Taranto – L’omaggio in tarantino ad Ernesto, Re dei panzerotti. Leggi la poesia
Siamo venuti in possesso di una poesia a firma Vincenzo Laruccia, in vernacolo, dedicata ad Ernesto, il re dei panzerotti, venuto a mancare qualche giorno fa. La notizia della morte di Ernesto ha scosso tarantini e non. Tutti lo ricordano come una persona meravigliosa, e per la sua maestria nella preparazione dei panzerotti, tanto da meritare l’appellativo di “Re”. Ernesto era amato da grandi e piccini, tanto da essere ritenuto in città un’icona, un’istituzione. I tarantini, in particolare un tarantino, hanno voluto ricordarlo così, con una poesia profonda, per omaggiare un uomo che difficilmente sarà dimenticato. Riportiamo integralmente la poesia, che abbiamo anche provato a tradurre.
Erne’, non n’ se nind
nuje cu te am’ cresciut’
c’u cavete o c’u vind
da te am’ venut’
appen’ s’arrivav’
quell’angolo lucente
‘u profum’ aricreav’
s’impossessav’a mente
stasera panzerotto
da Ernesto n’ vedime
come fosse un motto
a ci arrivav’apprime
ca jeve chine chine
bollent’ fin’a suse
palat’ sopraffine
bruciavan’ l’ muse
ma prima a fa ‘na cosa
apré buen’ l’ jamme
ca c’ te mitt’in posa
t’inzive fin’anganne
mo i Santi Pietro e Catavte
ca fann’ l’ sgorrott’
“Erne’, cavte cavte,
n’a fa l’ panzerott?”
TRADUZIONE
Ernesto, non ne sai nulla
noi con te siamo cresciuti
con il caldo o con il vento
da te siamo venuti
appena si arrivava
quell’angolo lucente
il profumo inebriava
si impossessava della mente
stasera panzerotto
da Ernesto ci vediamo
come fosse un motto
a chi arrivava prima
che era pieno pieno
bollente sino a sopra
palato sopraffine
bruciavano le labbra
ma prima devi fare una cosa
devi aprire bene le gambe
che se ti metti in posa
ti sporchi fino in gola
Ora i santi Pietro e Cataldo
che fanno gli sgorroti
“Ernesto, caldi caldi, ci fai i panzerotti?”