Brindisi – Nessun centro di accoglienza al quartiere S. Chiara. Avvocato Ciullo: «I cittadini devono avere il diritto di esprimersi su questi fenomeni»
Appresa dagli organi di stampa la notizia dell’approvazione di un progetto per l’apertura di un centro SPRAR (Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) al quartiere Santa Chiara di Brindisi, il Movimento+39 ha voluto vederci chiaro, nella persona dell’avvocato Massimo Ciullo.
Lo stesso, a nome del movimento, ha comunicato in una nota, che ci sarebbero stati dei provvedimenti per evitare questo insediamento che avrebbe potuto compromettere equilibrio e stabilità del quartiere residenziale.
A quanto pare a non essere d’accordo sono anche gli stessi residenti in zona che si sono riuniti in un comitato spontaneo ed hanno avviato una petizione popolare. I residenti del quartiere Santa Chiara, chiedono che il centro d’accoglienza per i richiedenti asilo sia istituito altrove e non al civico 1 di Via Moncalieri per ragioni, a detta dei residenti, di pubblica sicurezza. E’ in programma per venerdì anche una manifestazione in cui cittadini e commercianti esprimeranno il loro dissenso al Prefetto, che di recente ha pubblicato un bando di gara in ottemperanza alle linee sull’accoglienza dettate dal Ministero dell’Interno.
A vincere il bando, come appunto reso noto dal Movimento+39 ieri, sarebbe una ditta di Ostuni, l’Agh Resort, ma a quanto pare, il centro non si farà più al quartiere Santa Chiara poiché il proprietario dell’immobile in via Moncalieri non sarebbe più disponibile alla concessione dello stesso.
Il tutto, dopo la curiosità che il Movimento+39 ha suscitato pubblicando estratti di una visura camerale relativamente alla ditta Agh Resort di Ostuni.
Da detta visura sarebbero emerse incongruenze con quanto precisato nel bando di assegnazione pubblicato dalla Prefettura: ad esempio, tra i requisiti, è richiesta alle società una comprovata esperienza di almeno 12 mesi negli ambiti SPRAR negli ultimi cinque anni. Dalla visura camerale risulta invece che l’Agh Resort, occupatasi sempre di turismo, abbia modificato il suo oggetto sociale solo il 3 febbraio 2017, quindi 3 mesi fa, aggiungendo alle sue finalità anche quelle dell’accoglienza.
«I cittadini devono avere il diritto di esprimersi su questi fenomeni» ha detto l’avvocato Massimo Ciullo, esponente del Movimento +39. «Dopo aver appreso la notizia di questo insediamento, ho avuto subito l’intuizione di andarmi a vedere le carte – spiega l’avvocato – dalla lettura delle carte sono emersi molti aspetti discutibili, come la variazione recente dell’oggetto sociale che rendeva di colpo questa società attenta al fenomeno dell’immigrazione, mentre il bando chiedeva almeno 12 mesi di esperienza in tal senso – e continua – poi ovviamente non sappiamo se la società si sia presentata in un raggruppamento temporaneo di imprese, però la Prefettura è stata molto chiara chiedendo quei requisiti in capo alla mandataria. Non sappiamo se questa società sia o meno la mandataria».
Tra l’altro sempre a detta dell’avvocato Ciullo, il bando della Prefettura escluderebbe una concentrazione di immigrati in complessi edilizi di natura privata e residenziale, dunque la palazzina di via Moncalieri non sarebbe stata idonea.
L’esigenza del Movimento+39 e dei tanti cittadini, al di là delle varie appartenenze, è quella di un’attenzione maggiore per il territorio: «Alla luce di una notizia di una elevata concentrazione di un numero così elevato di immigrati in un quartiere residenziale, da parte del sindaco si è avuto solo silenzio – e continua – i funzionari di Prefettura dovevano essere più attenti».
Dopo questi interventi non sono di certo mancate le critiche e le considerazioni: «sollevare il problema sulla presenza degli immigrati non significa essere razzisti – dice l’avvocato Ciullo – Noi riteniamo che siano proprio queste persone che puntano il dito chiamando ‘razzisti’ a non rispettare gli immigrati. Solo attraverso il rispetto della legalità e attraverso un’interrogazione a sé stessi e alla politica su questi flussi anomali di immigrazione, eviterebbe che questa gente sia sfruttata o utilizzata per fare business sul fenomeno, scatenando nelle città una guerra tra poveri».