Picchia la moglie davanti a estranei e i figli. Allontanato da casa un uomo di Carovigno
Accertati 25 episodi di violenza, con minacce anche attraverso chiamate, SMS e Whatsapp
Dopo indagini andate avanti per un centinaio di giorni, ieri sera gli agenti del Commissariato di Ostuni hanno allontanato dalla casa in cui risiedeva a Carovigno (Br) un uomo, L.G., con l’accusa di lesioni, minacce e violenza a sua moglie. Di seguito il racconto ceh dell’operazione fa il dirigente Francesco Angiulli, Vice questore Aggiunto del Commissariato di Ostuni:
Si comunica che nel tardo pomeriggio di ieri, a conclusione di articolate, delicate e pazienti indagini condotte dal Commissariato di P.S. di Ostuni (protrattesi per circa tre mesi, col coordinamento del Sost. Proc. dott. Pierpaolo Montinaro), personale di questo Ufficio (con la collaborazione dei Militari della Stazione Carabinieri di Carovigno), ha dato esecuzione al provvedimento di cui all’oggetto, mediante notifica all’interessato, indiziato dei seguenti delitti:
– artt. 61 n.11/quinquies, 81, 572, 610 c.p.;
– artt. 81, 582, 585 c.p., in rel. all’art. 576, co. 1 n. 5 c.p.
Al momento dell’allontanamento dalla casa familiare, gli operanti hanno posto in debito risalto ad L. G. che, in forza del provvedimento notificatogli, il giudice ha disposto “… la misura coercitiva personale dell’allontanamento dalla casa familiare sita in Carovigno (BR), prescrivendo allo stesso di lasciare immediatamente la casa familiare (ovvero di non farvi rientro qualora già allontanatosi) e di non accedervi, neppure temporaneamente senza l’autorizzazione del Giudice che procede, nonché di non avvicinarsi ai luoghi frequentati abitualmente dalla moglie, mantenendo da essa una distanza non inferiore ai 300 metri, e con divieto di comunicare con la stessa anche in forma scritta, a mezzo del telefono o della rete internet”.
Al momento del suo materiale allontanamento (recando seco le proprie masserizie) L. G. è stato debitamente reso edotto, personalmente dal Dirigente di del Commissariato di P.S., recatosi sul posto, del fatto che ogni trasgressione della misura coercitiva imposta, sarà sanzionata, ex art. 276 c.p.p., con la sostituzione della predetta misura cautelare con altra più severa, ovvero, l’aggravamento con la custodia in carcere.
Le indagini erano state avviate circa tre mesi orsono, allorché la vittima (di anni 37), presentatasi in Commissariato, timidamente e con esitazioni, aveva solo avuto la forza di riferire all’Ufficio Denunce di non essere più in grado di reggere una situazione definita “insostenibile”. Solo qualche giorno dopo, evidentemente all’esito di altri maltrattamenti, convinta anche dagli operatori del centro antiviolenza di Brindisi ove nel frattempo si era anche recata, la donna era tornata in Commissariato ove aveva depositato una prima denuncia. Si è trattato solo della prima, visto che hanno fatto seguito altre ben dieci integrazioni, nell’ambito delle quali la malcapitata ha progressivamente resi noti circa venticinque episodi caratterizzati da inaudite violenze, spesso subite nelle mura della casa familiare (dalla quale ieri è stato allontanato), in presenza di estranei e, purtroppo, anche dei due figli minori. A fini di tutela, la vittima è stata ascoltata dai poliziotti nella massima riservatezza, curando di raccogliere le dichiarazioni facendo in modo che nessuno sapesse della sua presenza in Commissariato (la sua vettura, veniva parcata all’interno del Commissariato di Ostuni); malgrado ciò, talvolta, il coniuge era riuscito a sapere della sua presenza in Ufficio.
Tali denunce-querele, hanno consentito di far emergere innumerevoli episodi caratterizzati da inaudita violenza, fisica e verbale, minacce gravi, anche telefoniche (attraverso una sequela impressionante di telefonate, SMS e Whatsapp), sfociati in lesioni medicate in pronto soccorso. Basti pensare che la vittima, circa un mese fa, era stata letteralmente cacciata di casa, in malo modo dal marito (che aveva fatto sostituire le serrature e liberato la casa dagli effetti personali della donna, buttandoli impietosamente in strada), ed aveva riparato con i figli minori nella casa della di lei madre; il marito, contemporaneamente, aveva accolto in quella stessa casa di famiglia, una donna straniera che la moglie, casualmente, introdottasi in casa (approfittando dell’assenza del marito e del fatto che lo stesso aveva dimenticato la chiave nella serratura), aveva sorpreso mentre dormiva nel letto coniugale. Purtroppo, proprio in quell’esatto frangente, il marito l’aveva sorpresa e fortemente castigata, afferrandola violentemente per il collo e per un braccio, rimettendola alla porta. “COME TI SEI PERMESSA DI ENTRARE IN CASA, BRUTTA STRONZA!!NON TI PERMETTERE PIU’!!”.
