Taranto, via Cugini -Picchia ripetutamente una donna con un mazzo di chiavi.
Rimarrà in carcere in attesa di giudizio l’uomo che lo scorso 24 settembre picchiò a sangue una donna in Via Cugini angolo via Otranto a Taranto.
Lo ha deciso il GIP, la dottoressa Valeria Ingenito, durante l’udienza di convalida tenutasi il 26 settembre presso il tribunale di Taranto.
L’uomo in questione, M.R. di 43 anni, dovrà non solo rispondere di evasione dai domiciliari ma anche di tentato omicidio.
Il tarantino, infatti, era stato sorpreso dai Carabinieri di Taranto fuori dalla sua abitazione – in regime di domiciliari – appena aveva finito di picchiare una donna di 45 anni, S.A.
I militari erano stati allertati da un passante il quale riferiva di una aggressione che si stava consumando per strada.
Gli Agenti, prontamente giunti sul posto, avevano difatti sorpreso M.R. sporco di sangue e con in mano un mazzo di 7 chiavi con all’estremità un moschettone d’acciaio usato per colpire ripetutamente la donna, la quale aveva la testa e le braccia intrise di sangue.
La malcapitata era stata poi trasportata dal 118 presso il nosocomio tarantino, il SS Annunziata, con un codice giallo. Lì i medici le hanno riscontato una contusione ed un trauma cranico con semiperdita di coscienza, applicando diversi punti di sutura al cuoio capelluto.
Il movente pare sia quello passionale anche se la donna risulta essere coniugata con un altro uomo.
S.A. , infatti, sentita dagli inquirenti, ha affermato che le percosse sarebbero iniziate nell’abitazione del M.R. con calci e pugni e terminate per strada ma non ha saputo spiegare il perché fosse nella casa del pregiudicato, già agli arresti domiciliari.
Di contro, l’uomo ha affermato che la donna, con cui avrebbe una relazione da tempo, sia scivolata a causa del pavimento bagnato mentre litigavano per un mazzo di chiavi e che era per strada perché insieme diretti in ospedale.
Nell’udienza di riesame che si terrà nelle prossime settimane, l’avvocato Gianluca Zaccaria del Foro di Taranto, unico difensore di fiducia dell’accusato, chiederà che il suo assistito venga esaminato da un medico ( consulente tecnico d’ufficio) in quanto già dichiarato in altro procedimento incapace di intendere e volere.