Deficit della sanità pugliese in calo nel 2023, verso l’azzeramento nell’anno in corso
Iniziato nell’ormai lontano 2010, il piano di rientro al quale è sottoposta la regione Puglia per il deficit sanitario ha previsto una vera e propria cura da cavallo, col disboscamento di tanti ospedali attuato prima dalla giunta Vendola e poi da quella Emiliano, ma sarebbe giunto agli sgoccioli. Questo potrebbe infatti essere l’ultimo anno nel quale è chiesto uno sforzo “per tirare la cinghia”.
Nel 2023, infatti, il deficit registrato è stato di circa 39 milioni di euro, crollando vertiginosamente dal picco di 455 milioni registrato l’anno precedente.
Nella congiuntura del 2022 ci si erano messi di mezzo i costi per l’energia, saliti alle stelle per le crisi internazionali, e le spese per la questione Covid19. Si dovette allora fare ricorso allo stop alle assunzioni, alle restrizione in materia di spesa farmaceutica, ed anche alla riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, il che volle ha significato ulteriori tagli di prestazioni negli ospedali. Pensiamo al taglio di ginecologia nell’ospedale di Francavilla Fontana, nota stonatissima e dolente a dir poco del piano regionale, che ha lasciato al solo ospedale Perrino l’onere di fare da punto nascita per l’intera provincia di Brindisi.
Nel 2023 il deficit si è assestato invece su un residuo di 39 milioni di euro, derivante da un aumento della spesa per l’Assistenza Psichiatrica, per quella residenziale e per quella legata agli indennizzi a soggetti danneggiati da vaccinazioni e trasfusioni. La Regione pianifica a questo punto un rientro definitivo dal deficit per gli inizi del prossimo anno, ma rivendica anche che il piano di rientro sarebbe stato ottenuto rispettando i Livelli Essenziali di Assistenza, come certificato dal Ministero della Salute.
Anche su questo ci sarebbe da obiettare, almeno, la situazione di Brindisi, dove i posti letto sono circa 2,7 ogni mille abitanti, a fronte di un requisito minimo di 3,7. Resta poi la problematica della fuga dei medici dalle strutture ospedaliere pubbliche, e del conseguente aumento dei tempi di attesa per le prestazioni. Problema nazionale, è vero, ma che l’assessore alla Sanità Rocco Palese intende affrontare, prima che con un piano di assunzioni, abbattendo il nodo delle liste d’attesa, condizionato a suo dire da un’organizzazione frammentata, dalla mancanza di un Centro Unico di Prenotazione regionale, che la l’Ente si sta premurando di realizzare.