di conduzione agricola più rispettosa degli equilibri degli ecosistemi”.
Suggerimenti, per il bene dell’umanità, su come evitare l’estinzione