Condannato a 2 anni e 8 mesi giovane di Martina per aver causato un incidente mortale presso Laureto

Il Tribunale di Brindisi ha portato a sentenza il processo a carico di un giovane di Martina Franca, accusato di omicidio stradale colposo nei confronti di un uomo di Fasano di 60 anni, Antonello Savoia. All’imputato è stata anche comminata una provvisionale complessiva di 135 mila euro da versare ai figli e ai fratelli di Savoia.
I fatti risalgono al 16 luglio 2023. La strada sulla quale la fatalità occorse la Statale 172, che da Fasano sale in direzione Locorotondo, passando dalla frazione di Laureto. E nessun termine pare davvero più consono di questo, perché la concatenazione di eventi che determinarono l’incidente mortale sono davvero notevoli nella loro tragicità.
L’auto guidata dal giovane martinese, infatti, incappò in un masso caduto dal fianco della collina e, passando sopra lo stesso, vide compromessa la tenuta della coppa dell’olio del motore, che si disperse lungo la strada. Fermatosi nei pressi del punto incriminato, egli avrebbe commesso l’errore di posizionare il triangolo di emergenza dopo la macchia d’olio e non prima.
Sul luogo sopraggiunse, pochi minuti dopo, a bordo della sua potente moto da cross, il commerciante fasanese. Savoia era un guidatore di grande esperienza ma questo non gli permise di evitare di cadere rovinosamente a terra, rimediando devastanti fratture al cranio, pur a dispetto del casco indossato.
La perizia ha poi stabilito che egli viaggiasse a 57 km orari in quel tratto, poco oltre il limite consentito, ma senza che quello scarto possa essere ritenuto decisivo per il suo decesso, che sarebbe avvenuto comunque, così almeno è stato stabilito. In più, al guidatore dell’auto che aveva maturato il guasto, si imputa appunta il posizionamento errato del triangolo.
Il giudice del tribunale brindisino ha ritenuto non solo che l’accusa del quale il guidatore fosse gravato fosse fondata, ma ha addirittura incrementato sensibilmente la pena a suo carico. Il pubblico ministero e l’avvocato di parte civile avevano chiesto nei suoi confronti, infatti, una pena di 18 mesi, che in sede di giudizio sono lievitati a ben 32.
Certamente l’imputato, per il quale il suo legale aveva chiesto l’assoluzione, ricorrerà in Appello.
La valutazione pare effettivamente assai severa, poiché sembra non tenere il alcun conto il fatto che il guidatore dell’automobile non abbia fatto disperdere l’olio per una sua negligenza, ma a causa di un urto del quale si dovrebbero ritenere responsabili, al limite, gli organi preposti alla manutenzione e alla sicurezza della strada in questione.
Il posizionamento errato del triangolo non pare davvero giustificare una pena tanto severa, per una vicenda della quale anch’egli era stato, in fondo, una vittima.