Fòcara di Novoli riaccesa dopo l’imprevisto spegnimento

La Fòcara di Novoli sta all’inverno salentino come la Notte della Taranta sta all’estate salentina: due grandi riti collettivi, entrambi i quali costituiscono un ponte fra le tradizioni più antiche di questa magnifica terra e la società contemporanea.
La grande pira di tralci di vite che viene accesa nel Comune a nord di Lecce la sera del 16 gennaio, in onore del protettore del paese, Sant’Antonio Abate, il santo del fuoco, la cui ricorrenza cade il giorno successivo, rappresenta un momento di ritrovo per tutti novolesi ma anche per tanti abitanti dei Comuni vicini, per mantenere viva la radice fortemente contadina di questo territorio. Questo è il periodo nel quale i contadini sono dediti alla potatura dei ceppi di vite per poi bruciarli.
Un rito propiziatorio, emancipatorio, perché quell’enorme pira fatta appiccare rigorosamente dalla sua sommità, oltre a scaldare e illuminare la fredda notte invernale rappresenta anche un modo col quale scacciare cattivi pensieri e aprire il cuore alla speranza.
Ebbene, si dice che non sia esattamente di buon auspicio per l’annata agricola che la Fòcara si spenga senza aver prima bruciato tutti i tralci che la compongono. Quest’anno è accaduto, non è proprio una rarità, ma l’episodio ha costretto a ripetere l’operazione nel pomeriggio di quest’oggi.
Alla base dell’incidente pare ci sia stata la mancanza di vento e l’umidità dei tralci. La festa intanto nella cittadina va avanti ininterrottamente, consumandosi anche nei suoi rituali culinari nelle abitazioni dei novolesi i quali rimuovono gli addobbi natalizi solo a Fòcara spenta, perché così vuole la tradizione, ed anche la scaramanzia.