“La Scelta” – Il Giallo di Otranto: Traffico d’organi, amori oscuri e la speranza delle donne
a cura di Daniela D’Anna
“La Scelta”- Il Giallo di Otranto, il volume di Claudio N. Taurino, edito da “Grifo”, prescelto dal lettore che ama il genere cult ma altresì da i più che prediligono il contesto romanzato , vero valore aggiunto che dà respiro alle storie, facendo da corona al contesto.
Inusuale e avvincente narrazione, dopo 5 testi di produzione letteraria e attività pubblicistica da giornalista per lo scrittore salentino, squinzanese DOC che opera presso la Direzione Provinciale dell’ Agenzia delle Entrate a Lecce. In questo libro numeri e non solo decretano scelte orride come il traffico di organi dal reperimento alla mera cruda esecuzione e a suon di denaro o di comodo si sanciscono anche a latere finali di sentimenti che hanno la parvenza di scelte , salvo poi abrogare all’arrivo dell’ora X.
E il termine “scelta” la cui matrice è selezionare o per usare un termine informatico flaggare porta i protagonisti del racconto a contrassegnare con un flag il loro destino talvolta pilotato e alla fine scelto o dal caso o dalle proprie intelligenze. Ambientato negli ultimi venti anni con inizio circa “riavvolgendo il film”, come dice l’autore, sul finire degli anni 90, teatro degli avvenimenti Otranto con collegamenti e afferenze al Nordafrica, Medio Oriente, Afghanistan, Albania, specificamente Kukes in cui ha sede la Clinica Medicusa , dove si effettuano trapianti di organi come cuore, fegato, reni, occhi provenienti da traffici criminali in tempi da capogiro, unica tempistica possibile per assicurare l’allungamento della vita ad abbienti “pazienti” senza scrupoli di sorta, provenienti da ogni dove.
Sostanzialmente una storia di perdite strazianti a dir poco, fatta di sangue versato a sfascio e vendette che giustificano l’estremo istinto di base in risposta. A sorreggere questa piattaforma in cui “operano” l’Arabo, il più grande trafficante di tutto forse e il cardiochirurgo, Dottor Death (Dottor Morte) così denominato Luigi Servelli che espianta e trapianta svolgendo la sua macabra opera in Italia e all’estero con i supporti dei Kosovari Artan l’amministratore della Società proprietaria della clinica e Aleksey, il direttore della Medicusa, made in mortem.
La personalità femminile non poteva mancare talvolta come appendice che purtuttavia dà senso e consistenza all’epilogo della malattia del paziente designato in direzione dell’evitamento del male maggiore e dunque sottraendosi alla logica del mercato criminale. E all’ombra sempre con impronta positiva altre rappresentanti del sesso forte in senso etico in tali frangenti è il caso di dire, nonostante non determinanti e generalmente in prima battuta ignare della vera identità dei carnefici autori di orribili, disumani, ed eufemisticamente efferati processi che portano a guarigione e morte. A ciò si affianca una guerriera, l’ispettrice. Sono loro a brillare, le immancabili donne che consapevolmente o no si ritrovano sulla strada del “macellaio” emettendo luce come viatico ai rammaricanti episodi.
Il Professore con le mani insanguinate prova a “santificare”, usando un vocabolo sacrilego qui per contrasto, un’attività che rischia di perdere il suo gettito di potere e organizza una festa. Ma la festa ad Otranto preparata da Servelli per altri, finisce per essere una festa per loro, i due ai vertici del traffico più abietto della storia, mettendo la parola fine all’esercizio dell’onnipotenza del capo del mercato criminale e del “demiurgo” che toglie e dà la vita come in un girone dell’inferno, tale che nemmeno il Poeta di tutti i tempi poteva figurarsi.
Il giallo di Otranto potrebbe essere benissimamente, prendendo in prestito un avverbio caro a Campanella, un cult movie, tanto la suspence destina in un angolo inchiodati alla sedia o al divano con l’impressione che qualcuno ci stia lambendo di soppiatto durante la lettura. La trama che viene fuori dalla penna del cronista desta sorprese mentre mette la lente alle scene come un buon antico teatro conta sul suggeritore. Taurino silente studia gli stati d’animo con le relative compartecipazioni affettive delineando, senza perdersi nei dettagli, le cornici come il mare azzurro che diviene verde smeraldo, scattando la foto a personaggi che si muovono restituendo un pathos senza pietà. La legge del taglione nella conclusione rinfranca, ripaga, solleva il cuore umano quando con la magistrale descrizione a prova di terapia psicologica off limits lo scrittore la “prescrive” dopo la presa in carico di “pazienti” anche loro, nel ruolo di serial killers. Energie in conflitto, eros e thanatos alla base della vita si avvicendano e Taurino tiene conto senza amplificare tuttavia l’amore di cui le donne del libro sono portatrici.
Seppur presente e sempre ricambiato mai ostentato, l’affetto profondo trapela come se fosse in linea con un rispetto di fondo in cui l’esteriorizzazione del sentimento primario farebbe a botte con la serietà della sofferenza. Il problema primo e ultimo è l’impotenza a cui l’uomo non vuole arrendersi. Perdere potere, perdere la vita…, ma perché vivere ad ogni costo?, si sottintende dai dialoghi fino a farne il punto esplicitamente. E che cosa è da pre-ferire? Quale scelta? Eppure il tema della scelta percorre le vene dei figuranti definiti così perché appaiono anche come nitide immagini di una pellicola cinematografica, tant’è potente l’interpretazione resa sapientemente da chi porta la firma di questa interessantissima pubblicazione. Scegliere di vivere o sopravvivere in Italia o in Afghanistan dopo la ripresa al potere dei talebani?! Davanti a simili atrocità l’ira di Dio è terribile, infatti inaspettata e parimenti agghiacciante giunge anche la morte dei due slavi.
Ma si stagliano dallo sfondo ancora una volta gli angeli, le donne che amano, salvano e fanno giustizia, come in un atto magico trasformano il tutto in un destino di condanna o di elezione nel senso di ri-nascere non per odiare ma per amare. Mai come in questo a deprivativo ( a-mare) a sta per senza morte. Tuttavia la chiusura è tutta da scoprire. Eccezionalmente all’aforisma “Il meglio è nemico del bene” si potrebbe pensare che la scelta pre-scelta, scusando il gioco di parole, sia il meglio, in realtà il finale atteso è il bene senza calcolo e arrivismi. Sovviene l’Apologia di Socrate “Ma è già l’ora di andarsene, io a morire voi a vivere; chi dei due però vada verso il meglio, è cosa oscura a tutti, meno che al dio”.