Taranto – Da Sava allo Stato Islamico. E’ tarantino il padre della Lady Jihad
E’ oramai nota a tutti la storia di Maria Giulia Sergio, l’italiana convertita all’Islam e partita in Siria nel 2014, per combattere al fianco dello Stato Islamico ed «uccidere i miscredenti». Maria Giulia Sergio, ribattezzata Fatima Al Zahra, dopo la conversione all’Islam, è nata a Torre del Greco, e cresciuta in provincia di Milano, da dove è scomparsa nel 2014. E’ lei la prima foreign fighter italiana, figlia di un savese, ed ha seguito lì in Siria il suo secondo marito, un sanguinario combattente jihadista. Giulia, 28 anni, nota anche come Lady Jihad, è ricercata con l’accusa di associazione terroristica. Ma non è la sola. Bloccati e finiti a processo, anche il padre Sergio Sergio, sua madre, Assunta Buonfiglio (deceduta lo scorso ottobre dopo la scarcerazione), e sua sorella Marianna Sergio, 31 anni, anch’ella convertita dopo il matrimonio con un egiziano. Il resto della famiglia Sergio si trova ancora in Italia, e l’arresto scaturì in seguito a conversazioni intercettate dalle forze dell’ordine, in cui Maria Giulia via skype, diceva ai suoi genitori di raggiungerla in Siria poiché «il Califfato e l’Islam vi chiama». L’unica a tentennare era la mamma di Giulia, Assunta, la quale chiedeva se in Siria ci fosse stata la possibilità di utilizzare una lavatrice e coltivare un orto. A questa richiesta – sempre nelle intercettazioni – Giulia rispondeva che avrebbe potuto coltivare l’intera Siria. Dunque era tutto pronto: il padre Sergio si era licenziato, aveva venduto i mobili di casa in rete, ed erano pronti a partire per combattere in onore del loro Dio. Maria Giulia, alias Fatima Al Zahara, aveva anche esultato per la strage che lo scorso gennaio vide sangue versato nella redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo. Una religiosità radicale ed estremista quella di Giulia, che via skype è riuscita a plagiare l’intera famiglia. Motivo per il quale, l’attenzione degli inquirenti, la Digos di Milano, si è di molto focalizzata sui genitori e sulla sorella, sospettati di aver reclutato e inviato in Siria aspiranti foreign fighters italiani. La persuasione della ragazza sulla sua famiglia, sembrerebbe proprio aver fatto centro. La stessa, dopo varie insistenze, avrebbe detto via skype ai suoi genitori, che nel caso in cui non fossero riusciti a raggiungere lo Stato Islamico, avrebbero dovuto compiere il jihad (ovvero l’uccisione degli infedeli) nel posto in cui risiedono. Conversazioni queste, alquanto scioccanti. Ma veniamo al dunque.
Chi è la famiglia di Maria Giulia Sergio? In particolare suo padre Sergio Sergio. Come abbiamo accennato, Sergio Sergio, padre di Fatima, è nato e cresciuto per breve tempo a Sava in provincia di Taranto. Lì, chi lo conosce, come si apprende dal quotidiano Vivavoce, lo ricorda come un ragazzo buono, «un bambinone», una persona tutt’altro che cattiva. Sergio Sergio si allontanò da Sava nel 1965, quando aveva poco di più di 12 anni, dopo la separazione dei suoi genitori. Ricordato come una persona disponibile, silenziosa e affabile, tutto si potrebbe pensare, meno che sia finito nel mirino della Digos come reclutatore dell’Isis. Questo per spiegare, quanto sia stata incisiva sua figlia Giulia, nel convincere un’intera famiglia a seguirla in Siria a combattere ed addestrarsi, come la stessa d’altronde ha fatto, assistendo ad esecuzioni (tra cui quella del pilota giordano bruciato vivo in gabbia) ed imparando a sparare con il kalashnikov. I cittadini di Inzago, la piccola cittadina milanese nella quale vivono, parla di loro come una famiglia per bene. Stessi musulmani dichiarano di essere a conoscenza della loro forte religiosità (ricordiamo che tutta la famiglia è convertita all’Islam) ma mai avrebbero pensato che si trattasse di una religiosità così radicale. Fatima, con il marito albanese e sua suocera, sono ufficialmente ricercati e sono latitanti. Lei si dice pronta al martirio e non “vede l’ora di morire da martire”. La sua famiglia in Italia invece, è stata rinviata a giudizio con accuse a vario titolo per terrorismo internazionale e organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo e favoreggiamento.