Autonomia differenziata: un autogol della Meloni?
di Antonio Rubino
Autonomia differenziata: un autogol del Governo Meloni? L’autonomia differenziata nella sanità sí, potrebbe essere è un autogol determinante per il Governo guidato da Giorgia Meloni.
Le conseguenze di questa scelta rischiano di essere devastanti, soprattutto in un contesto di disuguaglianze già marcate tra Nord e Sud.
Il divario tra Nord e Sud
L’autonomia differenziata in sanità, voluta dal Governo Meloni, rappresenta un pericolo concreto per l’unità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, questa legge legittimerà il divario esistente tra Nord e Sud, compromettendo il principio costituzionale di uguaglianza nel diritto alla salute.
In un paese dove le disparità regionali sono già marcate, l’autonomia differenziata rischia di amplificare ulteriormente queste disuguaglianze.
Il Sud, storicamente penalizzato da carenze strutturali e organizzative, vedrà aumentare il proprio svantaggio rispetto alle regioni del Nord, meglio equipaggiate e finanziate.
Una minaccia per la salute pubblica
È inaccettabile che, in un settore cruciale come quello della sanità, il Governo scelga di frammentare ulteriormente il sistema.
La salute è un diritto fondamentale e deve essere garantita in modo uniforme a tutti i cittadini italiani.
L’autonomia differenziata, invece, rischia di creare una sanità a due velocità: efficiente e di qualità al Nord, inefficiente e inadeguata al Sud.
Questa frammentazione minaccia di sovraccaricare i servizi sanitari delle regioni settentrionali, aumentando i tempi di attesa e peggiorando la qualità dell’assistenza.
Allo stesso tempo, le regioni meridionali, già in difficoltà, vedranno peggiorare ulteriormente le loro condizioni, con un inevitabile disuguaglianza: chi ne avrà la possibilità andrà a curarsi al Nord, chi non ne avrà morirà al Sud anzitempo.
Emiliano e la sanità in Puglia
L’autonomia differenziata non significa che l’attuale sistema gestito a livello misto tra Regioni e Governo vada bene.
La gestione attuale della Sanità regionale lascia molto a desiderare.
Prendiamo il caso della Puglia, dove la guida di Michele Emiliano ha rappresentato un vero e proprio flagello soprattutto per la Sanità.
Sprechi, disorganizzazione e sperperi di denaro pubblico sono all’ordine del giorno, con conseguenze disastrose per i cittadini pugliesi.
La sanità in Puglia è diventata sinonimo di inefficienza, e l’autonomia differenziata non farà altro che peggiorare la situazione.
La gestione regionale della sanità ha dimostrato di essere fallimentare, e l’unica soluzione è riportarla sotto il controllo dello Stato centrale, seppure con delle modifiche che possono veder nascere dei distretti regionali, ma controllati dallo Stato.
La necessità di un sistema centralizzato
È urgente abrogare l’autonomia sanitaria e creare un sistema sanitario nazionale che tuteli tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza.
Solo uno Stato centrale può garantire uniformità di trattamento e qualità del servizio.
La sanità deve tornare ad essere gestita dallo Stato, non dalle Regioni.
Questa centralizzazione permetterebbe di eliminare le disparità regionali, assicurandosi che tutti i cittadini possano accedere agli stessi standard di cura.
È un passo fondamentale per garantire il diritto alla salute, sancito dalla nostra Costituzione.
Le posizioni della Fondazione Gimbe
Le preoccupazioni della Fondazione Gimbe, espresse da Nino Cartabellotta, sono fondate.
L’autonomia differenziata non solo non risolverà i problemi del SSN, ma li aggraverà.
Il PNRR punta a ridurre le disuguaglianze regionali, mentre l’autonomia differenziata va nella direzione opposta, amplificandole.
Repetita iuvant
L’autonomia differenziata nella sanità è un autogol per il Governo Meloni.
In un paese già diviso da profonde disuguaglianze, frammentare ulteriormente il sistema sanitario è una scelta miope e pericolosa.
La salute è un diritto fondamentale e deve essere garantita a tutti i cittadini in modo uniforme.
Solo riportando la sanità sotto il controllo dello Stato si potranno eliminare le disparità regionali e garantire un servizio di qualità a tutti gli italiani con un unico modello di gestione condiviso da tutti