Mons. Santoro: “L’ambiente non venga sacrificato ad uno sviluppo industriale dissennato: la vera vittima sarebbe l’uomo”
Mons. FILIPPO SANTORO
Arcivescovo Metropolita di Taranto
Messa del precetto Pasquale nello Stabilimento ILVA 1 Aprile 2015
Mercoledì della Settimana Santa: Maestro dove vuoi che prepariamo la Pasqua?
Un saluto cordiale innanzitutto a voi operai e attraverso di voi alle vostre famiglie. Saluto il cappellano Padre Nicola Preziuso e tutti i sacerdoti presenti che sono in questo in mezzo a voi per il sacramento della Confessione.
Un rispettoso e cordiale saluto al Ministro dell’Ambiente, tutela del territorio e del mare l’onorevole Gianluca Galletti.
Saluto i commissari Ilva nominati dal Ministero dello Sviluppo Economico i dottori Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi. Saluto Sua Ecc.za il prefetto Umberto Guidato e tutte le autorità civili e militari presenti.
Omelia
Cari amici,
in questi ambienti insoliti per la liturgia diamo inizio ai riti della Settimana Santa tarantina. Nell’acciaieria dell’Ilva che poco ha a che fare con la bellezza delle nostre chiese consacrate al culto, si celebra il precetto pasquale nella speranza annuale che le fredde lamiere sconsacrate possano ricevere presto la consacrazione a tempio, con l’olio della dignità per il lavoratore e della sicurezza.
Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, prima ancora della nota del tradimento di Giuda che rappresenta il dramma del peccato e il mistero del cuore dell’uomo, c’è una domanda che i discepoli pongono al Signore.«Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?» (MT 26,17). Il Signore ha le idee chiare perché sembra già aver provveduto: perché l’amore di Dio ci precede sempre. L’amore di Dio viene prima di noi.
Infatti risponde: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”» (Mt 26,18)
Mi permetto anche io di chiedere al Signore: “Dove vuoi che celebriamo la Pasqua con te? Dove dobbiamo prepararla?”
Il Signore oggi mi dice di cominciare a prepararla da qui, dall’Ilva, da questo luogo che è simbolo ormai internazionale di questioni complicate e dolorose, da questo luogo che per la politica rimane un grande punto di domanda, mentre per me, per la Chiesa quindi, prima ancora di essere un grande problema è il luogo dove ci sono delle persone, tanti volti, tante famiglie, tanti giovani.
Maestro ti porto io a celebrare la tua Pasqua, il tuo passaggio. Entriamo sì in questo capannone, ma idealmente il Maestro si siede al tavolo della vostra casa, intorno a quel tavolo dove probabilmente avete parlato alla vostra famiglia di un eventuale licenziamento, della cassa integrazione, del contratto di solidarietà, di uno sciopero… In questo colosso che sforna acciaio è probabile che difficilmente la fantasia ci aiuterà a pensare alle vostre dimore. Magari in quella stessa casa c’è un ammalato per via dell’inquinamento, forse sotto sotto quella luce domestica si consuma nella concretezza il dramma più amaro per questa città.
Usciamo per un attimo non solo dal capannone, ma anche da tanti stereotipi, dalle colonne delle voci di bilancio, dalle correnti politiche, dalle personali convinzioni, dalla leggerezza a volte violenta dei social, e sediamoci in casa vostra. Anch’io, come ha fatto il Papa nella visita a Napoli o a Rio de Janeiro dove sono stato tanti anni,, busso alle vostre porte e chiedo il permesso di entrare, per stare con voi, condividere il presente e l’incertezza del futuro; per chiedere un bicchiere d’acqua, ma non di “cachaça”, cioè di acquavite; per farci compagnia.
Il Signore ci insegna che la sua giustizia non vola sulle nostre teste, non prescinde mai dalle persone, bisogna partire sempre dai volti, dalle storie.
È vero che in questi giorni celebriamo l’apice della Redenzione, ma è pur vero che questo grande mistero è preceduto da quello dell’incarnazione: Dio per poterci dare la sua vita, si incarna. Carne e storia sono amate e redente da Dio. Carne e storia per Dio a Taranto è anche l’Ilva con i suoi problemi. Carne e storia per Dio a Taranto sono anche gli ammalati, sono anche gli operai. Se il Vangelo non fosse capace di dar parola gli affanni degli uomini, in ogni luogo e in ogni dove non sarebbe il Vangelo di Gesù Cristo.
