È la Democrazia, bellezza!
Un grande papa, Pio XI, sosteneva che la politica fosse “la forma più alta della Carità”.
Guardando alla settimana parlamentare appena trascorsa dobbiamo tristemente desumere che qualcosa, in questi logoranti anni di antipolitica, sia andato storto.
La navigazione a vista delle trattative condotte dal centro-destra, sulla scorta di un piano B realmente esistente, hanno disintegrato quella che alla vigilia sembrava una granitica alleanza.
Il piano alternativo alla candidatura di Berlusconi è stato puntualmente affossato da Forza Italia prima, per inspiegabili gelosie interne e qualche tentazione neo centrista, è da Fratelli d’Italia poi, con una scomposta uscita di scena di Giorgia Meloni che per un punto percentuale in più alle prossime politiche ha avuto il coraggio di dichiarare al CorSera: “Difficile fare il maker se rimetti lo stesso King…”.
A Giorgia Meloni occorrerebbe far sforzo di memoria e ricordare che, grazie alla riprovevole nostralgia di alcuni suoi dirigenti di partito, il dossier sulla Lobby Nera in Lombardia ha provocato una distruttiva debacle del centro-destra a Milano. Ogni qual volta la leader del partito che ancora nel 2022 ha nel suo simbolo la fiamma, a proposito di nostalgie, sceglie un proprio nome per il centro destra questo puntualmente viene sconfitto.
È successo in Puglia con Raffaele Fitto, imposto da FdI, come recentemente a Roma nella corsa al Campidoglio con una sconosciuto Michetti.
Alla luce di quanto accaduto mi pare evidente che quella dei Fratelli d’Italia non sia certo coerente militanza o costruttiva opposizione bensì una scelta volutamente minoritaria per continuare a soffiare sul fuoco del generalizzato malcontento provocato da una crisi senta precedenti.
La destra di Almirante era sì identitaria ma anche e sopratutto responsabile: essere rappresentanti politici richiedere un profondo rispetto per le istituzioni al di là di chi le rappresenta.
Quel no di ieri a Mattarella, decretato della sparuta pattuglia meloniana, è sembrato più un atto ostile verso le Istituzioni tutte piuttosto che una scelta di coerenza. Un vero e proprio canto del cigno (nero in questo caso).
È facile fare l’opposizione al centro-destra nella speranza di lanciare un’OPA su quel che ne resta, più difficile (dati i presupposti) resta la missione di diventare maggioranza del Paese.
Una riforma elettorale in chiave proporzionale condannerà la Le Pen della Garbatella alla totale incapacità di ambire al governo dell’Italia con buona pace dei suoi peones che continuano in queste ore ad attaccare altri pezzi di centro-destra.
Qui pezzi che, da domani mattina, l’Italia torneranno a governarla per davvero e forse con un maggior peso politico.
È la Democrazia, bellezza!