L’alunno chiede al padre di venire a “spaccare la faccia” al prof. Insegnante costretto a chiudersi in bagno.

“Papà, vieni a scuola così gli spacchi la faccia al professore”. Queste le incredibili parole, tradotte dal dialetto, che un alunno di una scuola superiore della provincia di Lecce, davanti al suo insegnante che continuava a riprenderlo, ha rivolto col suo telefono al genitore durante un’ora di lezione, incurante completamente delle due più due = quattro note disciplinari messe a referto fra l’ora di lezione precedente e quella che era corso di svolgimento.
La cosa ancora più inconcepibile è che il padre di questo alunno ha prestato ascolto ed anche in qualche modo esaudito la richiesta del figlio: recatosi a scuola con un altro figlio già maggiorenne, nei corridoi dell’istituto ha intercettato l’insegnante e poi inveito violentemente nei suoi confronti, inseguendolo e costringendolo a chiudersi in un bagno per evitare una probabile aggressione fisica.
Questo lo sconcertante episodio avvenuto presso il “Filippo Bottazzi” di Casarano, un Professionale con altre sedi nei Comuni limitrofi del sud Salento. Vittima il professore di chimica Sergio Manni, il quale ha presentato subito formale denuncia per l’accaduto. Nè, a un mese di distanza e oltre dall’accaduto, sono giunte, da parte dell’alunno e dalla sua famiglia, scuse o qualche dimostrazione dimostrazione di resipiscenza.
Difficile immaginarle, in effetti, da un ambiente che partorisce uno studente che agisce convinto di poter spadroneggiare a scuola come verosimilmente fa fuori da essa, difficile aspettarselo da un genitore che dà seguito all’autentica follia di un sedicenne, il quale del resto ha appreso tale modus operandi, innanzitutto, nella propria abitazione.
Questa non è solo l’ennesima dimostrazione di come la figura dell’insegnante sia messa in discussione da genitori troppo impegnati a fare gli avvocati difensori dei propri figli, anche di quelli che non siano dei criminali in erba, naturalmente. Questo episodio è anche la dimostrazione di come sia inopportuno pretendere che la scuola si sostituisca alla famiglia come agenzia educativa primaria. La scuola può fare molto, può supportare e integrare, ma non le si possono addebitare responsabilità e compiti che non ha, perché i figli apprendono innanzitutto quanto vedono fare da chi li ha messi al mondo.
E questo vale naturalmente anche per tutti i fenomeni legati al cyberbullismo e all’uso improprio dei cellulari. Pensino soprattutto i genitori, a dare il buon esempio.