Aggressione nel carcere di Taranto ai danni dell’autore di un femminicidio

Una decina di detenuti del carcere di Taranto si sono resi autori di una selvaggia aggressione ai danni di Albano Galati, il 56enne originario di Taurisano (LE) che lo scorso anno si era reso autore della brutale uccisione della compagna Aneta Danelczy, ed era stato per questo recluso nel carcere di Foggia.
Trasportato a Taranto in vista dell’udienza preliminare tre settimane fa, Galati sarebbe stato accolto con ingiurie pesanti e poi selvaggiamente picchiato da una decine di persone, che lo avrebbero preso di mira secondo quella che è la regola notoriamente vigente nelle carceri, secondo la quale i responsabili di crimini particolarmente efferati, come l’uccisione di donne e bambini, risultano del tutto indesiderati, ripudiati, dagli altri detenuti.
I familiari di Galati, anche per mezzo dei legali che lo assistono, hanno intenzione di chiedere conto dell’accaduto al Dipartimento Amministrativo Penitenziario. “Un episodio di violenza selvaggia, che poteva e doveva, dunque, essere prevenuto da chi ne aveva il compito ed il potere”, hanno commentato gli avvocati di Albano Galati, Luca Puce e Davide Micaletto. “A distanza di una settimana, il 56enne presentava “i segni della violenza sul viso, deambulando e respirando a fatica, e col morale a pezzi”.