Taranto – Vendetta trasversale omicidio Galeandro: condannati padre e figlio
TARANTO – Condannati Angelo Galeandro di 72 anni e il figlio Alberto di 33 anni per minaccia a mano armata. La sentenza emessa dal gup del tribunale di Taranto Dr. Martino Rosati, nel processo con rito abbreviato, ha riformulato le accuse originarie di tentato omicidio e porto di armi abusivo.
Il 7 giugno 2017 i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Taranto e della Compagnia di Manduria avevano tratto in arresto padre e figlio con l’accusa di concorso in tentato omicidio e detenzione e porto abusivo di arma da sparo, dando esecuzione ad una Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Taranto, dott. Giuseppe Tommasino, su richiesta del P.M. della Procura della Repubblica, la dott.ssa Antonella De Luca.
Le indagini avevano preso l’avvio dopo una denuncia ai carabinieri del 27 marzo 2017 presentata da un 33enne pulsanese, fratello di un soggetto detenuto in carcere per l’omicidio di Francesco Galeandro (l’articolo completo a questo link), figlio di Angelo Galeandro e fratello di Alberto Galeandro.
A seguito delle indagini sui due gravavano indizi di grave colpevolezza, che nel pomeriggio di quello stesso giorno a bordo della loro autovettura, si erano recati in un’azienda edile di Pulsano in cui stava lavorando il denunciante.
Quel giorno Alberto Galeandro, dopo essere sceso dal veicolo, aveva puntato contro la vittima una pistola e quest’ultima era riuscita a sottrarsi all’azione ostile gettandosi a terra e poi nascondendosi dietro alcuni blocchi di cemento, riuscendo poi ad allontanarsi. Alberto Galeandro, richiamato dal padre Angelo che temeva l’arrivo dei Carabinieri, si erano poi dileguati in auto.
Le immagini dei sistemi di video-sorveglianza presenti in azienda, avevano ripreso l’arrivo del titolare dell’azienda nel luogo in cui si stava per compiere l’azione delittuosa e avvalorarono l’ipotesi che la vittima dell’agguato approfittando di un momento di distrazione, si era data alla fuga nei campi riuscendo così a sfuggire ai due attentatori.
Il movente di quell’azione era la ritorsione al fratello del killer di Francesco Galeandro, ucciso il 22 luglio 2016 in una guerra tra clan nella spartizione del territorio pulsanese per lo spaccio di droga e si inseriva in una lunga sequenza di eventi criminali fra cui danneggiamenti, aggressioni e pestaggi a carico di parenti o persone vicine ai presunti responsabili dell’omicidio.
Angelo Galeandro e il figlio Alberto sono stati condannati rispettivamente a scontare 4 anni di reclusione e 3 anni e 8 mesi.