VITO CHIMENTI E L’INDIMENTICABILE BICICLETTA GOL CHE INFIAMMAVA GLI STADI
Molti sono i campioni che sono passati da Taranto durante gli anni d’oro della serie B e nei campionati di vertice di serie C. La maggior parte di essi però ha costruito la propria carriere in altre squadre, in altre piazze.
Anche un campione del mondo come Selvaggi, come abbiamo scritto qualche settimana fa, ha vestito per tanti anni la maglia rossoblu; assieme a lui lo hanno fatto anche ottimi attaccanti e centrocampisti del calibro di Benetti, Maiellaro, Turrini e Riganò.
È il destino di una tifoseria che non ha mai provato l’ebbrezza della serie A e che da due decenni percepisce la B come un miraggio quasi irraggiungibile navigando, purtroppo, nell’inferno della quarta serie, quasi rassegnata. Anche per questo Taranto è una piazza che si infiamma con i grandi nomi. I giocatori che hanno il “curriculum” attirano la gente allo stadio, giusto per la curiosità di vedere il “colpo del campione”. Il calciatore di serie A, cioè con trascorsi più o meno recenti nella massima serie, rende meno distante il calcio d’elite da una città che storicamente deve accontentarsi delle briciole. Esempi del genere sono stati i vari Muro, Cappioli, Lima, Dionigi e altri che il popolo rossoblù ha potuto ammirare nell’ultimo ventennio, quello della terza serie.
Altri, come il grande Vito Chimenti, meritano una menzione speciale.
Nativo di Bari, Chimenti arrivò dall’Avellino, dopo un’annata non entusiasmante in serie A. Appena l’anno prima fece nove gol con la Pistoiese, nell’unica stagione nella massima serie dei toscani. Era un giocatore forse in parabola discendente ma la sua fama, almeno a Taranto non era stata scalfita. La sua carriera l’aveva vissuta quasi tutta in serie B. Fu con la maglia del Palermo che si fece conoscere dal grande pubblico, soprattutto quando, nel ‘79, i rosanero allora in B contesero la coppa Italia alla Juventus. Gol in finale per lui e gara che si decise ai supplementari a favore dei più titolati bianconeri.
Il Taranto veniva da un campionato anonimo di C1, dopo 12 anni consecutivi in B. La società del presidente Buonfrate voleva vincere subito e, per riuscirci, si affidò ad un allenatore esperto come Toneatto e, tra gli altri, al centravanti dalla “bicicletta facile”.
La bicicletta. La bicicletta era quella magia da funambolo brasiliano in cui Chimenti si esibiva spesso e, della quale, ne aveva fatto un marchio di fabbrica, un colpo da circo lo rese celebre. A Taranto Chimenti, ormai trentenne, visse una nuova giovinezza. Centravanti brevilineo, che aveva nella rapidità di esecuzione e nella furbizia le sue doti migliori, conquistò la platea immediatamente. Fu un campionato esaltante quello di C1 1982-83, col finale amaro in quel di Salerno. La delusione di una città intera: in quegli anni si era tutti tifosi del Taranto. Chimenti fece tredici gol, che purtroppo non bastarono per la promozione. Il più bello però lo fece l’anno dopo, nel derby col Bari. Realizzò il 2-1 decisivo con una girata al volo di destro. Un gol che, a vederlo oggi, verrebbe giù lo Iacovone (Covid a parte, ovviamente parliamo di stadio pieno come nelle migliori stagioni). A fine campionato, le due pugliesi salirono a braccetto in B. Era il Taranto del cavalier Pignatelli e del grande Giammarinaro, quel gruppo di calciatori che vinse il campionato all’ultima gara, nonostante la sconfitta di Benevento.
Otto gol realizzati in quella seconda stagione da Chimenti. Spesso il pubblico lo acclamava, ”Vito, Vito”: era lui l’idolo dei tifosi rossoblu.
La stagione di B 1984-85 andò decisamente male, sia per il Taranto che per Chimenti. Un solo gol e poche presenze. Poi il “caso Padova” che portò a dure squalifiche: i cinque anni inflitti a Vito Chimenti ne sancirono la fine della carriera.
Un finale non all’altezza, in una stagione ormai compromessa, per un grande ex rossoblu.
A parte la macchia finale, Vito è rimasto nel cuore dei tarantini e, quando può, torna in città e tutte le volte che lo fa, non manca di farsi vedere dagli amici del calcio che lo adorano come allora.
Francesco Leggieri