Taranto – Liberi e pensanti: “Non è solo Ilva ad inquinare”
Era il 19 maggio 2015, durante un’attività di travaso gasolio tra due casse di deposito combustibile all’interno della Portaerei Cavour, ormeggiata nella Stazione Mar Grande di Taranto, a causa del malfunzionamento di una sonda di livello, si verificò una accidentale fuoriuscita in mare di gasolio. Il Comando Marittimo Sud comunicò quanto segue attraverso un comunicato: “al verificarsi dell’evento, seppur circoscritto e di lieve entità, il comando di bordo ha prontamente allertato il comando della Base Navale che ha provveduto all’immediato contenimento del piccolo specchio d’acqua interessato tramite la stesura di barriere antinquinamento” e aggiunsero che l’intervento di mezzi specializzati, consentì la bonifica dell’area in poco più di un’ora. Fu questo Comitato, attraverso un comunicato stampa, il 20 maggio 2015, a comunicare che: “Le attività di bonifica in mare continuano ancora in questo momento, sono tutt’altro che concluse. E’ questo l’allarmante retroscena celato dietro le poche righe con le quali il Comando Marittimo Sud della Marina Militare ha liquidato ieri, 19 maggio, la perdita di combustibile dalla portaerei Cavour. Da notizie in nostro possesso, l’attività di recupero non sarebbe ancora stata ultimata. La bonifica in mare è ancora in corso. Ci domandiamo perché la Marina Militare non debba informare con puntualità la città su ciò che sta accadendo all’interno della base navale di Taranto”. In tale occasione, “in un’ora” come affermò il Comando Marittimo, furono raccolti circa 15.000 litri di carburante e fu avanzata anche un’interrogazione parlamentare. Ieri, 20 gennaio 2016, durante le operazioni di rifornimento combustibile della portaerei Cavour, ormeggiata nella Stazione Navale Mar Grande di Taranto, il Comando Marittimo Sud comunica che si è verificata “una limitata fuoriuscita di carburante confinata all’interno delle barriere galleggianti antinquinamento”, che “è in corso l’intervento dei mezzi navali specializzati per la raccolta di idrocarburi a mare e la bonifica dello specchio d’acqua interessato” e che “le problematiche tecniche sono in corso di accertamento”. Ci troviamo ad affrontare lo stesso episodio dello scorso maggio? Ci pare un film già visto, in cui pensiamo che minimizzare non sia conciliabile con un rapporto corretto e onesto tra la Marina e la città che ne ospita la più grande e importante base navale. Soprattutto se si dovesse nuovamente riscontrare che ciò che si racconta non risponde alla realtà dei fatti. I tarantini hanno il diritto di conoscere cosa accade sul proprio territorio, soprattutto se è in gioco la salubrità dell’aria, della terra e del mare. Senza semplificazioni o silenzi. Vale per la grande industria come per la Marina Militare. Assurdo è leggere, ancora oggi, associazioni che dovrebbero promuovere il territorio disposte a difendere un soggetto che si è palesato per l’ennesima volta indifendibile, anteponendo altri obiettivi (?) anziché schierarsi a difesa della propria terra.
E’ evidente che tra un Campo Boe Eni posizionato al centro della rada e in prossimità dei pali dei mitili in Mar Grande, un pontile petroli in zona Chiapparo ad utilizzo della Marina Militare e la realizzazione del Progetto Tempa Rossa che comporterà un consistente incremento del traffico di petroliere ogni anno, aumenterebbero le probabilità di incidenti con gravi conseguenze sulle risorse ittiche marine e sul nostro mare. Questo è statisticamente dimostrato, come riportato nella relazione ISPRA (ISPRA 2011 – “Sversamenti di prodotti petroliferi: sicurezza e controllo del trasporto marittimo”). Il Porto di Taranto potrebbe essere così destinato a battere il record italiano per incidenti con sversamento di derivati petroliferi in mare, il cui rischio è già attualmente molto elevato e da noi ritenuto in questo momento inaccettabile. Auspichiamo che Istituzioni , organi di controllo preposti e autorità cittadine, intervengano e verifichino l’ennesimo sversamento e cosa stia avvenendo in queste ore nella base navale, che ne diano pronta comunicazione alla cittadinanza, perché quel mare, in cui quelle navi sono ospiti, appartiene ai tarantini e nessuno deve sentirsi esente da colpe. Noi non accetteremo neanche lo 0,001% in più di inquinamento, in particolare da parte di coloro che hanno da oltre un secolo occupato la nostra città, distrutto il Mar Piccolo e innalzato il muro della vergogna!