Ma come ci troviamo noi di fronte a Cristo? Papa Francesco ci ripete che il suo senso più vero è la misericordia. Il peccato di Giuda è stato che “non ha saputo leggere la misericordia negli occhi del Maestro”. La verità è che il Signore non si stanca mai di perdonarci; siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Per questo il vescovo è venuto qui tra voi per offrirvi il perdono del Signore e la sua vicinanza. A voi, alle vostra famiglie, a questa azienda, a questa terra martoriata eppure non sconfitta. Il Signore ci viene incontro e ci dice di mettere al centro la vita e il valore della persona: di ogni persona.
Se il ministro dell’ambiente è venuto qui tra noi significa – e spero voglia dirci – che il Governo è impegnato a difendere la vita e la salute di ogni operaio, dell’ambiente, della città di Taranto, della Provincia e del nostro territorio. La vita è sacra sempre. Nulla può giustificare la sua distruzione. Son qui per offrire la mia vicinanza e solidarietà ai lavoratori e per chiedere alle autorità la vigilanza massima sulla sicurezza nel lavoro e sulla difesa della salute. Innanzitutto per voi che lavorate qui per portare il pane alle vostre famiglie e poi per tutta la nostra terra tanto ferita, inquinata e violentata. Che il Governo sia finalmente intervenuto è un fatto positivo. Ora aspettiamo che le promesse si concretizzino e presto: non abbiamo mai cessato di essere nello stato di emergenza ambientale e sociale!
Già 25 anni fa in questo luogo il papa santo Giovanni Paolo II, nel famoso discorso del 28 ottobre 1989, aveva detto: “Promuovere la capacità produttiva di un complesso industriale non è tutto, e non è neanche quello che più conta. Il valore e la grandiosità di un impianto di produzione, sia pure così impressionante come è questo vostro, non devono misurarsi unicamente con criteri di progresso tecnologico o di sola produttività e redditività economica e finanziaria, ma anche e soprattutto con criteri di servizio all’uomo e di corrispondenza a ciò che la vera dignità del lavoratore, in quanto immagine di Dio, richiama ed esige”. E ancora aggiungeva con vigore profetico: “Vi è, inoltre, la grave situazione ecologica, con le sue preoccupanti ripercussioni sulla natura, sul patrimonio zoologico ed ittico e sulla vita quotidiana delle persone. Il campanello di allarme è già scattato, anche qui a Taranto. Occorre ora far sì che le decisioni dei responsabili ne tengano conto, cosicché l’ambiente non venga sacrificato ad uno sviluppo industriale dissennato: la vera vittima, nel caso, sarebbe l’uomo; saremmo tutti noi”.
Anche per noi si presentano le due vie di cui ci parla il vangelo: scegliamo quella dei suoi amici apostoli che chiedono a Gesù: “Dove vuoi che prepariamo la Pasqua per te”? La Pasqua non si improvvisa, si prepara. Così la rinascita della nostra vita, del nostro territorio. La Pasqua del Signore è unica, è la nuova ed eterna alleanza. E noi partecipiamo alla Sua Pasqua nella fede e nella solidarietà. Il suo amore senza fine ci sostiene e lo contempleremo in questi giorni di passione e di risurrezione. Chiediamo la conversione alla misericordia del Signore.
Così in questo luogo come in tutte le nostre famiglie potremo continuare a celebrare la cena della solidarietà per la difesa della vita e per la ripresa del lavoro. Ci salveremo se restiamo uniti al Maestro, attaccati a Lui e solidali con i nostri fratelli. Come ci ripete papa Francesco: “il centro della nostra vita è Gesù” che anche quest’anno ci visita, ci perdona, ci abbraccia e non ci abbandona mai. Che la vittoria di Gesù ci aiuti a risorgere e ad impegnarci con tutte le nostre forze per una terra più umana, più salutare, più bella.
Il mio abbraccio per ciascuno di voi e per le vostre famiglie. È il mio augurio di Pasqua a tutti con la benedizione del Signore.
@foto Aldo Schiedi