Taranto – “Lavorare gratis? Lo prevede il contratto”. Lo sfruttamento in un call center.
Ci sono contratti che consentono al padrone di non pagare i dipendenti. È scritto nero su bianco: un imprenditore può sfruttare i lavoratori vantando il diritto di non dare loro neppure un centesimo. Accade nell’ennesimo call center da scala scoperto dalla Slc Cgil. «Una storia incredibile e fuori da qualunque logica – ha sottolineato Slc Cgil attraverso il segretario generale di Taranto Andrea Lumino, Nicola Di Ceglie segretario generale della Puglia e il coordinatore nazionale Tlc Slc Cgil Riccardo Saccone – che onestamente scava ancora più a fondo rispetto all’abisso che abbiamo incontrato scoprendo in precedenza lavoratori pagati 1 euro all’ora: pensavamo che la nostra denuncia a quel call center fosse davvero il punto più basso e costituisse la base su cui iniziare a risalire la china, ma ci siamo resi conto che non è così. Abbiamo letto i comunicati di scuse da parte di Fastweb e H3g, committenti in quel call center, che sostenevano di non saperne nulla e che episodi del genere non si sarebbero più ripetuti, ma oggi al di là delle parole dobbiamo fare i conti con i fatti: a San Giorgio Ionico esiste un call center, che lavora per Fastweb e Vodafone, in cui i lavoratori firmano un contratto in cui si sancisce che il collaboratore viene pagato 1 euro lordo per ogni contatto utile prodotto in un’ora fino a un massimo di 5 contatti all’ora. Quindi se un lavoratore in gamba riesce a trovare 6 contatti utili, cioè sei utenti disposti a valutare l’offerta commerciale, il sesto non viene pagato. Ma ancora peggio è che se in un’ora non riesce a trovare contatti utili quel lavoratore non sarà pagato!».
La Slc Cgil si chiede se davvero sia questa «l’idea di Confindustria quando parla di legare il salario alla produttività nel nome della modernità? È così che pensano di favorire la crescita e la ripresa economica? Sulle spalle dei dipendenti? È forse la forma più becera di schiavismo incontrato finora. Non in Bangladesh o in India, ma a Taranto, nel Sud Italia, a qualche chilometro da casa nostra. Le responsabilità? Sicuramente di chi guadagna briciole sulla disperazione della gente in un territorio esasperato. Eppure – hanno aggiunto i sindacalisti – non possiamo non intravedere le colpe della politica e delle istituzioni colpevoli di restare in silenzio di fronte a questa “macelleria di diritti”. Chiediamo al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, all’Assessore al Lavoro Sebastiano Leo, e alla task force regionale di incontrarci subito, perché come Slc Cgil stiamo valutando la strada di denunciare questa situazione non solo agli ispettori del lavoro, ma anche alla procura della Repubblica per sfruttamento di esseri umani. Vogliamo che la magistratura valuti le responsabilità di tutti i soggetti, diretti e indiretti, coinvolti in questa vertenza pietosa.
Proprio per fare chiarezza su questa vicenda il 14 luglio sarà a Taranto il coordinatore nazionale Slc Cgil, Riccardo Saccone, per incontrare parlamentari, amministratori e forze politiche che vorranno battersi per porre immediatamente fine a questa ingiustizia.