Ferma la serie D: dilettanti allo sbaraglio
Il campionato di serie D si ferma fino al 29 novembre, fatta eccezione per i recuperi di tutte le gare che sono state fin qui rinviate. Questa la decisione assunta dal Consiglio del Dipartimento Interregionale, che ha scelto di “dare priorità al recupero di tutte le gare rinviate sino ad oggi”.
Il Consiglio del Dipartimento Interregionale aveva comunicato di dare priorità al recupero di tutte le gare rinviate sino ad oggi, con conseguente necessità di differimento dei turni di gare di campionato già programmati dall’8 al 22 Novembre, salvo ulteriori e diversi provvedimenti che dovessero rendersi necessari; che, di conseguenza, l’8, il 15, il 18 e il 22 novembre saranno disputate le gare fino ad oggi rinviate come da calendario di seguito riportato, dovendo sin da ora intendersi che i recuperi indicati come da Comunicati Ufficiali sino ad oggi pubblicati sono sostituiti, per lo svolgimento delle gare, da quanto di seguito riportato; che, successivamente, con il necessario anticipo rispetto alle date previste per le gare da disputare, verrà reso noto il calendario relativo ai turni di campionato già programmato; che, in conformità alle vigenti disposizioni, è consentito lo svolgimento degli allenamenti nelle forme previste. La calendarizzazione dei recuperi ha tenuto conto della cronologia delle gare rinviate per ciascun girone e del completamento degli isolamenti fiduciari ed obbligatori ancora in atto. Le rimanenti gare da recuperare, non indicate nel prospetto, saranno calendarizzate con successivo comunicato.
Calcio e Covid, il commento: un sistema con molte falle e la serie D paga per tutti. Lo abbiamo chiesto ad Edoardo Commencini.
“È il campionato che più di tutti sta perdendo credibilità per i continui rinvii e per un calendario già intasato dopo un meno di due mesi”.
Che tipo di situazione è?
Situazione paradossale: non può essere definito in altro modo il caos della serie D, il campionato che più di tutti sta perdendo credibilità per i continui rinvii e per un calendario già intasato dopo un solo mese. Le società dell’Interregionale sono in mezzo a un guado: hanno lo status di dilettanti, quindi non sono soggette agli obblighi di tamponi e controlli cadenzati dei professionisti, ma per tutelare la salute dei tesserati hanno ricevuto l’«invito» ad attivarsi almeno col sierologico e gli esami hanno fatto emergere diversi casi di positività.
Come ci si stava regolando, prima del comunicato?
Ne bastava uno per poter chiedere il rinvio alla Lega, questo ha portato agli inevitabili e ripetuti stop di Taranto, Brindisi, e altre squadre del girone H. Tutto corretto? Forse no. In primis perché è abbastanza sottile il filo che separa la D dalla C, visto che decine di club sono a tutti gli effetti «semipro» (4-5 allenamenti pomeridiani) e che per gran parte dei tesserati di questa categoria il calcio è l’attività primaria, se non l’unica.
Come ritiene il sistema?
C’è un secondo aspetto che rende discutibile l’intero meccanismo: se la salvaguardia della salute degli atleti è giustamente prioritaria e se le risorse limitate delle società di Interregionale rendono impossibile l’applicazione del protocollo approvato per A, B e Lega Pro, perché la D si ferma e un’orda di giocatori continua invece a disputare incontri in Prima, Seconda e Terza categoria, senza il benché minimo controllo? I veri dilettanti sono una potenziale «bomba a orologeria» e, finora, le poche partite rinviate nelle serie minori hanno avuto un denominatore comune: a scoprire la positività al Covid del calciatore non è mai stato il club, ma il giocatore stesso sottoposto a tampone in fabbrica, in ufficio, insomma in quel posto di lavoro che non è certo il campo con i pali e l’area di rigore. Se questi test a campione non ci fossero stati, il terzino e la mezzala asintomatici avrebbero continuato ad allenarsi con la squadra del paesello il martedì o il giovedì sera e ad essere inseriti in distinta la domenica. Ecco perché il sistema presenta enormi falle: la ricca serie A è in una «bolla» quasi incontaminata, la B e la C a fatica resistono, la D sta pagando per tutti e chi invece dovrebbe essere fermato, perché gioca a pallone per puro hobby ma in una società affiliata alla Figc, indossa regolarmente maglietta e pantaloncini.
Francesco Leggieri