La pandemia vista dagli occhi di una volontaria AUSER
Viviamo nella nostra città un nuovo lockdown e Pasqua si avvicina.Sarà la seconda volta che viviamo una Pasqua lontano dagli affetti familiari, lo stesso modo in cui abbiamo trascorso lo scorso Natale peraltro.
Allora il nostro pensiero va inevitabilmente al Natale di due anni addietro, l’ultima festività trascorsa con le nostre famiglie in piena armonia e serenità, ignari che, dopo pochi giorni, un evento catastrofico e drammatico avrebbe stravolto le nostre vite, condizionando e ridimensionando i nostri rapporti affettivi e ogni relazione nella vita sociale e lavorativa di tutti i popoli.
La libertà è in assoluto il valore più prezioso per tutti gli esseri umani ma si è reso necessario sacrificarla, seppur a periodi alterni e con modalità differenti, per sopravvivere in questa emergenza così tragica. Contestarla non fa altro che rendere più difficile e pesante mettere in pratica i provvedimenti limitativi a tutela della salute pubblica.
Così abbiamo subito periodi di lockdown, parziali e totali, che, come questo appena iniziato, riguardano tutte le attività sociali e commerciali con conseguenze disastrose per la nostra economia, una situazione che ci porta ad assistere ad un incremento dei traffici illecitie della corruzione e, soprattutto, di dibattiti politici che sfociano spesso in discussioni e contrapposizioni.
Non è certo il momento di fare politica, viviamo un’emergenza mondiale che va al di là di mire e progetti di potere sui popoli. I contrasti politici partitici sono inaccettabili e spesso fomentano reazioni di rivolta da parte dei cittadini perché rendono più gravosi i disagi che stiamo vivendo. Tutti uniti si dovrebbe collaborare per far trionfare il diritto alla vita, alla salute, alla cura di tutti in modo uguale, affinché non continui a verificarsi che i ricchi e i potenti guariscano in una settimana, mentre noi del popolo, il popolo sovrano, siamo destinati a un trattamento diverso.
L’emergenza sanitaria è frutto di una politica di corruzione che ha portato a scelte errate, facendo ricadere sul popolo il peso di un’assistenza pubblica limitativa e incompleta, favorendo e consolidando quella privata, creando così diseguaglianze di grandi dimensioni con ripercussioni sui soggetti fragili e bisognosi.
In tutto questo sconvolgimento di vite emerge come un’ancora di salvezza la forza solidale del nostro Paese: il volontariato formato da giovani e meno giovani che si sono trovati a fronteggiare un’emergenza sanitaria e sociale di proporzioni inimmaginabili. Plauso all’Italia solidale che vive le difficoltà della gente e cerca di risolverle al meglio, supportando i deficit del nostro sistema sociosanitario.
Lo stravolgimento delle nostre vite con tante limitazioni ci fa pensare alle nostre normalità, alle strette di mano, ai baci, agli abbracci, il pensiero va ai giovani la cui normalità era fatta di incontri con gli amici, al bar o altrove, organizzandosi sempre per stare insieme, progetti per il futuro, tutto con dei limiti di tempo, di luogo etc. L’esperienza di questo lungo periodo sarà bagaglio di un vissuto che forse renderà più forti e meno spavaldi i giovani di oggi, che danno tutto per scontato e, forse, ciò che stanno vivendo darà loro la forza di lottare per una nuova rinascita in un mondo migliore.
Tutti avvertiamo fortemente la voglia di tornare liberi, forte è la speranza e la fiducia nel futuro, ma la strada è ancora lunga e insidiosa, dovremo ancora difenderci e proteggerci, la luce è lontana, riconquisteremo la nostra libertà e, forse, chissà ci sarà qualcosa di nuovo dentro di noi perché questa esperienza ci porterà a vivere valorizzando di più il nostro presente e forse spolverando valori che avevamo dimenticato.