Agromafie, il business criminale nel settore agroalimentare sale a 25,2 miliardi

Il business delle agromafie in Italia raggiunge un nuovo record: 25,2 miliardi di euro. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto sui crimini agroalimentari redatto da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio Agromafie, presentato a Roma presso il Centro Congressi Palazzo Rospigliosi. L’analisi evidenzia un’espansione delle attività criminali nel settore agroalimentare, con conseguenze gravi per agricoltori, imprese e consumatori.
Agromafie: un business in espansione dal caporalato alla logistica
Secondo il rapporto, le agromafie operano oggi in modo capillare e trasversale lungo tutta la filiera alimentare: dal caporalato transnazionale, con lavoratori sfruttati in arrivo da Paesi extra-UE, alle “imprese senza terra”, cooperative fittizie che propongono manodopera sottopagata, fino al controllo di logistica, mercati ortofrutticoli e fondi pubblici.
Le infiltrazioni non risparmiano la grande distribuzione e il settore della ristorazione. Vengono segnalate frodi alimentari sistemiche, prodotti adulterati e uso di agrofarmaci vietati, con particolare riferimento a olio, vino, riso e mangimi. Le agromafie approfittano anche delle falle normative e doganali per promuovere l’Italian sounding, vendendo all’estero prodotti che imitano il Made in Italy.
“Le mafie agricole usano la crisi economica e i cambiamenti climatici per acquisire imprese in difficoltà e rafforzare il proprio controllo su produzione e distribuzione” – ha dichiarato Gian Maria Fara, presidente di Eurispes.
Caporalato e agropirateria: nuove norme per contrastare il crimine agroalimentare
Uno dei punti centrali del rapporto è la denuncia del caporalato transnazionale, gestito da reti criminali che organizzano l’ingresso irregolare di manodopera, soprattutto dal subcontinente indiano, sfruttando le pieghe normative dei flussi migratori. I lavoratori vengono poi costretti a operare in condizioni disumane per ripagare debiti contratti con i trafficanti.
La novità legislativa più significativa è l’approvazione, da parte del Governo, del disegno di legge che introduce nel codice penale un nuovo titolo dedicato ai delitti contro il patrimonio agroalimentare. Tra le disposizioni, si evidenziano l’introduzione dei reati di agropirateria, frode alimentare e commercio con segni mendaci, oltre a sanzioni proporzionate al fatturato aziendale e possibilità di donazione dei sequestri alimentari.
“È da dieci anni che Coldiretti attendeva una legge di questo tipo. Ora chiediamo una rapida approvazione definitiva dal Parlamento” – ha affermato Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti.
La minaccia globale: dalle mafie cinesi all’italian sounding
Il fenomeno delle agromafie non è solo italiano. Secondo il rapporto, le attività criminali legate all’agroalimentare sono ormai globalizzate. In Europa si segnalano casi in Austria, Germania, Belgio e Spagna, sebbene con scarsi controlli. Inoltre, emergono preoccupazioni per il crescente interesse della criminalità cinese all’acquisto di terreni e piccole aziende agricole in Italia.
Un altro nodo critico è il dilagare dell’Italian sounding: un mercato da oltre 120 miliardi di euro, con prodotti che imitano nomi e confezioni tipici italiani ma che nulla hanno a che vedere con la filiera nazionale. Coldiretti ha avviato una raccolta firme per una legge europea che imponga l’obbligo di indicazione d’origine su tutte le etichette.
Prospettive future e impegni istituzionali
L’approvazione del nuovo disegno di legge rappresenta un primo passo nella lotta sistemica alle agromafie. Coldiretti e le istituzioni chiedono ora un rafforzamento dei controlli e l’attuazione di accordi internazionali per contrastare lo sfruttamento del lavoro e le frodi alimentari.
Secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, “l’Europa dovrebbe adottare il modello italiano di tracciabilità e sanzione per tutelare consumatori e produttori”.