Per effetto di tutti gli episodi patiti, tutti cronologicamente e singolarmente ricostruiti dai poliziotti, il Giudice per le Indagini Preliminari dott. Maurizio SASO ha così sintetizzato “… la umiliava costantemente con epiteti quali “puttana, troia, … omissis…, merda, stronza, infame”, la minacciava di ucciderla (ti ammazzo, ti spezzo le ossa), di toglierle i bambini, la lasciava fuori dall’abitazione coniugale, cambiando la serratura di ingresso e costringendola ad andare a dormire altrove con i bambini, le inviava numerosi messaggi telefonici (una quantità impressionante di SMS e Whatsapp) dal contenuti ingiuriosi e minacciosi, in un’occasione la strattonava con violenza e la percuoteva al volto, cagionando le anche lesioni, sottoponendola, in tal modo, a vessazioni fisiche e morali. Commettendo tali fatti anche in presenza dei figli minori…”.
Tra gli ultimi episodi (che in questa sede, anche per decenza, si ritiene di soprassedere dall’enunciazione), quello del 23 giugno 2014: L. G., in presenza dei bambini, cagionava alla moglie lesioni, consistite in dolore alla regione latero-cervicale sinistra e al braccio destro, con prognosi di gg. 4, avendola schiaffeggiata e strattonandola, nonché traumatizzata all’avambraccio e polso destro.
Il GIP dott. Maurizio SASO, ritenendo affidabile e grave il quadro indiziario così come ricostruito e tracciato dagli investigatori del Commissariato di P.S. di Ostuni, ha disposto la misura coercitiva eseguita ieri pomeriggio, tale da consentire alla vittima di poter finalmente rientrare nella casa di famiglia, assieme ai due bambini, lasciando così la casa dei nonni, sistemazione di fortuna.
Dall’ordinanza cautelare del dott. Maurizio SASO, testualmente: “Le dichiarazioni della persona offesa appaiono coerenti e senza alcun sospetto di intenti calunniatori, e trovano conferma nella stampa dei messaggi inviatile dal marito, nelle numerose relazioni di servizio, nel certificato medico prodotto, e nelle dichiarazioni delle persone informate dei fatti, che avevano assistito ad alcuni episodi di maltrattamento della donna. Appare fuori di dubbio che le condotte seriali poste in essere dall’indagato siano riconducibili alla fattispecie ipotizzata, ed in particolare a quella di maltrattamenti in famiglia. Trattasi, infatti, di una serie reiterata di episodi vessatori e umilianti, che integrano pacificamente la fattispecie criminosa rubricata, avendo determinato nella persona offesa uno stato di frustrazione tale da dover rivolgersi all’Autorità. I racconti, oltre a trovare riscontri obiettivi ed esterni (certificato medico, dichiarazioni dei familiari), appaiono coerenti e prive di un evidente intento calunniatorio. Le condotte seriali poste in essere dall’ indagato appaiono, senz’altro, riconducibili alla fattispecie ipotizzata ed, in particolare, a quella di maltrattamenti in famiglia. Trattasi, infatti, di una serie reiterata di episodi vessatori e umilianti, che integrano pacificamente la fattispecie criminosa rubricata…. rende edotto l’indagato che ogni trasgressione della misura coercitiva imposta potrà essere sanzionata ex art. 276 c.p.p. con la sostituzione della predetta misura cautelare con altra più severa…”.
Si ritiene, infine, che le indagini abbiano anche consentito di mettere in risalto l’indole particolarmente dell’indagato, incline all’uso della minaccia e della violenza, come forma di coartazione psicologica sulla vittima, ponendo in essere una forma di pressione tesa a limitare grandemente la sua libertà e la tranquillità attraverso una lunga serie di episodi, posti in essere da motivi futili. In sintesi, una personalità tale da agire in spregio delle regole del vivere civile del semplice rispetto dovuto alla dignità di ogni singola persona. La reiterazione delle condotte, inoltre, può essere intesa quale indice di una personalità proclive all’altrui persecuzione mediante la sistematica attività vessatoria, sfociante in un crescendo progressivo di condotte violente e minacciose, tali da indurre la vittima a presagire conseguenze ben più gravi.
La vittima è assistita dall’avv. Nicolangelo Zurlo; l’indagato, dall’avv. Marco Nacci, da Ostuni, del foro di Brindisi.
La casa di famiglia, nuovamente e legittimamente restituita al possesso della “padrona di casa”, viene costantemente vigilata dagli uomini della Volante. Si precisa che nell’ambito dell’intera, intricata questione, i poliziotti non hanno avuto alcun contatto con i bambini”.