EX ILVA chiede altra cassa integrazione. I sindacati sul piede di guerra
Franco Rizzo, rappresentante del sindacato USB, critica la situazione presso l’ex Ilva. Afferma che molti lavoratori, inclusi quadri e operai, hanno ricevuto comunicazioni telefoniche da Acciaierie d’Italia riguardo a ulteriori periodi di cassa integrazione: viene richiesto di rimanere a casa per almeno due giorni a settimana.
Questo avviene poco dopo la riapertura di Afo 2, che era rimasta chiusa per quasi un anno. Secondo Rizzo, queste azioni contraddicono gli annunci di un presunto rilancio dell’azienda. Ritiene che la gestione dell’azienda sia disorganizzata e che ciò stia portando alla riduzione del personale con l’uso di fondi pubblici. Rizzo critica anche il governo attuale per il suo atteggiamento di non intervenire e richiede che vengano assunte responsabilità immediate, invitando il governo a convocare i sindacati per affrontare urgenti questioni.
Anche i sindacati di categoria FIM-FIOM sono intervenuti sulla questione. Affermano di notare un aumento inspiegabile della cassa integrazione sia tra gli operai che tra gli impiegati, senza che l’azienda abbia fornito una spiegazione alle organizzazioni sindacali. I lavoratori hanno segnalato un aumento della cassa integrazione tramite il portale aziendale, senza una chiara motivazione riguardo alla decisione di aumentare il numero di persone in cassa integrazione. FIM-FIOM ritengono inaccettabili non solo le modalità con cui l’azienda ha preso questa decisione, ma anche le possibili conseguenze sulla sicurezza sul lavoro, considerando le attività manutentive necessarie. Chiedono quindi il ritiro immediato dell’aumento del personale in cassa integrazione e la convocazione urgente di un incontro per ripristinare gli accordi sottoscritti a livello ministeriale sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Durante un recente incontro, Acciaierie d’Italia ha spiegato ai sindacati che il numero di cassintegrati previsti per Taranto, che inizialmente era di massimo 2.500, era attorno a 1.800 e le organizzazioni sindacali si aspettavano una ulteriore riduzione dopo la ripartenza dell’altoforno 2 dopo dieci mesi di inattività. I sindacati Uilm e Usb, che non hanno firmato l’accordo per la proroga degli ammortizzatori sociali, criticano l’aumento della cassa integrazione e considerano l’azienda inaffidabile, sottolineando che la situazione va contro gli annunci di un presunto rilancio dell’azienda.