Foggia: Scoperto stalker grazie ai servizi di controllo. Arrestato
Foggia: Il personale della Polizia di Stato della Questura di Foggia, impiegato nel servizio di ordine pubblico e sicurezza collettiva finalizzato al rispetto della legalità nelle serate della c.d. “Movida” ha tratto in arresto un uomo di 55 anni, colto in flagranza del delitto atti persecutori nei confronti della sua ex compagna.
Gli agenti udivano le grida di aiuto di una donna che si trovava a bordo della sua autovettura, preceduta da un’altra auto a bordo della quale si trovava il suo persecutore.
Emergeva che l’uomo aveva sottratto alla donna il telefono cellulare allo scopo di farsi seguire e chiarire la loro relazione sentimentale che la donna, già qualche settimana prima, aveva manifestato di non voler più continuare.
La donna, convintosi a presentare in quella stessa sede una querela per le violenze subite, raccontava di essere stata vittima, nell’arco degli ultimi sei mesi, di atti persecutori da parte dell’uomo, mosso da una irrefrenabile gelosia e desiderio di possesso. Secondo quanto rappresentato nella querela, il suo ex compagno, per tutta la durata della loro relazione, le controllava ininterrottamente tutti i contatti telefonici, arrivando anche a cancellare intere conversazioni intrattenute dalla donna sui vari social e, persino, gli stessi numeri telefonici.
Sempre secondo quanto rappresentato nella querela, l’odierno indagato si era spinto fino a cronometrare il tempo di spostamento che la sua ex compagna impiegava per fare le sue commissioni. L’uomo era arrivato anche a pedinare la donna, così come accaduto proprio la sera dell’arresto. Come effetto di queste condotte controllanti, la donna, che ormai sentiva di dover organizzare la propria quotidianità in funzione delle pretese dell’uomo, aveva finito per rimanere isolata.
La donna, a causa delle condotte persecutorie dell’uomo, spintesi in un caso ad una vera e propria aggressione fisica, era sprofondata in uno stato di forte soggezione psicologica e di ansia tali, da dover sentire l’esigenza di rivolgersi ad un Centro Antiviolenza cittadino. Solo al termine di questa drammatica relazione la donna, avendo recuperato spazi di libertà, fino a quel momento negati, era riuscita finalmente a presentarsi presso un CAV