Taranto – Operazione “Quote Rosa”. 130 donne assunte, ma nessuna lo sapeva. E’ truffa per 800mila euro
Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso in atto pubblico e impiego di denaro di provenienza illecita. Sono queste le accuse che hanno portato all’arresto di un imprenditore originario di Statte, e la denuncia a vario titolo di 15 persone coinvolte nel meccanismo fraudolento da questi inventato. L’operazione, a cura del nucleo di polizia tributaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Taranto, ha preso il nome di “quote rosa”, poiché dalle indagini risulterebbero 130 donne assunte a loro insaputa. Assunzioni queste, utili per accedere a fondi comunitari destinati all’occupazione femminile. I militari, hanno pertanto dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni per equivalente, pari alla somma d 846mila euro. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa, alla presenza del Procuratore Franco Sebastio. Dalle indagini della Guardia di Finanza, sarebbero emerse 12 imprese fittizie, intestate ad amici e conoscenti del commerciante di Statte. Le stesse formalizzavano assunzioni di donne di età compresa tra i 30 e 40 anni, al fine di accedere ai fondi comunitari, per poi prelevarli e reinvestirli in maniera illecita. Per ottenere detti fondi, coperti per il 50% dalla Comunità europea, per il 40% dallo Stato e per il 10% dalla Regione Puglia, l’imprenditore stattese, avrebbe presentato documentazione falsa, tra cui modelli F24 e buste paga, relativi a periodi lavorativi di queste donne, che in realtà mai hanno lavorato né ricevuto stipendio. Il tutto, per accedere alle prime tranche dei finanziamenti, di fatto ottenute. L’uomo, nel corso delle dichiarazioni rese ai militari durante le indagini, avrebbe confessato di aver prelevato le somme ricevute, mediante assegni da parte dei suoi famigliari coinvolti, per reinvestirli subito dopo in un locale di 150mq adibito a bar. Le imprese “fantasma” coinvolte nel meccanismo, spaziano dal commercio, ai bar, alle imprese di pulizia. Le persone coinvolte invece sono tutte residenti nel tarantino, per la precisione, nei comuni di Statte, Monteiasi, Taranto e Lizzano.