A Racale funerali in stile “Casamonica” per Angelo Vacca, boss della SCU
Molti ricorderanno quanta indignazione crearono gli sfarzosi funerali organizzati nel 2015 a Roma per la scomparsa di Vittorio Casamonica, esponente di spicco dell’omonimo clan malavitoso che orchestrava gli affari criminali della Capitale e non solo.
Ebbene, fatte le debitissime proporzioni, ha destato scalpore quanto verificatosi quest’oggi a Racale, Comune del basso Salento, dove il funerale di un affiliato alla Sacra Corona Unita, Angelo Salvatore Vacca, si è trasformato in un’esibizione un po’ sopra le righe, o quantomeno nella celebrazione appariscente di una figura non distintasi particolarmente in vita per le proprie qualità positive, volendo usare una perifrasi eufemistica.
Un’ottocentesca carrozza nera con intarsi d’oro trainata da quattro cavalli ha infatti trasportato il feretro del boss lungo le vie del paese, seguita da un ristretto numero di accompagnatori fino in chiesa, dove si è celebrato il rito funebre, e poi presso la tappa finale del cimitero di Racale, dove ha sfilato lungo il viale di ingresso accompagnata dal lancio di petali di fiori.
Vacca, deceduto a soli 55 anni a causa di un tumore ai polmoni, aveva chiesto espressamente tale rituale sfarzoso per la celebrazione della sua dipartita. Nel suo “pedigree” figuravano la condanna per due omicidi, il primo dei quali commesso ai danni di quello che era l’esponente di un clan rivale della malavita locale, Luciano Stefanelli, avvenuto nel 1995 a Taviano. In seguito Vacca, che per questo omicidio stava già scontando la pena dell’ergastolo, sarebbe stato condannato per un altro delitto, compiuto ai danni di un giovane del luogo, Claudio Giorgino, sparito nel nulla nel 1994 e di cui non si era saputo più nulla fino al 2019, quando lo stesso Vacca aveva dato le indicazioni per individuarne i resti abbandonati.
Avviso Pubblico, associazione nata nel 1996 che riunisce gli amministratori impegnati per l’affermazione della legalità, è intervenuta sulla vicenda con un comunicato nel quale fa presente come: “Il rispetto per le persone defunte e per i propri famigliari non può sostituirsi al giudizio sulle azioni compiute in vita da chi non c’è più. Nel caso dell’ex esponente della Sacra Corona Unita di Racale, i giudizi a suo carico sono stati più volte emessi e accertati da sentenze della magistratura, che l’hanno condannato all’ergastolo come pluriomicida. Il corteo funebre in pompa magna che gli è stato tributato per le vie principali del paese – con tanto di carrozza trainata da un quartetto di cavalli – è un segnale pericoloso: non incoraggia infatti nella popolazione il senso di giustizia, la spinta al contrasto alle mafie e la cultura dell’antimafia sociale”.
Vedremo se e come sulla questione interverrà l’Amministrazione comunale.