La telenovela del depuratore al gran finale con lo scarico a mare!
Il Ministero dell’Ambiente fa sapere di avere bocciato la deroga richiesta dalla Regione Puglia in merito agli scarichi del depuratore consortile Manduria – Sava “poiché non confortata da alcun fondamento giuridico e normativo”. Si può immaginare quale effetto dirompete abbia avuto una notizia del genere sulla popolazione di Manduria e non solo. Delusione e rabbia espresse da più parti che vedono svanire ogni promessa di diversa soluzione mentre ci si chiede il perché si sia atteso proprio questo specifico momento per assumere questa decisione.
Tutto questo va a confermare quanto poco sia rappresentata politicamente la città di Manduria o, meglio ancora, quanta scarsa considerazione venga data alla volontà popolare, considerato che i manduriani – attraverso contestazioni, manifestazioni di piazza, ricorsi e quant’altro – hanno cercato di difendere non soltanto il mare ma anche quel poco di ritorno economico dato dal turismo, seppure in forma embrionale.
Siccome è nostro compito unicamente quello di riportare gli avvenimenti lasciando a chi di dovere stabilire colpe e responsabilità, ci limitiamo a tracciare un breve excursus della “telenovela” depuratore. Per dovere di cronaca, comunque, si riporta che la storia della scelta del recapito finale risale a dicembre 2005. Ebbene, come risulta agli atti della Regione Puglia, il 12 dicembre 2005 si tenne una riunione presso il Comune di Manduria, alla quale parteciparono i tecnici delle due amministrazioni di Sava e Manduria e i tecnici dell’Acquedotto Pugliese, riunione finalizzata a individuare sia il sito del nuovo impianto di depurazione sia l’ubicazione del recapito finale dello scarico a mare. Nel documento dell’epoca in possesso della Regione Puglia si legge testualmente “… in esito a detta riunione fu redatto un verbale in pari data, in cui il Comune di Manduria, attraverso la propria amministrazione, indicava in merito il nuovo sito dell’impianto di depurazione, area compresa tra la strada provinciale Tarantina e la strada comunale di collegamento… (zona Urmo)”, mentre per quanto riguarda il recapito finale, il Comune acconsentiva allo scarico a mare solo a mezzo di condotta sottomarina, preferibilmente da realizzare in corrispondenza della strada comunale Specchiarica…”.
In virtù di quella scelta venne sviluppato il progetto e in seguito furono avviati i lavori. Ma, non bisogna dimenticare che da una parte gli avetranesi non hanno mai gradito la scelta della dislocazione dell’impianto in una zona, tra l’altro turistica, a poche centinaia di metri dal mare; dall’altra, a contestare in maniera continua il recapito finale in un’area protetta, sono scesi in piazza più volte sia i manduriani sia i cittadini di tutti i centri limitrofi che hanno come punto di riferimento estivo la costa manduriana. Dal 2012 in poi ci sono state numerose manifestazioni popolari, con cortei ai quali hanno preso parte gli allora amministratori nonché i sindaci di Avetrana, Manduria, Erchie, Maruggio, Sava, Oria e Latiano e le diverse associazioni ambientaliste. L’ultima manifestazione si è svolta ad aprile 2017, alla quale partecipò una folla di oltre 15mila persone per dire no alla dislocazione a Urmo e non allo scarico a mare.
Quindi, negli anni si è dato vita a un tira e molla praticamente inutile, in quanto, oltre alle promesse da parte dei vari oratori politici che si sono alternati dando per certa la modifica del progetto, si sono svolti incontri alla Regione proponendo varianti e migliorie per evitare lo scarico a mare dei reflui ma sempre senza alcun seguito e senza che fosse stato emesso alcun documento ufficiale. A quel punto, seppure con i comprensibili ritardi, l’enorme costruzione in cemento armato è stata piazzata tra gli ulivi di Urmo ed oggi, con grande delusione di chi pensava ad una veritiera soluzione alternativa, giunge tra capo e collo la decisione del Ministero dell’Ambiente che conferma lo scarico attraverso condotta sottomarina.
Gianluca Ceresio