Sull’Autonomia differenziata è muro contro muro anche dalle sponde pugliesi dei due schieramenti
Duro botta e risposta sulla tematica dell’autonomia differenziata, con riferimento al ddl “Calderoli” in fase di approvazione in Parlamento, fra gli esponenti del centro-sinistra e del centro-destra regionale pugliese.
Ad aprire le schermaglie, ci ha pensato il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo, il quale ha dichiarato: ” “Ma Emiliano che oggi, all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar per la Puglia, ha sproloquiato sull’autonomia differenziata, è lo stesso Emiliano presidente di quella Giunta regionale pugliese che ha adottato la Dgr 24 luglio 2018 n. 1358 avente per oggetto la ‘Redazione di una proposta di iniziativa per la determinazione di forme e condizioni particolari di autonomia della Regione Puglia sulla base dell’art. 116, comma 3, della Costituzione. Avvio Procedimento?’”.
Zullo ha poi aggiunto: “Credo che Emiliano conosca bene D’Alema non solo per i ruoli autorevoli che quest’ultimo ha giocato nella storia del nostro Paese, ma anche per averlo indagato da magistrato nell’indagine Arcobaleno. E se lo conosce sa bene che l’autonomia è stata introdotta dal governo D’Alema con la modifica del titolo quinto della Costituzione, quella modifica a cui fa riferimento la citata delibera 1358/2018”. “Emiliano – prosegue il parlamentare di FdI – conosce anche Enrico Letta, che con il suo Governo, nella legge finanziaria del 2014, ha dato attuazione all’autonomia. E sicuramente, quando Emiliano un anno fa votava Bonaccini alle primarie del Pd sapeva che Bonaccini ha sottoscritto un’intesa sull’autonomia con Gentiloni, altro esponente del Pd, allora presidente del Consiglio dei ministri. Ora – conclude Zullo – come può essere credibile Emiliano con riferimento all’autonomia?”.
Non si è fatta attendere la replica del fronte del Partito Democratico, con una una nota congiunta dei deputati pugliesi Claudio Stefanazzi, Ubaldo Pagano e Marco Lacarra:
“Anzitutto, da quello che ci risulta, l’On. D’Alema non è mai stato iscritto nel registro degli indagati dell’inchiesta “Arcobaleno”. E solo per questo Zullo meriterebbe una bella querela.
In secondo luogo, dimostra (anche qui, malgrado i tanti anni di politica alle spalle) di sapere ben poco di Costituzione. D’Alema era presidente del Consiglio quando fu modificato il Titolo V e inserita la possibilità (e non certo l’obbligo) di riconoscere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in costituzione. Fu il Parlamento – perchè è sempre il Parlamento – a modificare e approvare quella riforma costituzionale.
“Riguardo al dibattito interno al centrosinistra, l’On. Zullo dice l’ennesima consapevole bugia. Fa finta ad esempio di non sapere che il Partito Democratico è compattamente contrario alla riforma Calderoli,
anche il presidente Bonaccini che infatti non ha mancato di dirlo proprio durante la campagna per la segreteria nazionale del PD. Certo, questo allineamento è avvenuto dopo un dibattito che ha visto
contrapporsi posizioni diverse (sull’autonomia in sé, non sul mostro giuridico di Calderoli). Forse è questo l’aspetto – quello della democrazia – che stranisce di più Zullo, considerato che dalle sue parti a decidere per tutti è sempre uno.
“A ciò si aggiunga che il Presidente della Regione Puglia non ha formulato critiche alla legge Calderoli durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar Puglia a Bari di oggi. Emiliano si è
limitato a considerare, davanti ai magistrati amministrativi, tutti i rischi di inevitabile aumento del contenzioso giudiziario che seguirà all’autonomia differenziata di una o più regioni.
Per un motivo molto semplice: se le regioni saranno libere di legiferare a modo proprio su tante materie, sarà lecito aspettarsi che lo facciano in maniera anche molto diversa tra loro. Cosa vorrà dire in termini di legittimità di tutti gli atti amministrativi che saranno adottato sulla base di queste leggi? Solo un aumento esponenziale delle ragioni di controversia per contrasto con le leggi statali e le direttive europee.”
Il variegato contingente ferocemente contrario al ddl “Calderoli” affila le armi già per quella che sarà, verosimilmente, la battaglia delle battaglie della politica italiana dell’era “Meloni”: quella del referendum confermativo.
”