CARELLA PINXIT
A distanza di soli otto anni la città di Martina ricorda nuovamente la figura e l’opera di un artista, Domenico Carella, che contribuì ad abbellire, con i suoi affreschi le residenze nobiliari barocche e, con le sue tele e pale d’altare, decine di chiese sparse in Puglia e Basilicata.
Se nel 2013, a 250 anni dalla morte del pittore, furono la relazione del prof. Lucio Galante ed una proiezione con power point curata da chi scrive questa nota ad illustrare la produzione pittorica dell’artista, oggi, a trecento anni dalla nascita, l’Amministrazione Comunale e l’Assessorato alle Attività Culturali gestito dal prof. Antonio Scialpi, hanno allestito una mostra, nelle sale del piano nobile del Palazzo Ducale che darà modo, al grande pubblico, di ammirare dal vivo alcune opere, dipinti ad olio, provenienti da collezioni private e dal Museo Diocesano di Arte Religiosa di Taranto. Per questa occasione il capoluogo jonico ha donato, al Comune di Martina, cinque pannelli relativi alle fasi del restauro, avviato con la Sovrintendenza alle Belle Arti, di alcune grandi tele provenienti da soffitti dei palazzi aristocratici della Città vecchia.
In passato questa amministrazione aveva gestito altre mostre, su Picasso e Andy Warhol, ma si trattava di format già confezionati da altri enti, ed esposti nelle sale del Palazzo Ducale. In questa occasione, invece, è stata organizzata con le proprie forze una esposizione su un artista del nostro territorio, un pittore che ha illustrato i momenti e i modi di vivere della società benestante, che ha arricchito e abbellito residenze nobiliari, altari delle più belle chiese della Puglia e Basilicata.
La mostra, che si è inaugurata il 5 luglio nella Sala Consiliare del Palazzo Ducale, si avvale, tra l’altro, di una tela del Carella, sconosciuta anche agli studiosi, che il Comune di Martina ha acquisito al proprio patrimonio: si tratta dell’unico ritratto che si conosca, di Isidoro Chirulli. Un’opera generosamente donata dall’avvocato Antonio Marzano di San Pietro Vernotico.
Nella pittura del Carella, abile copista, ricorrono spesso fonti d’ispirazione tratte dalla produzione di Jusepe de Ribera, Corrado Gaquinto, Jacopo Barocci, dalle stampe di Nicolas Lancret, ma l’artista, era in grado di soddisfare le più disparate esigenze dei committenti passando, senza alcuna difficoltà, dalla tecnica della tempera all’olio, trattare soggetti sacri e profani, mitologici, grazie anche all’uso di cartoni, modelli sagomati, da adoperare a seconda delle esigenze. Il luogo scelto per l’esposizione non poteva essere migliore: le sale affrescate del Piano Nobile sono state arricchite da una serie di tele del grande pittore.
I giudizi della critica sulla produzione carelliana non sono stati concordi: si va dalle esaltazioni più enfatiche, Tiepolo pugliese, alla stroncatura impietosa di Cesare Brandi nel volume Martina Franca (1968) molto meno è Domenico Carella, allievo del Solimena, ma che, a dire il vero, del Solimena conserva ben poco o nulla e, a proposito delle tempere al piano nobile del Palazzo Ducale, così si esprime: dipinti su una scala rossiccia ed evanescente, hanno una loro festosità, decorano indubbiamente con molto garbo, ma se visti da vicino, anche con notevole sciatteria: sono più che affreschi veri e propri, come delle grandi temperone a succhi d’erba, stesi in fretta, quasi per una festa, per un addobbo di una sera. Un giudizio poco lusinghiero che fu ripreso da Lucio Galante (Martina Franca: un’isola culturale, 1992): L’esercizio delle copie dai maestri del passato era proprio una delle prescrizioni della didattica di Solimena. Che poi l’insegnamento di questi sortisse effetti differenti a seconda delle capacità dei singoli allievi è dimostrata dallo stesso Carella, il quale non andò oltre una superficiale acquisizione dei modi espressivi del maestro. Data la consuetudine di tener presente dei modelli, tale necessità si pose anche per la decorazione del Palazzo Ducale. L’impresa fu di particolare impegno e sul piano tecnico, e qui emersero tutti i limiti delle sue capacità di freschista, e sul piano dei contenuti che, sicuramente dettati dal committente, rendono documento tuttora importante gli affreschi.
Alla mostra hanno offerto la propria collaborazione il MUDI Museo di Arte Sacra di Taranto, che ha prestato tre magnifiche tele, trasportate al Palazzo Ducale grazie alla disponibilità della ditta Marraffa. La città di Taranto ha donato cinque pannelli che illustrano le fasi di un restauro di tele provenienti dai soffitti di palazzi aristocratici della città jonica. Altre tele sono state gentilmente concesse da famiglie private, di Francavilla Fontana e di Martina.
La mostra allestita dal Comune di Martina rende omaggio alla figura di questo grande pittore, alacre e prolifico, instancabile, il quale ebbe la fortuna di operare in un momento artistico ed economico straordinariamente favorevole e seppe cogliere, muovendosi con disinvoltura tra sacro e profano, le istanze che provenivano sia dalla sfera ecclesiastica che dalle famiglie aristocratiche.
Piero Marinò