Addio a Vito Ditano, leggenda fasanese del ciclocross internazionale

E’ scomparso questa notte, nella sua abitazione di Pezze di Greco, frazione di Fasano, Vito Ditano, un nome di culto per gli appassionati del pedale, protagonista di una disciplina certamente più di nicchia rispetto al ciclismo su strada, il ciclocross, nella quale egli seppe distinguersi a livello assoluto negli anni ’80, conquistando due titoli di campione del mondo.
Il ciclocross non riserva ai suoi attori le luci della ribalta, e men che meno i soldi, che guadagnano gli assi del ciclismo su strada, essendo seguita per lo più in un numero limitato di Paesi quali Olanda e Belgio soprattutto. Ecco, queste nazioni riescono a monopolizzare spesso i podi delle competizioni internazionali, ed hanno un numero di atleti competitivo tale da poter schierare più squadre ugualmente forti.
Poche nazioni, e pochi corridori, hanno rotto il monopolio di queste nazioni. Fra questi, il fasanese Vito Ditano, 70 anni compiuti lo scorso settembre, appena un mese dopo aver ricevuto la più dolorosa delle notizie sulla propria salute che si possano ricevere, un cancro maligno al polmone.
Vito, che 10 anni fa aveva perduto la moglie per un brutto male, parlando pubblicamente della malattia proprio in occasione del genetliaco, sembrava quasi più dispiaciuto per i suoi tre figli, Mariagrazia, Alessandro e Sara, che già avevano dovuto gestire la malattia mortale della madre Lella, che per se stesso, lui che, da molti anni conviveva con un’altra malattia severa, la sclerodermia, che non gli aveva impedito, e ci teneva tantissimo, di continuare a praticare assiduamente il suo amato sport.
“Questo è il terzo mondiale che voglio vincere, per i miei figlie e i miei amati nipoti”, aveva dichiarato coraggiosamente, parlando della sfida durissima che avrebbe dovuto affrontare.
Vito ricordava con orgoglio un’infanzia che lo aveva costretto fin da subito a diventare uomo, a causa della separazione dei genitori. Licenza elementare e poi a lavorare subito come muratore. Poi la vincita di un concorso nelle ferrovie, perché di ciclocross, pur avendo una bacheca stracolma di titoli, in Italia in quegli anni non si poteva vivere non facendo altro.
Al 1979 e al 1986 risalgono i due titoli come campione del mondo, mentre 6 furono i successi nel campionato italiano, sempre nel ciclocross. Perché, dopotutto, mangiare fango, ridursi ad una maschera di fango, come accade frequentemente agli interpreti di questa disciplina, che si svolge sui sentieri di terra, e negli acquitrini, durante la stagione invernale, non è tanto diverso dallo sporcarsi completamente di calce.
Ma almeno, si respira il profumo della libertà.