Via alle indagini a seguito della morte del 49 enne brindisino sottoposto ad intervento di chirurgia bariatrica.
Si sono svolti ieri i funerali di Armando Calizzi, il commercialista 49enne di Brindisi scomparso alcune settimane fa a seguito di complicanze dovute all’intervento di chirurgia bariatrica al quale si era sottoposto a Bergamo. Un intervento al quale si sottopongono persone in stato di obesità al fine di aumentare la capacità dell’organismo, e degli organi dell’apparato digerente in particolare, di smaltire i grassi in eccesso, intervenendo attivamente sul senso di fame, limitandone la percezione. Un intervento cui non ci si sottopone senza i propedeutici esami di fattibilità e sostenibilità dello stesso, e ai quali l’uomo non si era sottratto, forte anche della sua ferma convinzione di ricorrere alla chirurgia per risolvere il suo problema.
Il ritardo col quale si è proceduto alla celebrazione delle esequie è stato dovuto allo svolgimento della consulenza medico-legale da parte di Alessandro Dell’Erba, il quale, entro tre mesi, dovrà stabilire se esistono responsabilità colpose nella condotta dei sanitari che hanno operato Carlizzi a Bergamo o in quelli che lo hanno assistito presso il “Perrino” di Brindisi. Pur non essendoci al momento indagati, va rilevato come la morte sia sopraggiunta a distanza di meno di dieci giorni dalla prima volta nella quale Carlizzi si era presentato presso il pronto soccorso dell’ospedale della sua città lamentando dolori all’addome ed un rigurgito di sangue. In questa prima occasione, il paziente non fu sottoposto ad accertamenti e rimandato a casa. A distanza di pochi giorni, il nuovo aggravamento del quadro clinico imponeva ai medici di operare d’urgenza Carlizzi, rimuovendo parte dello stomaco, rivelatosi inutile al fine di salvargli la vita.
Immediata fu la scelta della famiglia, assistita dagli avvocati Alessandro Sgueli e Gian Vito Lillo, di presentare una denuncia in Procura, al fine di stabilire gli eventuali nessi di causa-effetto fra gli eventi: l’intervento di Bergamo, il primo episodio di malessere accertato ma non giudicato rilevante, la morte.
(nella foto, un’immagine della Procura della Repubblica di Brindisi)