NARCISIMO DIGITALE E QUOTIDIANITÀ IN RETE
Per sbarazzarsi del narcisismo 2.0 si deve disconnettersi e ri-connettersi con il mondo reale
Con l’arrivo delle tecnologie dell’informazione, in particolare dei social network, il narcisismo digitale è proliferato.
Il narcisismo digitale è un insieme di pratiche comunicative tipiche del Pianeta 2.0 basate su un’egocentricità accentuata che confina con il patologico.
Il narcisismo ha un’accezione positiva: l’amore sano e legittimo per se stessi; quando invece si lega ad un bisogno abnorme di attenzione, affermazione e gratificazione esterna, legato ad un vissuto di superiorità e riscontro da parte di un pubblico plaudente, l’IO diventa il prevalente o unico oggetto di investimento libidico e la relazione con l’altro viene relegata a vantaggio dell’affermazione di sé. Il narcisista è bulimico di approvazione e l’espansione grandiosa del suo IO lo si associa ad una scalpitante pretesa di superiorità.
Il cogito ergo sum di cartesiana memoria, diviene il “posto quindi sono” della sua identità virtuale. Un’immagine grandiosa ed irrealistica di sé con la quale il narcisista cerca di compensare il sottostante vissuto di inferiorità e di tacitare la mancanza di amore in età precoce.
Come Narciso si beava della propria immagine riflessa nell’acqua, così per il narcisista più che esserci conta farsi vedere. Il numero di followers viene assunto ad unità di misura del proprio valore.
Per il Narciso 2.0 mostrarsi in maniera spettacolare, è il modo principale per esserci. L’ammirazione si misura attraverso una quantità di “mi piace” per ogni post o foto e complimenti ricevuti, confermando la teoria degli usi e gratificazioni che afferma: “più una persona percepisce che un mezzo soddisfa alcuni dei suoi bisogni, più lo utilizzerà per quello scopo”.
Questo crea un ciclo che si autoalimenta, infatti i 2/3 della persone tendono ad utilizzare questi strumenti per pubblicare selfie, soddisfacendo il proprio bisogno di ammirazione.
La nostra società è costruita verso l’esterno, lasciando l’interno così vuoto che deve essere riempito da tanti like ricevuti a immagini che rappresentano ciò che vorremmo essere ma non ciò che siamo in realtà.
Con le tecnologie si ha la sensazione che l’Altro sia “immediatamente presente” ma “implicitamente inesistente”.
Di fronte alla paura della solitudine e dell’impotenza, le persone sono tormentate dall’angoscia esistenziale che deriva dall’essere più connessi ma soli, una società dove le persone sono valutate meno per ciò che sono e più per ciò che appaiono.
Il web è una sorta di casa degli specchi, in cui si ha l’illusione di moltiplicarsi, mentre in realtà ci si frammenta. Si commentano argomenti di cui non si conosce nulla, confondendo la libertà di espressione con la licenza di dire castronerie, pur di essere presenti. L’importante è dare sfoggio, muoversi nella rete come se si vivesse perennemente sul set di uno spot pubblicitario.
Il modo migliore per sbarazzarsi del narcisismo 2.0 è imparare a disconnettersi e a ri-connettersi con il mondo reale. Non si tratta di abbandonare i social network ma di usarli nella giusta misura.
Se Narciso, il personaggio mitologico che si innamora della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua e muore cadendo nel lago in cui si specchiava, fosse vissuto oggi, avrebbe inondato i social dei suoi selfie in cui sarebbe apparso in primo piano mostrando il suo fisico invidiabile e la sua vita perfetta.
Come direbbe il Dalai Lama: “Questa è un’epoca in cui tutto viene messo in vista sulla finestra per occultare il vuoto della stanza”.
Francesca Branà