Martina Franca e il PUG: Il Piano Urbanistico Generale della Vergogna

La vicenda dell’adozione del PUG (Piano Urbanistico Generale) a Martina Franca si sta trasformando in una delle più intricate e controverse storie politiche degli ultimi anni.
Una battaglia che si combatte a suon di delibere, commissioni e interessi nascosti.
E come spesso accade in queste storie, i veri protagonisti restano nell’ombra, mentre il destino della città e delle sue future generazioni viene giocato su un tavolo da poker riservato a pochi eletti.
Cos’è il PUG?
Il PUG, Piano Urbanistico Generale, è uno strumento di pianificazione territoriale che definisce l’assetto futuro del territorio comunale, regolando l’uso del suolo, le aree edificabili, quelle agricole, i servizi e le infrastrutture.
In teoria, dovrebbe rappresentare un piano organico e sostenibile per lo sviluppo della città. Ma a Martina Franca, questa definizione resta solo sulla carta.
Per la maggior parte dei Consiglieri comunali, il PUG è un acronimo sconosciuto.
Un progetto nebuloso che viene evocato durante le riunioni senza che nessuno sappia davvero di cosa si tratti.
Ed è proprio questa ignoranza che ha permesso a pochi “eletti” di manovrare le redini del gioco.
La battaglia dell’ex sindaco Ancona
Per l’ex sindaco Franco Ancona, l’adozione del PUG è la battaglia delle battaglie.
Ma perché? Dietro la facciata della modernizzazione e dello sviluppo, si nascondono interessi privati che mirano a trasformare Martina Franca in un Eldorado per pochi.
La battaglia di Ancona non è solo una questione di urbanistica, ma una lotta per il controllo di un territorio ricco di potenzialità economiche.
Le ipotesi sugli interessi dietro il PUG sono molteplici.
Tra queste, spicca l’idea che il piano penalizzi chi possiede case rurali, spesso ricevute in eredità.
Queste abitazioni non potranno essere utilizzate per altro se non per coltivare fieno per gli animali, mentre dei suoli in città verranno lottizzati per costruire palazzi.
Un Piano per pochi
E qui entrano in gioco le imprese.
Tre in particolare, tutte riconducibili a chi sta facendo ferro e fuoco per adottare “questo” PUG.
Non sono le imprese alle quali immediatamente si penserebbe, e lo vedrete tra non molto.
Nomi non ne facciamo, perché non serve. I protagonisti di questa vicenda sono noti a chi segue la politica locale e non hanno bisogno di ulteriori presentazioni.
Addirittura sono riconducibili ad ex consiglieri comunali che sono passati dalla stamperia alla confezione, per poi approdare all’edilizia.
Ma la magia della politica porta anche a questo
Si tratta di un circolo ristretto di imprenditori che vede nel PUG una miniera d’oro.
Nella scorsa legislatura, si cercò di adottare il piano fino all’ultimo minuto, in una corsa contro il tempo che aveva più il sapore di un colpo di mano che di un’operazione trasparente.
E oggi, la storia si ripete. Nessuno sembra preoccuparsi del futuro delle prossime generazioni.
L’unica preoccupazione dovrebbe essere il futuro dei nostri figli e nipoti, quelli che vivranno questa città trasformata in una giungla di cemento, se non decideranno prima di migrare altrove
Il Consiglio Comunale all’oscuro
Il livello di disinformazione è tale che molti Consiglieri comunali non sanno nemmeno cosa sia il PUG.
Si racconta che una “Consigliera” dell’opposizione, dopo anni di discussioni, qualche giorno fa si sia presentata a una commissione chiedendo delucidazioni, scambiando il PUG per “pus”.
Un aneddoto che sarebbe comico se non fosse tragico.
Chiunque contribuirà all’adozione del PUG, assumendosene la responsabilità con il proprio voto, dovrà poi guardare negli occhi i propri figli e nipoti, sapendo di averli condannati a vivere in una città che avrà perso la sua anima.
La Valle d’Itria, per quanto riguarda Martina Franca, resterà solo una cartolina sbiadita.
La città dei palazzinari
Mentre gli investitori stranieri cancellano Martina Franca dalle loro mete, preferendo altre località come Locorotondo, Cisternino, Alberobello, Fasano, Ostuni, per andarci a vivere, la città si sta trasformando nella capitale dei palazzinari.
Un titolo non certo lusinghiero.
In un contesto economico dove comprarsi un appartamento è un lusso per pochi, vista l’esosità dei mutui, Martina Franca si sta isolando e impoverendo.
“Casa Nostra” per pochi
Martina Franca è ormai “Casa Nostra”, ma solo per pochi.
La città, una volta nota per il suo fascino e la sua cultura, sta diventando un luogo dove pochi potenti fanno il bello e il cattivo tempo.
Il PUG, che dovrebbe rappresentare un’opportunità per chi ci vive, si è trasformato in una trappola.
Complicità degli ordini professionali e dei comitati della bruttezza
La complicità degli ordini professionali e dei comitati della bruttezza non può essere ignorata.
Questi gruppi, che dovrebbero vigilare sulla qualità dell’urbanistica e dell’architettura, si sono trasformati in meri esecutori delle volontà di questi politicucci da strapazzo
Una sfida ai Consiglieri comunali
A questo punto, la domanda è: i Consiglieri comunali che approveranno questo PUG, con la complicità degli ordini professionali e dei comitati della bruttezza, riusciranno poi a guardarsi allo specchio?
Sapranno che stanno contribuendo alla distruzione di una città, all’impoverimento di una comunità, alla perdita di un patrimonio culturale e naturale inestimabile?
Chiunque voterà a favore di questo scempio si assumerà la responsabilità di un disastro che condannerà Martina Franca a diventare un luogo di palazzinari e speculatori.
Questi consiglieri, che con tanta leggerezza stanno per firmare la condanna della loro città, dovrebbero fermarsi un momento a riflettere.
Guardare negli occhi i propri figli e nipoti e chiedersi se davvero stanno facendo il meglio per loro.
Se il futuro che stanno costruendo è davvero quello che vogliono lasciare in eredità.
Fermatevi!!!
La vicenda del PUG a Martina Franca è un esempio lampante di come gli interessi privati possano prevalere sul bene comune.
Un piano che avrebbe dovuto essere discusso apertamente con la cittadinanza è stato invece trattato tra pochi intimi, senza trasparenza e senza considerare le reali esigenze della comunità.
La sfida ora è guardare avanti e trovare un modo per riportare la città nelle mani di chi la ama e la vive ogni giorno, restituendole dignità e futuro.
E ai consiglieri comunali che stanno per approvare questo scempio, un messaggio chiaro: la storia vi giudicherà. E non sarà un giudizio clemente.